Autonomia differenziata, Rosy Bindi: la riforma impoverisce tutti

Si conclude la campagna per il referendum che ha già superato 500mila firme

“La cosa più difficile in questo momento è avvicinare le persone superando il muro e il frastuono della falsa ma frenetica propaganda con cui la destra al governo cerca  di offuscare la realtà e chiudere gli occhi alle persone con un infinita serie di bugie. Ma sono certa che ce la faremo, che sapremo avvicinare la gente che capirà perché noi sapremo spiegare a tutti la verità ”. Rosy Bindi va alla guerra in nome del referendum abrogativo  contro la cosiddetta legge Calderoli per l’autonomia differenziata delle Regioni d’Italia dello scorso 26 giugno.

Lo fa con le armi, non dello strepitare, ma della ferma certezza “della ragione dei diritti per tutti, dell’ uguaglianza nella diversità, il rispetto per le persone”. Mite nei modi e cordiale nell’apparenza dimessa ma forte nella sostanza e inossidabilmente determinata  a esporre con chiarezza le ragioni di una campagna che è riuscita, come sottolinea lei, a raggiungere, e addirittura superare, il quorum delle 500 mila firme per la presentazione del referendum già pochi giorni dopo il lancio della campagna . 

Ne parla lunedì 16 settembre a Firenze, intervenendo in piazza dei Ciompi di fronte alla sede dell’Arci dal palco organizzato dal comitato promotore della raccolta firme per il referendum (solo a Firenze, 50 sigle)  per festeggiare la chiusura di gran successo della parte della medesima fatta su carta. Prima che il 21 dello stesso mese chiuda anche la raccolta online. Della difficoltà provocate dalla propaganda “bugiarda” della destra  ma anche della sua ferma certezza di vincere, Bindi ci racconta ancora  prima di salire su detto palco da cui si affretta a spiegare che venire a chiudere a Firenze non è una scelta a caso.

Rosy non ha lasciato  niente al caso: “Ho firmato nel Veneto, a casa del presidente Zaia che vuole portare la bandiera dell’autonomia differenziata e vengo in Toscana a dichiarare l’orgoglio del risultato già ottenuto e che sono certa salirà ancora negli ultimi giorni di raccolta online perché il Centro Italia rischia di rimanere impigliato nelle disuguaglianze che questa brutta legge produrrebbe ancora più del resto del paese. Dato che non ha né la forza propulsiva del Nord né gli aiuti del sud”. Calpesta una piazza peraltro generosa: “Nella sola città di Firenze –  ricorda il segretario generale della Cgil fiorentina,  Bernardo Marasco – il Comitato per il referendum abrogativo ha già raccolto 25.000 firme ed è certo che ne otterremo ancora molte altre  negli ultimi giorni online, visto che è il canale più usato”.

Un successo di partecipazione oltre ogni speranza. “Significa – dice Bindi, “ che noi siamo più di loro” e regala, spiega ancora,  due certezze: la prima, di superare anche l’ultimo scoglio per andare al referendum, ovvero la dichiarazione di ammissibilità da parte della Corte Costituzionale e, la seconda, di vincerlo. Ma non sono tanto i numeri a dare sicurezza alla Rosy che tutti vanno a salutare e abbracciare come persona di lunga consuetudine, autorevole, sì,  ma anche uguale e rassicurante perché decisa come una roccia. È soprattutto “la consapevolezza di avere ragione, che il referendum ha tutte le caratteristiche per  essere ammesso e poi votato, e che la legge Calderoli va contro la Carta”.  

La posta in gioco è alta. Bindi ce lo chiarisce immediatamente entrando in piazza prima ancora di iniziare il suo intervento: “Si badi bene che se, come sono certa, vinciamo, rompiamo il giocattolo della destra che si scambia i favori: il premierato a Fratelli d’Italia, l’autonomia differenziata alla Lega e la riforma della giustizia a Forza Italia”.  I punti fondanti delle ragioni per affossare una “legge brutta e nociva ” sono tanti, continua,  a cominciare dal primo: che non ci saranno alla fine vincitori e vinti ma staranno peggio tutti i territori d’Italia, Nord, Sud e Centro: “Una legge che è solo merce di scambio all’interno del centro destra  ma che non giova a nessuno in Italia. Hanno chiesto più autonomia per prime le regioni industriali, Lombardia e Veneto per scrollarsi di dosso quello che consideravano il peso del resto del territorio, ma adesso anche Confindustria,  la sede di rappresentanza per eccellenza dell’Italia industriale, è preoccupata di come potrebbe confrontarsi un imprenditore con 21 sistemi diversi di gestire le attività produttive”.

Una legge, prosegue Bindi dal palco, “che impoverisce tutti, che complica la vita a tutti, che aumenta le disuguaglianze e fa lievitare la spesa pubblica in un paese in cui le distanze tra una regione e un’altra sono le più marcate d’Europa. Ognuna che si gestirebbe il proprio gettito fiscale a casa propria con il risultato di più povertà, meno assistenza, una sanità pubblica, che sappiamo già adesso a rischio perché mancano soldi e personale, smantellata a favore delle assicurazioni private già in crescita nelle Regioni amministrate dal centrodestra e che per prime hanno chiesto più autonomia. Addio alle prestazioni universalistiche e al principio che  ognuno contribuisce in base alle proprie possibilità e riceve per quanto ha bisogno,”. E le donne?”, le  chiediamo poi. “Figuriamoci. Già adesso sono svantaggiate sul lavoro e, come sempre accade quando aumentano le disuguaglianze, con l’autonomia differenziata sarebbero, insieme ai bambini, quelle più danneggiate”.

L’accusa di essere fuori dai tempi la scaglia lei contro i fautori della Calderoli,  più contemporanea di chi potrebbe additarla come un manifesto della politica passata : “Questa non è solo una legge nociva, è ridicola. È una legge antistorica che vuole spacchettare e restringere a livello regionale materie che ormai non dovrebbero essere trattate neanche solo a livello nazionale ma europeo, come, per esempio, l’energia, le infrastrutture, la comunicazione, la ricerca, l’istruzione, la scuola che la Ue vuole sia di aiuto ai ragazzi per stare nel mondo, pur conservando le proprie radici. Non a caso i sovranisti  intendono essere padroni a casa propria senza esercitare nessun ruolo a livello nazionale e europeo” .

Un colpo, seppure indiretto, anche a Salvini. Bindi boccia la Calderoli in nome dei diritti di tutti e chiarisce il concetto di patria: “Cosa è per noi la patria che vogliamo difendere, quella dei confini geografici o quella dei diritti e della dignità uguali per tutte le persone?”.  Dododiche’ un altro, assai energico, affondo lo scaglia contro quelle che condanna come le bugie più grosse della propaganda pro autonomia in salsa Calderoli: ovvero la “favola” che questa legge  porti a compimento le istanze dell’articolo 116 della  Costituzione e della riforma costituzionale del titolo V approvata dal centrosinistra. “Leviamoci qualsiasi senso di colpa, possiamo avere molte responsabilità ma non questa. La Costituzione e la riforma del titolo V  riconoscono dei gradi di autonomia vera perché solo così si costruisce un’unità  non formale ma sostanziale che tuteli i diritti e la libertà di tutti al contrario di produrre, come fa la legge Calderoli che prevede ben 23 materie di possibili accordi  tra Regioni e presidente del consiglio da far ratificare ma non modificare dal Parlamento, separatezza, divisione, disuguaglianze”.Ecco perché bisogna “andare di casa in casa, di luogo in luogo a parlare con tutti per spiegare bene che si tratta di abrogare una legge incostituzionale”.

Lo schieramento per il referendum abrogativo, che, se approvato dalla Corte, si farà a primavera, ha prodotto una grossa novità. Viene chiesto unanimamente da tutti i partiti dell’arco che va dal centro alla sinistra, tranne Calenda che comunque è  critico sulla riforma. Ma non solo. Al comitato promotore partecipano anche i sindacati (Cgil e Uil)  e numerosissime associazioni. Un comune sentire come nel centro sinistra non si era mai visto, un campo non largo ma larghissimo. “Rosy Bindi non potrebbero essere queste le prove generali di uno schieramento unitario a sinistra?”, le chiediamo durante il brindisi finale della festa. Rosy non è tipo da spericolarsi, resta per un po’ sospesa tra domanda e risposta, ma sa cavarsela con un sorriso un po’ sibillino: “Intanto, più che di unità, parliamo della capacità di creare e mostrare un’alternativa al governo di centrodestra”.

In foto Rosy Bindi

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