Non sarà una presenza pastorale quella annunciata da Papa Francesco al G7 sull’Intelligenza Artificiale che si terrà dal 13 al 15 giugno a Borgo Egnazia, in Puglia e che sarà aperto anche a Paesi non membri del G7. Il Pontefice andrà a sollecitare il varo di un vero e proprio “Trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’Intelligenza Artificiale nelle sue molteplici forme». È quanto anticipato nel messaggio per la cinquantottesima Giornata delle Comunicazioni Sociali – che in molti Paesi si è celebrata il 12 maggio – dal titolo “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”. È dunque un Papa che si pone come artefice di una inedita diplomazia della tecnologia digitale, quello che si prepara all’appuntamento del G7. Ed è anche, Papa Francesco, pienamente consapevole che, mentre chiede un Trattato sulle regole dell’AI, la regolamentazione non basterà.
L’attenzione del Vaticano alle tematiche del progresso algoritmico non nasce ora. La Chiesa Cattolica lanciò giusto nel momento della deflagrazione pandemica, la “Rome Call for AI Ethics”, una Carta incentrata sul connubio tra progresso digitale ed etica. Il documento fu presentato durante il convegno dal titolo “The good Algorithm? Artificial Intelligence: Ethics, Law, Health”: “Chiunque vorrà sottoscrivere la Carta – fu detto – si impegna a lavorare per quella che viene definita “algoretica”, un’etica degli algoritmi fondata su principi irrinunciabili: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy”. Microsoft e IBM furono tra i primi firmatari. L’epidemia di Covid oscurò quell’iniziativa.
Papa Francesco è tornato sul tema, attualizzandolo, il 1° gennaio 2024, in occasione della 57esima Giornata Mondiale della Pace ed ha saputo legare i due grandi eventi epocali che stiamo vivendo: l’avvento dell’Intelligenza Artificiale e le guerre in cui siamo drammaticamente immersi, che reclamano la pace. La sua riflessione a inizio 2024 si intitolava proprio “Intelligenze Artificiale e pace” e invitava a recuperare il senso del limite nello sviluppo tecnologico, non nascondendo i rischi legati ad un utilizzo bellico dell’AI.
Adesso, in vista del G7, il Pontefice articola la sua proposta, ragionando su pericoli e opportunità: “Della prima ondata di intelligenza artificiale, quella dei social media, abbiamo già compreso l’ambivalenza – scrive Papa Francesco nel documento per la Giornata delle Comunicazioni Sociali – toccandone con mano, accanto alle opportunità, anche i rischi e le patologie. Il secondo livello di intelligenze artificiali generative segna un indiscutibile salto qualitativo. È importante quindi avere la possibilità di comprendere, capire e regolamentare strumenti che nelle mani sbagliate potrebbero aprire scenari negativi. Come ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo, anche gli algoritmi non sono neutri. Perciò è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare– sottolinea il Pontefice – i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico”.
Le regole, però, non possono bastare, anche perché arriveranno sempre dopo i grandi passi avanti del progresso tecnologico: “Benché il termine intelligenza artificiale abbia ormai soppiantato quello più corretto, utilizzato nella letteratura scientifica, machine learning, l’utilizzo stesso della parola “intelligenza” è fuorviante – sottolinea Papa Francesco – Le macchine possiedono certamente una capacità smisuratamente maggiore rispetto all’uomo di memorizzare i dati e di correlarli tra loro, ma spetta all’uomo e solo a lui decodificarne il senso. Non si tratta quindi di esigere dalle macchine che sembrino umane. Si tratta piuttosto di svegliare l’uomo dall’ipnosi in cui cade per il suo delirio di onnipotenza, credendosi soggetto totalmente autonomo e autoreferenziale, separato da ogni legame sociale e dimentico della sua creaturalità”.
Visto il tema specifico della Giornata della Comunicazioni Sociali, il Pontefice dedica anche una riflessione specifica alla professione giornalistica, alle prese con la sfida dell’Intelligenza Artificiale Generativa: “L’uso dell’intelligenza artificiale potrà contribuire positivamente nel campo della comunicazione, se non annullerà il ruolo del giornalismo sul campo, ma al contrario lo affiancherà; se valorizzerà le professionalità della comunicazione, responsabilizzando ogni comunicatore; se restituirà ad ogni essere umano il ruolo di soggetto, con capacità critica, della comunicazione stessa”.
Papa Francesco elenca poi una serie di domande epocali sul fronte dei media: “Come garantire l’interoperabilità delle piattaforme? Come far sì che le aziende che sviluppano piattaforme digitali si assumano le proprie responsabilità rispetto a ciò che diffondono e da cui traggono profitto, analogamente a quanto avviene per gli editori dei media tradizionali? Come rendere più trasparenti i criteri alla base degli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture? Come garantire la trasparenza dei processi informativi? Come rendere evidente la paternità degli scritti e tracciabili le fonti, impedendo il paravento dell’anonimato? Come rendere manifesto se un’immagine o un video ritraggono un evento o lo simulano? Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente? E come invece promuovere un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà? Come possiamo rendere sostenibile questo strumento potente, costoso ed estremamente energivoro? Come possiamo renderlo accessibile anche ai paesi in via di sviluppo?
Dalle risposte a questi e ad altri interrogativi – conclude Papa Francesco – capiremo se l’intelligenza artificiale finirà per costruire nuove caste basate sul dominio informativo, generando nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianza; oppure se, al contrario, porterà più eguaglianza, promuovendo una corretta informazione e una maggiore consapevolezza del passaggio di epoca che stiamo attraversando, favorendo l’ascolto dei molteplici bisogni delle persone e dei popoli, in un sistema di informazione articolato e pluralista”.
Il bivio è di quelli che indirizzano la storia dell’uomo in un senso o nell’altro: verso il progresso o verso la piattezza. Ancora una volta Papa Francesco fa sentire la sua voce. Nel mezzo di un silenzio assordante.