25 aprile: unirci nel ricordo di tutti coloro che ci hanno reso liberi

Cosa sarebbe l’Italia se non avesse avuto l’antifascismo e la Resistenza?

Il 2024 è il 79esimo anniversario della Liberazione, così si considera il 25 aprile, data dell’ordine di insurrezione generale emanato dal CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia) . Contemporaneamente stiamo andando verso l’XI agosto, ottantesimo Anniversario della Liberazione di Firenze, città decorata di medaglia d’oro al valoro militare per essersi liberata da sola. Se poi pensiamo che questo è il centenario del rapimento e dell’uccisione di Giacomo Matteotti è veramente un anno di impegno ma anche di  verifica per la vitalità dei valori di democrazia e di libertà dell’antifascismo italiano.

Ebbene, se c’è un anno in cui la celebrazione del XXV aprile Festa della Liberazione, non è qualcosa di scontato e di consuetudinario è sicuramente questo settantanovesimo anniversario nell’anno 2024.

Per troppo tempo abbiamo pensato che questa celebrazione avesse assunto un aspetto rituale e retorico, in cui magari per qualcuno era più importante differenziarsi che unirsi.

Oggi invece sentiamo una profonda necessità di unirci per ricordarla.

Unirci nel ricordo di tutti coloro che dettero il loro apporto alla Liberazione del nostro paese. I partigiani che dopo l’8 settembre salirono in montagna, rischiando in caso di cattura, la tortura e la morte. Gli Internati Militari Italiani che rifiutarono il ritorno in Italia a combattere per la Repubblica Sociale. (Se i tedeschi avessero potuto rovesciare sul fronte italiano qualche centinaio di migliaia di soldati italiani, la nostra Liberazione sarebbe stata più lenta e più difficile.) La popolazione civile, oggetto di orribili rappresaglie per scoraggiare la Resistenza e che non cessò di dare il suo indispensabile sostegno ai partigiani. Alle forze armate del ricostituito esercito italiano che nell’aprile 1945 con la Cremona sfondarono il fronte ad Alfonsine aprendo la strada alla Liberazione del Nord. Ai carabinieri che si unirono alla Resistenza, come Carlo Alberto Della Chiesa o i tre carabinieri di Fiesole Vittorio Marandola, Fulvio Sbarretti e Alberto La Rocca fucilati nell’agosto’44. Tutti coloro, donne e uomini che hanno in qualche modo combattuto o aiutato la Liberazione devono essere ricordati in questa data.

La lotta di Liberazione ci dette la Repubblica e la Costituzione. E già nel 1947 Aldo Moro affermava che la nostra Costituzione è antifascista. È così. Non può non esserlo perché è nata dalla lotta di chi si contrappose alla dittatura.

Siamo nel centenario del rapimento e dell’uccisione di Giacomo Matteotti (10 giugno 1924). Ma già nel 1921 un altro deputato socialista, Giuseppe Di Vagno, era stato ucciso a Mola di Bari, e tanti e tanti dirigenti, sindacalisti, amministratori socialisti, comunisti o anche cattolici come don Minzoni, furono uccisi in quel periodo. Recentemente a Pisa ho ricordato, Carlo Cammeo, maestro elementare, socialista, ebreo, tirato fuori di classe e ucciso davanti a suoi ragazzi.  Non è accettabile la tesi che il fascismo fosse una dittatura tutto sommato bonaria fino a quando alla fine degli anni Trenta, Mussolini, subornato da Hitler emanò le leggi razziali e successivamente entrò in guerra. Il fascismo andò al potere con la violenza e la sopraffazione e con la violenza e la sopraffazione ci si mantenne, come dimostrano tutti gli strumenti della repressione dal Tribunale Speciale, al confino di polizia, alla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.

Oggi si parla molto di Nazione e di Patria e anche a me piace parlarne. Vorrei ricordare allora la sorte delle altre nazioni sconfitte: l’Austria, occupata e divisa fino al 1955, il Giappone sotto il proconsolato del generale Mac Arthur fino al 1953, la Germania divisa fino al 1989. Cosa sarebbe successo della Nazione italiana se non avesse avuto l’antifascismo e la Resistenza?

Nel suo documento costitutivo Alleanza Nazionale affermò che – “l’antifascismo era un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato.”

Oggi dovremmo dire tutti insieme qualcosa di più e cioè che l’antifascismo e la Resistenza sono stati due movimenti politici che hanno avuto importanza proprio al fine della difesa e del riscatto della nostra Nazione e della nostra patria, trascinata nel fango dell’alleanza con la Germania nazista e l’impero giapponese.  Oggi che si parla molto di nazione è ora di riconoscere una buona volta questa funzione nazionale della nostra Resistenza.

Per questo vogliamo celebrare col 25 aprile una festa nazionale, che unisce tutti coloro che nella libertà e nella democrazia ci credono.

Siamo in un mondo caratterizzato dal risorgere delle guerre, da troppe situazioni in cui vengono calpestati i diritti dei popoli e delle persone. L’europeismo è nato proprio per la volontà di togliere le radici a quei conflitti nazionali che partendo dall’Europa avevano portato alle due guerre mondiali del Novecento. Oggi l’Unione Europea è chiamata a fare qualcosa di più, cioè a dare il proprio essenziale contributo per ricostruire un quadro di relazioni internazionali che riesca a prevenire e risolvere i conflitti nel rispetto dei diritti dei popoli e delle persone.

Anche per questo hanno combattuto e si sono sacrificati tutti coloro che hanno partecipato alla Resistenza e alla lotta di Liberazione. E se intorno a questi valori e a questi ideali possiamo trovare il 25 aprile un momento di unità, questo ci consentirà di poter svolgere una dialettica ed un dibattito ad un livello più avanzato, perché forte per la loro acquisizione dalla grande maggioranza del popolo italiano.

Ricordare il XXV aprile significa quindi ricordare il riscatto della nostra patria e  il recupero della Nazione come il luogo in cui si esercitano i diritti di libertà nella democrazia.

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