Molto rumore per nulla: i cittadini temevano la stangata, è finita che ci hanno guadagnato. Così potremmo sintetizzare la conclusione di Leonardo Santi, Presidente di AIGET (Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader), a proposito della più recente tappa della progressiva liberalizzazione del mercato dell’energia, che ha superato il regime di maggior tutela, ovvero il residuo mercato in cui le tariffe dell’energia elettrica venivano ancora fissate dall’ARERA (l’autorità dell’energia) per i consumatori non ancora passati al mercato libero.
“Nel nuovo regime di mercato ora definito tramite aste aperte e competitive invece i fornitori hanno fatto le loro offerte al ribasso, e comunque il consumatore non ha comunque nessun obbligo di restare legato ad uno specifico operatore”, spiega Santi. Eppure si tratta di una piccola rivoluzione, che aveva sollevato molti timori. “Erano sbagliati – va avanti deciso il presidente – A conti fatti con il sistema delle aste competitive aperte e al ribasso gestito dall’ARERA i consumatori interessati dalla transizione hanno guadagnato tramite il passaggio dal vecchio al nuovo regime più o meno 130 euro l’anno. Il che non è poco per i cittadini. E per noi costituisce una grande soddisfazione, dopo che si era tanto strillato che i consumatori sarebbero stati massacrati dal superamento del mercato tutelato. I cittadini che non avevano attivamente scelto un loro nuovo fornitore sul mercato libero erano prima ancora rimasti riserva esclusiva di pochi ex monopolisti, in particolare soprattutto di quello del Servizio Elettrico Nazionale del gruppo Enel. Ora invece, pur restando comunque i consumatori pienamente liberi di scegliere come quando vogliono sul mercato libero, il sistema delle aste aperte e competitive ha fatto sì che anche i più inerti e meno attivi possano finalmente beneficiare del fatto che le aziende in concorrenza tra loro hanno dovuto esprimere le loro migliori offerte”.
Ma di chi si tratta quando Santi dice: “noi siamo soddisfatti”. Chi sono questi noi? Ovviamente il presidente parla di AIGET “associazione no profit e che non fa né attività di vendita né alcun’altra attività commerciale o lucrativa, ma rappresentanza politica di interessi – spiega – siamo infatti nati per promuovere la concorrenza e la trasparenza dei mercati energetici italiani, offrendo ai nostri membri strumenti di confronto, informazione e crescita e rappresentando i loro interessi nei confronti delle istituzioni e degli operatori di rete ancora in monopolio”. AIGET conta oggi oltre cinquanta associati, tra grossisti e venditori di luce e gas e servizi e prodotti connessi, trader e shipper del settore energetico, italiani ma anche numerosi stranieri che operano da noi, piccoli, medi e grandi, racconta Santi, orgoglioso che “l’Associazione sia storicamente stata riconosciuta dal Ministero come la più rappresentativa della categoria”.
Un’associazione, AIGET ,nata proprio per favorire, insiste ancora il presidente, il mercato libero e la concorrenza rappresentando gli interessi dei singoli fornitori nuovi entranti sul mercato libero e non aziende ex monopoliste che continuano a occupare una posizione dominante nel mercato. Riuscire a riunire e rappresentare al meglio tutte queste variegate imprese non è stata cosa semplice in un mondo, quello dell’energia italiano, che Santi descrive come spesso assai frammentato. Con l’Italia e l’Europa che stanno progressivamente arrivando ad un alto tasso di penetrazione delle energie rinnovabili, in questo periodo spesso anche oltre il 40 e il 50 per cento del totale dell’elettricità consumata: “Una realtà in cui – dice Santi – anche la gran parte degli associati di AIGET hanno nella loro produzione o tra le loro offerte, o,in ambedue i casi, specifici prodotti rinnovabili, compresi gli operatori che originariamente erano nati come grossisti di energia tradizionale”.
La spiegazione è semplice, secondo il presidente: “Man mano che il mercato si è evoluto ed i clienti se ne sono accorti ed interessati, hanno progressivamente iniziato a farlo anche le imprese energetiche. Il cliente va sempre seguito e se occorre stimolato”. I clienti d’altra parte sono il focus principale dei venditori, ragiona Santi, e quindi di AIGET che rappresenta questi ultimi. Tra le controparti, invece, con cui AIGET si confronta e tratta per conto dei suoi membri ci sono, in particolare, “Governo, Parlamento, Ministeri, GSE, GME, Acquirente Unico e le Autorità per l’energia e Antitrust italiane ed europee – descrive il presidente – Noi ci confrontiamo con tutti questi soggetti istituzionali, rappresentando gli interessi dei nostri associati, che aiutiamo anche a essere informati sulle novità e le modifiche delle normative e dei regolamenti italiani e europei che interessano il settore. L’Italia in particolare è anche nel settore dell’energia un paese dove leggi, norme, regole, delibere – l’Autorità per l’energia ARERA ne fa centinaia l’anno – abbondano. Una mole di adempimenti per adeguarsi ai quali molto spesso non bastano pochi mesi ciascuno, ed a questo proposito spesso non solo aiutiamo i nostri associati a orientarsi nei tanti adempimenti spesso complessi e variegati, ma anche a cercare di ottenere tempi di adeguamento più dilazionati e quindi più realistici”.
Ma la madre di tutte le battaglie di AIGET è stata quella per il mercato libero. “Peraltro – spiega Santi – era proprio lo scopo per cui siamo nati a metà del 1999 subito dopo l’uscita del cosiddetto “Decreto Bersani” che sancì l’inizio della liberalizzazione dei mercati energetici italiani. Da allora ci siamo sempre impegnati sul tema e finalmente adesso si è fatto un gran passo avanti. Anche perché le aste competitive al ribasso per la liberalizzazione sono state fatte bene, e le cose ben fatte pagano sempre: in questo caso hanno positivamente spinto le aziende a gareggiare nel conquistare clienti tramite offerte vantaggiose, pur restando i clienti sempre in condizione di poter scegliere secondo le loro convenienza e preferenze”.
Due domande però, presidente Santi. Perché secondo lei tanta ostilità iniziale alla liberalizzazione e perché il costo della bolletta, sarà anche diminuito a seguito delle aste al ribasso, ma non è certo tornato ai livelli precedenti alla guerra in Ucraina, cosicché se i cittadini hanno da una parte guadagnato dalla concorrenza, come dice lei, continuano dall’altra a pagare di più dell’anteguerra.
“Cominciamo dall’ostilità esibita verso il libero mercato – risponde Santi – Oltre alle ovvie e più che prevedibili resistenze di chi guadagnava dal persistere del monopolio e potere di mercato, un grosso problema dell’Italia, non solo nel settore dell’energia, ma purtroppo in tanti ambiti a contatto con il consumatore finale, è il Far West degli operatori più o meno marginali e truffaldini ai quali, nonostante una normativa in teoria molto spesso ipergarantista e formalista, non vengono di fatto effettivamente imposte, e soprattutto eseguite, le necessarie sanzioni. Cosicché, nonostante regole teoricamente molto stringenti, i malintenzionati continuano a imperversare non solo tramite call center pirata e porta a porta asfissianti, ma perfino intrufolandosi nei condomini, impossessandosi delle bollette dalle cassette delle lettere e trasferendone poi in massa i dati ad altri fornitori. Questo solo per fare qualche esempio di infinite truffe spicciole purtroppo spesso impunite”.
Passando poi al caro bolletta, Santi avverte: “Sì, è vero. Dopo il grande balzo dei costi delle materie prime, in particolare del gas naturale, immediatamente successivo allo scoppio della guerra in Ucraina, le quotazioni si sono fortunatamente progressivamente ridimensionate, ma non sono ancora tornate indietro del tutto. Però attenzione, in tutto ciò i costi di commercializzazione e vendita costituiscono una parte di bolletta veramente esigua. Il resto non solo è costituito dai costi delle materie prime (e comunque materie prime e commercializzazione messe insieme per molti utenti minori con bassi consumi possono incidere forse più o meno per il 30% della bolletta) ma, come accade da sempre per la benzina, la fetta più ampia della bolletta è costituita da tasse, imposte ed accise, oltre che, nel nostro caso e a differenza della benzina, dalle somme che i fornitori di luce e gas devono pagare alle grandi reti nazionali di trasporto dell’energia e ai distributori locali, soggetti che sono rimasti monopolisti nei loro ambiti e che ricevono tariffe regolate”.
E ora, vinta un’altra battaglia della guerra per la liberalizzazione, per quali obiettivi vi spendete ?“ Tra i principali, oltre al completamento del processo di liberalizzazione, c’è la promozione di un mercato al dettaglio trasparente e sicuro per tutti i consumatori: occorre qualificare ulteriormente la platea dei venditori, in modo che gli spazi commerciali siano riservati ad operatori seri ed affidabili (come gli associati di AIGET). E occorre introdurre regole per disciplinare l’intermediazione della vendita (ad esempio, le agenzie o i call center esterni): in assenza di adeguati strumenti, l’attività degli intermediari sfugge alla capacità di controllo dei venditori, nonostante tutti i migliori sforzi di questi ultimi”.
Finché, in tutto questo darsi da fare ecco che arriva anche lo spazio per attività, incontri e convegni di tipo culturale, scientifico e di confronto sui temi caldi del momento, AI compresa, che AIGET sta ultimamente via via organizzando. Ma cosa mai ha a che vedere questo tipo di attività con la vendita di energia? Altroché “La sosteniamo perché vogliamo cercare sempre più di informare e formare i nostri associati, non solo per quanto riguarda le necessarie urgenze ed emergenze del nostro quotidiano mestiere, ma se e quando possibile anche a più largo raggio e maggior respiro. Solo così pensiamo di poter aiutare concretamente la crescita e lo sviluppo delle nostre aziende nel medio lungo termine”.