L’allarme fuochi d’artificio a Firenze, lanciato dal presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri (da tempo su queste pagine e ultimamente su vocenews.it), oltre a quello relativo alle mafie straniere emerso nell’intervista a La Verità (e ampiamente e precocemente documentato da Thedotcultura.it) volano a Roma e si trasformano in due interrogazioni di segno politico opposto che vanno a interrogare, appunto, il Ministro dell’interno Matteo Piantedosi che, ad ora, non s’è ancora pronunciato. Entrambe, sia pure in forme leggermente diverse, chiedono conto al Ministro della diffusa abitudine di fare della città, in questa caso Firenze, teatro di fuochi d’artificio chiaramente illegali, e anche, in particolare l’interrogazione di La Porta, della presenza ormai dichiarata, acclarata e testimoniata dai report della Fondazione Caponnetto stessa, delle mafie straniere, in particolare nigeriana e cinese.
Per quanto riguarda il fenomeno dei fuochi d’artificio, casi simili, come si legge nell’interrogazione che vede primo firmatario Federico De Raho, ex procuratore capo nazionale antimafia, dal 2022 deputato M5S, sono ormai diffusi e noti sul territorio nazionale. “Sono episodi noti quelli di Giovanni Illiano e Silvio De Luca, due affiliati ai clan Longobardi e Beneduce a Monterusciello in provincia di Napoli (ottobre, 2019), l’arrivo ai domiciliari di Vittorio Spada, dell’omonimo clan di Ostia, ad Isernia (aprile, 2021), la scarcerazione di un settantenne estortore festeggiata dalla famiglia con uno spettacolo pirotecnico
con tanto di condivisione del video su TikTok a Librino in provincia di Catania (febbraio, 2023), e ancora una serie di fuochi d’artificio esplosi da alcuni parenti di un detenuto a ridosso del carcere Antonio Lo Russo di Pagliarelli a Palermo (ottobre 2023)”.
“Tale pratica è stata recentemente – si legge nel testo dell’interrogazione pentastellata – confermata anche dal presidente della commissione Antimafia dell’ARS, Antonello Cracolici, a margine di un’audizione di marzo 2023 in prefettura a Palermo: “Spesso di sera i palermitani possono vedere dai tetti delle loro abitazioni fuochi d’artificio: non sono feste religiose ma un modo per festeggiare la scarcerazione di detenuti rimessi in libertà dopo anni di condanne. Un ritorno in libertà che spesso coincide con il ritorno al crimine”. Un fenomeno dunque non solo fiorentino, anzi, ben conosciuto e registrato in altre parti d’Italia, senza escludere nessuno territorio, dal Nord (Torino) al Sud (Catania).
Il tema dei fuochi è citato anche nell’interrogazione che viene posta dalla deputata di FdI, Chiara La Porta, al suo stesso governo e al suo stesso Ministro, ma il focus vira decisamente sulla presenza delle mafie straniere. Nel testo, si riportano le preoccupazioni scatenate dai numeri e dai dati riportati dalla Fondazione Caponnetto attraverso il suo presidente Calleri: ” (…) numerose sono, infatti, le segnalazioni di presenza a Firenze di organizzazioni mafiose italiane in sodalizio criminale con cosche di origine balcanica, cinese e nigeriana e dedite al riciclaggio di rifiuti, tratta di esseri umani e spaccio di sostanze stupefacenti; particolarmente temibili, poiché di più recente apparizione, sono le consorterie nigeriane e cinesi, che a loro volta hanno contaminato il tessuto socio economico anche della vicina Prato, mentre le prime si caratterizzano per la composizione in confraternite dedite al controllo del traffico di stupefacenti e per il ricorso a mezzi cruenti, le seconde vengono considerate dalla Dia come la «quinta mafia» per il proprio radicamento sul territorio e gli interessi orientati al traffico di esseri umani e rifiuti”.
“Il radicamento criminale a Firenze, purtroppo, è assai profondo e metastatico tanto da operare anche a viso scoperto. Nello specifico è assai frequente lo scoppio di fuochi di artificio in orario notturno ad opera degli appartenenti alle cosche mafiose al fine di indicare, ai propri sodali, l’arrivo e la disponibilità di sostanza stupefacente pronta per essere immessa in commercio (…)..).
Tirando le fila, a parte la “conta” delle attività criminali sgominate o indagate, quanti sono i fuochi d’artificio che illuminano le notti fiorentine? Tanti, troppi soprattutto in relazione alle ristrettissime regole che ne regolano l’uso, dal momento che, come dice Salvatore Calleri, che monitora da tempo, anche su queste pagine, il fenomeno, “si tratta di 200/300 lanci annuali”; troppi, decisamente troppi per essere tutti regolamentati ed autorizzati. Dunque, chi sono questi amanti delle luminarie?
“I fuochi son vietati quasi sempre e quando sono autorizzati, quasi mai, devono essere lontani dai luoghi abitati e necessitano di fuochista, perché c’è il rischio di incendio – aveva spiegato Calleri il 25 luglio, segnalando uno dei fuochi d’artificio che aveva “svegliato” il quartiere alle 2.20 di notte – i fuochi oramai esprimono una attitudine criminale, collegata spesso al traffico di droga e sottovalutare la cosa come purtroppo avviene a Firenze è gravissimo. Eppure qualcosa si può fare. A Firenze più che in altre città. Abbiamo il miglior sistema di telecamere, circa 1700, gestito da una control room efficiente, si usino per identificare chi le lancia. Si applichino le sanzioni e si scopra cosa c’è dietro. Bisogna faticare, ma è possibile. Lo si faccia. La situazione non è più tollerabile”.
Se l’interrogazione del gruppo M5S (cinque deputati fra cui il fiorentino Andrea Quartini, De Raho è primo firmatario) punta l’attenzione sul tema dei fuochi, quella di La Porta si incentra sulla presenza delle mafie straniere, in particolare nigeriana e cinese. Ma in realtà, le due interrogazioni non sono le prime, scaturite dal report della Fondazione. Nel 2018, precisamente nel 23 marzo del 2018, il problema fu posto dall’allora senatore della Repubblica, già presidente della commissione antimafia (nel 2001) Giuseppe Lumìa. La domanda era sempre la stessa, e chiedeva già 6 anni fa, quali misure era intenzionato il governo a prendere contro il dilagare delle mafie straniere (in particolare nigeriana e cinese). Purtroppo, quelle risposte, se furono date, non adombravano provvedimenti particolarmente efficaci, come siamo costretti a rilevare.