È una sorta di certificazione senza precedenti di genuinità storica la pubblicazione, da parte del Ministero della Cultura, di 17 decreti – uno per ogni Contrada – che dichiarano il Palio di Siena “espressione di identità culturale collettiva”. I decreti, nello specifico, riguardano oggetti relativi al Palio di Siena e considerati identitari dalle stesse Contrade. Si tratta di 17 bandiere e 6 tamburi individuati assieme ai rappresentanti delle Contrade e che sono stati vincolati in qualità di testimonianze materiali del Palio di Siena. Sono gli oggetti “antenati” di quegli stessi tamburi e bandiere al centro del Corteo Storico che precederà il Palio del 16 agosto. La carriera si disputerà alle ore 19, ma prima sfilerà la storia di Siena, con gli alfieri e tamburini delle Contrade impegnati in sbandierate e rulli che esaltano ogni anno le consuetudini della tradizione.
Il riconoscimento del Ministero della Cultura giunge al termine di un progetto di ricerca che è durato anni e che riconosce ciò che i senesi sanno da sempre: “il Palio si corre tutto l’anno”. Il suo valore immateriale risiede nell’insieme di prassi, rappresentazioni, saperi, tecniche, rituali e iniziative che pervadono la vita quotidiana della città, ben oltre i giorni specifici in cui si svolgono i due momenti della festa, plasmandone l’organizzazione sociale e culturale: “La storicità del Palio e la sua capacità di adattarsi ai mutamenti politici, culturali, sociali ed economici, mantenendo nei secoli un’ampia partecipazione cittadina e un’importante visibilità nazionale e internazionale – si legge nella nota ufficiale – rappresentano ulteriori ragioni della sua straordinaria importanza nell’ambito del patrimonio culturale della nazione”.
La visibilità internazionale è confermata da un articolo uscito sul Washington Post proprio nell’imminenza della carriera. Porta la firma, prestigiosa, dell’editorialista Rick Reilly, che scrive: “Non c’è molto rimasto intatto come il Palio, qualcosa pieno di una passione che è profonda nel sangue, fino ai globuli”. È una sorta di riconoscimento aggiunto a quello istituzionale deciso dal Ministero della Cultura. Nell’articolo, in realtà, Reilly aggiunge pennellate a tinte forti, come questa: “Se ti piacciono il Kentucky Derby, i demolition derby e le risse tra bande Shark vs. Jets e ti stai chiedendo: “Ehi, è possibile che tutte queste cose si possano combinare?” La risposta è sì. Si chiama Palio . È una corsa di cavalli a mani nude e senza sella che si tiene nella piazza cittadina a forma di conchiglia di Siena, in Italia, da oltre 540 anni e si terrà di nuovo il 16 agosto”. E’ un’interpretazione in stile “pulp fiction” quella di Reilly, perché da anni la stretta imposta dalla magistratura impedisce a suon di denunce e processi i tradizionali “fronteggiamenti” tra contrade rivali.
Ma al di là della narrazione a stelle e strisce, essere la prima festa popolare italiana ad essere definita “espressione di identità culturale collettiva” nel bel mezzo di una contemporaneità irta di trabocchetti per un evento che ha nella tradizione secolare la sua forza, ha inorgoglito i senesi: “E’ un risultato importante per la città – ha spiegato il Sindaco di Siena Nicoletta Fabio – ottenuto grazie all’impegno e alla professionalità di tutte le parti in causa. Il progetto portato avanti dal Ministero della Cultura per salvaguardare il Palio di Siena ha riguardato e coinvolto inclusivamente tutte le nostre Contrade con l’obiettivo di valorizzare il nostro patrimonio identitario garantendo un riconoscimento ufficiale delle nostre tradizioni e di tutti gli elementi e simboli ad esse collegati”.
L’atto del Ministero è il primo importante risultato, in termini amministrativi, del progetto avviato nel 2019 e promosso dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura, che è stato condotto, fin dalle prime fasi, in collaborazione con un nutrito comitato scientifico composto da rappresentanti del Comune di Siena, del Magistrato delle Contrade, dell’Università degli Studi di Siena, dell’Università per Stranieri di Siena, dell’Archivio di Stato di Siena e da altri esperti. Nucleo centrale del progetto è stata una lunga ricerca etnografica condotta sul campo dalla professoressa Katia Ballacchino (oggi docente di Antropologia Culturale all’Università degli Studi di Salerno), con la quale è stata documentata la ricchezza contemporanea del complesso mondo del Palio di Siena a partire dai vissuti dei suoi protagonisti, le contradaiole e i contradaioli, e dai significati che gli sono attribuiti localmente: “La ricerca, iniziata poco prima della pandemia da Covid-19 e conclusasi a fine 2023 – si legge nel comunicato stampa – ha permesso di documentare, inoltre, gli anni di assenza della festa, caso rarissimo nella secolare storia del Palio, mettendo ulteriormente in luce la vitalità culturale e sociale delle relazioni di Contrada. Sono stati poi individuati assieme ai rappresentanti delle diciassette Contrade gli oggetti più emblematici da tutelare, facendo emergere, entro una comune cornice di senso e di pratiche, la pluralità dei punti di vista e la specificità di ciascuna realtà. I vincoli emessi non sono volti a una sorta di “congelamento” degli oggetti stessi, ma intendono preservarne e garantirne usi e significati correnti, valorizzando il loro legame con il patrimonio culturale immateriale del Palio di Siena, con la storia delle Contrade e con la vita delle persone che li hanno costruiti, cuciti, utilizzati, suonati, vissuti e, in qualche modo, messi in valore nel tempo e continuano a farlo tuttora. Le bandiere e i tamburi, infatti, sono stati scelti come elementi rappresentativi per il loro particolare interesse storico ed etnoantropologico, in relazione alla dimensione performativa e pubblica, ma anche intima della festa, creando un binomio inscindibile sia dal punto di vista funzionale che simbolico”.
I tamburi e le bandiere scandiscono in effetti la vita dei contradaioli: una bandiera viene esposta fuori dal Museo di ogni Contrada quando nasce un bambino che a quella contrada apparterrà. E alla fine del percorso di vita una bandiera sarà collocata sul feretro del contradaiolo salutato dagli amici di una vita dentro la chiesa del rione.
Apparirà curioso, fuori da Siena, l’elenco dei beni sui cui è basato il riconoscimento di “espressione di identità culturale collettiva” per il Palio. Ma questi beni ora vincolati dall’atto del Ministero della Cultura sono i simboli di una storicità orgogliosa che dura da secoli e che non ha nulla a che fare con una rievocazione: Bandiera di Mastuchino, Nobile Contrada dell’Aquila; Bandiera del 1700, Nobile Contrada del Bruco; Tamburo da “giro” e bandiera della fine del XVIII secolo, Contrada della Chiocciola; Bandiera di piazza antecedente al 1955 e tamburo Claudio Demuru detto il “Bamba”, Contrada Priora della Civetta; Bandiera della Regina Margherita di Savoia, Contrada del Drago; Bandiera a fiamme con motivo a coda di rondine, Imperiale Contrada della Giraffa; Bandiera della Contrada Sovrana dell’Istrice e tamburo imperiale della Contrada Sovrana dell’Istrice, Contrada Sovrana dell’Istrice; Coppia di bandiere di piazza che ha concluso la passeggiata storica del Palio del 17 agosto 2022, Contrada del Leocorno; Bandiera Bracci, Contrada della Lupa; Bandiera con i cavalli alati e tamburo imperiale del 1928, Nobile Contrada del Nicchio; Coppia di bandiere “Ettorina” e “Argia”, Nobile Contrada dell’Oca; Bandiera della Contrada Capitana dell’Onda; Bandiera restituita dalla famiglia Sozzi, Contrada della Pantera; Tamburo imperiale detto “Lorenzo Guasparri”, Contrada della Selva; Tamburo di Piazza del 1981, Contrada della Tartuca; Riproduzione della bandiera cinquecentesca della contrada della Torre, Contrada della Torre; Bandiera a “fiamma vecchia”, Contrada di Valdimontone.
Ha commentato Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena su “Il fatto quotidiano”: “In tempi in cui l’ignoranza e la stupidità trovano nella rete un potentissimo catalizzatore, anche il Palio ha i suoi irriducibili nemici: la stragrande maggioranza dei quali non sa di cosa sta parlando. Il Palio non è una corsa di cavalli: è un sistema culturale complesso e secolare che ha condensato su un piano simbolico la vita culturale, sociale e politica di una orgogliosa capitale che si vedeva privata del suo Stato. Siena ha saputo riprodurre il cosmo intero nel suo microcosmo urbano, e le sue diciassette contrade sono divenute altrettanti popoli sovrani, pronti – e qui è il prodigio, e anche la straordinaria attualità – a farsi ogni anno una guerra rituale nelle due corse in Piazza del Campo, e subito a stringersi in una pace, superiore e comune, che è quella della città – la Siena il cui “Palio dura tutto l’anno”, come recita una massima chiave per capire la festa senese e il suo valore. Il mondo semantico e rituale del Palio – ha aggiunto Montanari – tiene insieme spazio e tempo, segnando il calendario senese e consacrando il tessuto della città: pietre e popoli vi si saldano, in una densità di testi, letterali e metaforici, che è difficile sospettare finché non la si conosca. Un autentico e complesso patrimonio culturale, materiale e immateriale- conclude Montanari – che ora la Repubblica italiana ha, per la prima volta, riconosciuto come tale, tutelandolo in attuazione del mandato costituzionale”.
Si penserà che nell’imminenza della carriera tutto questo sia solo un polveroso retaggio che poco ha a che fare con la sfida tra potenti cavalli che compiranno tre giri in Piazza del Campo in poco più di 70 secondi. Non è così. Senza l’aggancio a secoli di storia e di identità culturale collettiva, quello sprint tra barberi atleti sarebbe solo una corsa. E non lo è. Come scrive il Washington Post: “Non c’è molto rimasto intatto come il Palio, qualcosa pieno di una passione che è profonda nel sangue, fino ai globuli”.