Scene di guerra tra i sessi in Corea del Sud: nasce il “microfemminismo”

Le elezioni hanno confermato la spaccatura politica della generazione Z

Il paese della calma mattutina sarebbe scosso, a quanto scrive il settimanale francese Le Point, da una delle più violente guerre tra i sessi del momento. La Corea del Sud, già alle prese con il difficile equilibrio tra alta tecnlogia e tradizioni ancestrali, dovrebbe ora far fronte a una spaccatura « politica » e non solo  tra giovani, con le donne arroccate a sinistra e gli uomini a destra.

La frattura, iniziata da qualche anno, ha trovato ora la sua conferma con le elezioni legislative del 10 aprile con l’arrivo alle urne della generazione Z. La percentuale delle ventenni che ha votato per il Partito democratico, il principale partito di opposizione progressista al governo conservatore, ha raggiunto il 51%, quella dei loro coetanei il 26%, preferendo dare il loro voto alla destra e anche all’estrema destra.  

Se si parla però di « guerra »  tra i sessi è perché i giovani coreani sarebbero sempre più esasperati da quella che ritengono « una concorrenza sleale »  delle donne, ingiustamente favorite, ai loro occhi, da una serie di vantaggi, come la discriminazione positiva che le avrebbe trasformate da tranquile partner in  agguerrite rivali. Secondo i politologi,  « l’inizio  delle ostilità  sarebbe iniziato nel 2014 quando nelle università il numero delle studentesse ha superato quello degli studenti, un vero terremoro storico per il paese. Da allora sarebbe così fiorito un « maschilismo » acuto che avrebbe portato a impennate di violenze contro le donne e un aumento di femminicidi.

La frustrazione maschile, che secondo Min Hee Go, docente all’Università Ewa specialista delle questioni di genere in politica,  non sarebbe « totalmente priva di fondamento », sarebbe poi stata amplificata sui social da influencer machisti. Le giovani avevano già cominciato a reagire alla offensiva « maschilista » nel 2015, con un’ondata di politicizzazione femminista poi rafforzata nel 2018 con l’ondata « MeToo ».

 Curiosamente mentre le giovani coreane sono diventate più politicamente progressiste e professionalmente agguerrite,  la battaglia femminista avrebbe segnato una battuta d’arresto . Come rileva il settimanale, se il campo progressista ha fatto passi avanti a livello nazionale, durante l’ultima campagna elettorale « la causa delle donne è stata messa in sordina », « nessun candidato di primo piano si è dichiarato femminista »  né « difeso un programma forte  per promuovere l’eguaglianza di genere » e la parola stesssa « femminismo » è diventata tabù a causa delle violente reazioni maschiliste  E in Parlamento il numero delle donne é sceso da 58 a 57, pari al 18,6%. 

Vittima di questa guerra dei sessi , scrive il giornale, è il tasso di natalità che secondo le ultime previsioni demografiche dovrebbe scendere nel 2024 allo 0,68 per donna. Una conseguenza « che dà alla Corea un’arie di paziente in fase terminale della guerra dei sessi ».

Il quotidiano Liberation segnala intanto la nascita del « microfemminismo » , una tendenza nata sul social cinese Tik Tok che invita le utilizzatrici a condividere le loro azioni quotidiane  a favore dell’eguaglianza tra i sessi.  A piccoli tocchi, come citare più spesso rferimenti femminili, non farsi di lato quando si incrocia un uomo, non stare ad ascoltare un uomo che taglia la parola a una donna. Azioni quasi impercettibili insomma per lottare contro il sessismo al quotidiano.

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