Giorgia Meloni maestra di equilibrismo: tecno-destra all’italiana

Fra Biden, Trump e Elon Musk paladino del sovranismo globale

Elogia il multilateralismo e sdogana il patriottismo, parla l’ inglese del suo ‘maestro’ Michael Jackson e rispolvera l’etimologia greca che sprona le ‘crisi’ a farsi ‘scelte’. Oltreoceano una Giorgia Meloni a tutto campo cerca un difficile equilibrio fra Elon Musk, Trump e Biden, ha un occhio rivolto agli affari italiani e l’altro che vola alto verso la libertà, la democrazia e la bellezza dell’Occidente, “più che un luogo fisico, un sistema di valori”. 

Nei quattro giorni a New York per la 79 ^ Assemblea generale delle Nazioni Unite, la presidente del Consiglio italiana, durante il suo intervento al Palazzo di Vetro, ha rilanciato la convinta adesione dell’Italia alla Nato e all’atlantismo, ribadendo il fermo sostegno all’Ucraina, una “ferita” che “sta avendo effetti destabilizzanti ben oltre i confini” di quella guerra.

Ma è stata l’altra guerra, quella di Israele, a monopolizzare l’assemblea dell’Onu, con l’appello del segretario generale Antonio Guterres “a evitare che il Libano diventi un’altra Gaza” e con l’attacco fortissimo del presidente turco Erdogan che ha invocato “l’alleanza dell’umanità” contro il presidente Netanyhau, paragonandolo così ad Hitler.

Anche Giorgia Meloni ha dedicato più di un passaggio al Medio Oriente: “Affermiamo il diritto dello Stato di Israele a difendersi da attacchi esterni, come quello orribile del 7 ottobre scorso, ma allo stesso tempo chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch’essa vittima in gran parte di Hamas e delle sue scelte distruttive”.  Di più: “Non possiamo assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell’Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini”, ha detto la presidente mantenendo comunque l’Italia in equilibrio, come sempre, e rilanciando implicitamente la soluzione dei ‘due popoli e due Stati’. Ma, alla luce dell’inasprimento fuori controllo del conflitto, le formule rischiano di restare un mantra inutile e stantio.  C’è da arginare la furia della guerra che si estende senza controlli e con ferocia, quel che dovrebbe essere e che sarà è scomparso dalle agende internazionali.

La presidente italiana è tornata poi sulla questione migranti, attaccando i trafficanti di uomini e rilanciando il suo ‘Piano Mattei’ per l’Africa che tanto le sta a cuore. Poi un passaggio sulla governance del Consiglio di sicurezza dell’Onu che “non puo’ prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività”. Tradotto: “Non esistono nazioni di serie A e di serie B” ed è la risposta all’America che invece vuole ampliare il Consiglio solo a due nazioni africane.

Fin qui il copione per l’ Assemblea generale dell’Onu, ma il senso politico della trasferta americana di Giorgia Meloni e le sue abilità nel barcamenarsi fra sovranismo e moderazione sono emerse alla Ziegfeld Ballroom di New York, dove ha ricevuto dal miliardario Elon Musk il ‘Global Citizen Award 2024’ dell’Atlantic Council, ‘per il suo ruolo pionieristico di prima donna capo di governo in Italia, il suo forte sostegno all’Unione Europea e all’alleanza transatlantica nonché per la sua presidenza del G7 nel 2024’.  

L’imprenditore fantasmagorico, fedelissimo di Trump, 11 figli di cui due con maternità surrogata, disordini vari con sostanze stupefacenti di ogni tipo, esalta la paladina in Europa del ‘Dio, Patria, Famiglia’. E lei, solo qualche ora dopo, proprio a New York, si sbraccia contro le droghe, “tutte dannose, intervenendo alla riunione della Global Coalition against the Threat of Synthetic Drugs tenutasi a margine dei lavori dell’Assemblea Onu. Quisquilie, si piacciono molto i due. Si erano già incontrati altre due volte in Italia, ma in casa sua l’iperbolico miliardario si spende come non mai, elogiandola per “l’incredibile lavoro fatto per il suo Paese”. In preda a un entusiasmo che deborda nella gaffe, “è ancora più bella dentro che fuori”, aggiunge, e lei sorride,  ringrazia e ricambia sulle stesse altezze definendo l’imprenditore “genio prezioso”.

Tutto questo esagerare, più che galanteria e bon ton, ha molto di politico. La premier potrebbe avere un gran bisogno di Elon Musk, paladino del sovranismo globale e trumpiano di ferro, se il tycoon americano dovesse tornare alla Casa Bianca. C’è anche l’ombra di Salvini, che si è portato avanti ed è lanciato nel superare a destra Meloni: a Pontida il 6 ottobre ospite d’onore sarà il presidente ungherese  Orban e si attende almeno una telefonata da Elon Musk.

Ma su tutto c’è la questione economica, la premier italiana sa quanto Musk, patron di Tesla, X e Space X, potrebbe fare per lo sviluppo tecnologico in Italia se solo decidesse di investirci. Si è parlato già di produzione di minicar, di un laboratorio per tecnologie spaziali, ma soprattutto è la grande sfida dell’Intelligenza artificiale che sta molto a cuore a Giorgia Meloni che è intervenuta più volte sul tema nella sua trasferta americana: “La politica deve garantire che l’IA rimanga controllata dall’uomo”, ma è una grande opportunità: “E’, soprattutto, un grande moltiplicatore – dice la presidente – E la domanda alla quale dobbiamo rispondere è: che cosa vogliamo moltiplicare? Per capirci, se questo moltiplicatore venisse usato per curare malattie oggi incurabili, allora concorrerebbe al bene comune. Ma se invece quel moltiplicatore venisse utilizzato per divaricare ulteriormente gli equilibri globali, allora gli scenari sarebbero potenzialmente catastrofici”.

L’Intelligenza Artificiale attrae e fa paura ma quel che è certo è che muove tantissimi soldi e fa gola a tutti gli Stati. Non a caso tappa fondamentale della trasferta di Giorgia Meloni sono stati gli incontri non solo con Musk ma con gli amministratori delegati di Google-Alphabet, Motorola e Open Ai, i giganti multinazionali del settore.   

Giorgia Meloni è rientrata in Italia prima del previsto, disertando il ricevimento organizzato da Biden alla Casa Bianca, con Zelensky come ospite d’onore. Anche l’anno scorso Meloni preferì la pizza con la figlia, ma quest’anno la scelta di mancare un appuntamento così importante ha un altro sapore e ha scatenato i retroscenisti.  L’eventuale bisogno di un riallineamento politico se Donald Trump dovesse vincere le elezioni americane ormai alle porte e gli interessi economici sembrano essere stati in cima all’agenda della presidente del Consiglio italiana, che è sembrata più prudente nel ribadire le sue scelte di campo atlantiste e pro Ucraina.

Ma sono retroscena, appunto. La scena ha visto una Meloni in forma, un inglese da prima della classe, ha elevato il patriottismo a “stato d’animo”, a “migliore risposta al declinismo”. E lo ha esteso al mondo sferzando i disfattisti: “Possiamo continuare ad alimentare l’idea del declino dell’Occidente, possiamo arrenderci all’idea che la nostra civiltà non ha più niente da dire, nessuna rotta da tracciare. Oppure possiamo ricordare chi siamo, imparare anche dai nostri errori, aggiungere il nostro pezzo di storia a questo straordinario cammino, e governare ciò che accade intorno a noi, per lasciare ai nostri figli un mondo migliore”.

Per finire, sempre volando alto, con Carlo Pisacane: “Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato. L’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte”.

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