Un pianoforte, un palco spoglio animato solo dal gioco di luci; una pianista talentuosa e tre interpreti straordinari per padronanza dei linguaggi coreutici, classici e contemporanei. Danza da camera nella migliore delle sue espressioni al Florence dance Festival, la rassegna estiva diretta da Marga Nativo e Keith Ferrone, in uno luoghi votati al raccoglimento e al libero scorrere del genius della città.
Di scena Anbeta Toromani, star di palco e di schermo tv, con i due partner Alessandro Macario e Amilcar Moret Gonzalez. Un mix virtuoso di formazione, scuole ed esperienze diverse impegnato in cinque “Preludes, danze al pianoforte” con le coreografie di Massimo Moricone, artista di profilo internazionale che ha lavorato in alcuni dei più importanti teatri del mondo e la forza espressiva della pianista russa Sofia Vasheruk, giovane solista dalla carriera in ascesa come ha dimostrato nel Poissons d’Or (Images II) di Debussy.
Non sono state perciò solo esibizioni raffinate di tecnica quelle dei tre danzatori. All’emozione che suscita il rapporto fra il suono, il ritmo, il timbro evocativo dello strumento e il materializzarsi dei tre corpi sprigionati dalla potenza della musica come se le note prendessero vita e significato in un pentagramma misterioso, si sono aggiunti il coinvolgimento e l’adesione che il pubblico sa dare soltanto a chi ha una perfetta padronanza dei meccanismi dello spettacolo, palesi e nascosti.
Così ogni quadro – su preludi di Fryderyk Chopin, Claude Debussy, Sergej Rachmaninov e Johann Sebastian Bach – suggeriva un filo narrativo fatto di pochi essenziali indizi, sufficienti a sollecitare curiosità e concentrazione da parte degli spettatori. Un foglio bianco, per esempio, che in modo enigmatico innesca l’incontro e il dialogo fra i tre danzatori e che alla fine viene ridotto in frammenti, come se avesse esaurito il suo compito.
In forma più esplicita il filo narrativo si è evidenziato nel pezzo più interessante presentato da Anbeta e i suoi, la rivisitazione del Prelude à l’apres-midi d’un faune di Debussy. Qui il protagonista non è più il fauno pigro e indolente, pessimo molestatore di ninfe che non lo degnano di uno sguardo, ma Anbeta nelle vesti di una femme fatale seduce il poveretto e poi lo abbandona lasciandogli le scarpe rosse tacco 9 (tenute virtuosisticamente ai piedi anche in alcuni passaggi in duetto coper i suoi sogni erotici futuri.
Il preludio op.3 n. 2 di Sergej Rachmaninov ha messo in evidenza la capacità espressiva e la perfetta sincronizzazione dei movimenti di Macario e Moret Gonzalez. Ma è soprattutto la Ciaccona dalla partita n.2 di Bach trascritta da Ferruccio Busoni che ha messo in luce la potenza dello spettacolo, esaltando la fisicità e la tecnica dei danzatori, fra i quali Anbeta aveva la duplice parte di domatrice di impeti e virtuosismi dei partner, mettendoli al servizio del suo talento artistico.
In foto da sinistra Sofia Vasheruk e Anbeta Toromani