Prato – Una storia che ancora suscita interesse e tanta curiosità è stata quella raccontata con le illustrazioni di Marco Milanesi e i testi di Viviano Vannucci riportati nel libro “Boom (ovvero) dell’invenzione del motore a scoppio” per Effigi editore, nella sala della Biblioteca Lazzerini di Prato venerdì 10 maggio. Grazie ai due autori, presentati dal giornalista Piero Ceccatelli, il pubblico in sala è stato catapultato nella metà del 19esimo secolo in Toscana, dapprima a Volterra nel collegio dei Padri Scolopi di San Michele, poi a Firenze ed infine a Campi Bisenzio nella bella villa Montalvo.
Furono quelle mura le testimoni di un lungo lavoro portato avanti con tenacia, e volontà,(innumerevoli furono i tentativi andati a vuoto!), per la messa a punto dell‘invenzione del primo motore a scoppio dell’epoca moderna. Gli ideatori furono il padre scolopio Eugenio Barsanti e Felice Matteucci ingegnere idraulico, che ne descrissero dettagliatamente l’esperimento che venne poi da loro inserito in una memoria in una busta chiusa e dagli stessi depositata il 5 giugno del 1853 all’Accademia dei Georgofili di Firenze. Perché all’epoca non esisteva l’Italia unita e nemmeno un Ufficio Brevetti che certificasse la paternità dell’invenzione. Che ha aiutato il mondo e inciso profondamente nella crescita della società moderna. Una scoperta avvenuta in terra toscana , una regione famosa nel mondo non solo per le sue ricchezze naturali ed artistiche ma anche per i suoi geni: Giotto, Dante, Leonardo, Petrarca, Michelangelo, Brunenelleschi,(tanto per citarne alcuni e tra i più famosi), a cui si possono aggiungere a pieno titolo Barsanti nato a Pietrasanta e Matteucci di Lucca.
“L’idea nacque, – così Marco Milanesi, – già qualche anno fa perché incuriosito da questa vicenda tutta Toscana, rimasta però nella totale oscurità ma anche perché mi piaceva e mi piace tuttora la meccanica con i suoi ingranaggi.Inoltre quasi folgarato dall’incontro di due uomini e due menti che più diverse non potevano essere: Barsanti persona di fede e Matteucci ingegnere idraulico che riuscirono a realizzare compiutamente, dopo una fase di sperimentazione, il primo motore nelle Officine Benini di Firenze,l’attuale Pignone, che funzionò immediatamente. La cosa strana però è che con la morte di Padre Barsanti avvenuta nel 1864 tutto andò perduto. Il sogno del motore a scoppio venne sepolto con lui. E quando tre anni dopo, all’Esposizione Universale di Parigi, il tedesco Nicolas Augustus Otto presentó il suo motore a combustione simile a quello dei due toscani, il merito dell’invenzione andò solo a lui; vinse il primo premio e a nulla valsero i tentativi dell’ingegnere Matteucci di rivendicarne la paternità”.
A Vannucci,coautore del libro, il pregio di aver raccontato le illustrazioni di Milanesi: “Una prosa di sintesi per spiegare in maniera lieve e leggera la storia. Non affatto semplice perché si parla di meccanismi: pistone, ruota, scintilla, motore a scoppio e di personalità tratteggiate da Milanesi che hanno avuto un ruolo non di poco conto in ambito scientifico nel nostro Paese. Aggiungo però che oggi le parole sono sempre meno importanti. In commercio esistono dei libri di nuova generazione “silent books”, senza parole che si basano esclusivamente sulla sequenza delle immagini e illustrazioni, eliminano barriere linguistiche e culturali favorendo la comprensione”.
Un’attenta ricostruzione, che sembra presagire un finale poco lieto se non fosse che, come raccontato da Milanesi e Vannucci, allo scippo subito ad opera del tedesco Otto nei confronti dei due inventori toscani, sia scaturita, poi,negli ultimi anni un’accurata ricerca ad opera di insigni professori italiani. Grazie a studi approfonditi e rimessi insieme i lavori dapprima svolti da solo da Padre Barsanti e poi in collaborazione con l’ingegnere Matteucci, gli esperti del Museo della Scienza e della Tecnica di Monaco di Baviera, nel corso di un convegno del 2004 hanno riconosciuta l’importanza dell’invenzione del motore a scoppio dei due toscani e attribuita loro la piena paternità. Attualmente al Deutsches Museum di Monaco c’è una targa nel salone dedicato al motore a scoppio,in cui si afferma che il primo motore a scoppio a combustione interna a tre tempi era stato inventato da Barsanti e Matteucci. Oggi le spoglie di Padre Eugenio Barsanti riposano in Santa Croce a Firenze accanto alla tomba di Galileo Galilei; quelle dell’ingegnere Matteucci traslate per sua volontà nella villa della moglie a Campi Bisenzio.
Sulla lapide ad imperitura memoria il ricordo dell’invenzione del motore a scoppio , “destinato a trasmutare il volto e il ritmo del vivere sociale”.
In foto da sinistra Marco Milanesi, Viviano Vannucci e Piero Ceccatelli