Trappole della disinformazione: storia di Gareth Jones e della carestia in Ucraina

Come Stalin riuscì a nascondere la tragedia dei milioni di morti per fame

La fake news sta diventando uno degli spauracchi più temuti dell’era delle nuove teconolgie. Eppure, anche senza i mezzi attualmente a nostra disposizioni, manipolare l’informazione é stato uno sport assai popolare da secoli, come ci dimostrano  l’Editto di Costantino o i Protocolli dei Saggi di Sion . Tra le tragedie poi che per anni sono state  negate va  ricordata la carestia che tra il 1932 e 1933 fece milioni di morti in Ucraina e anche nel Kuban e Kazakhkstan . Ormani tristemente noto come Holodomor, lo sterminio per fame era una conseguenza diretta della politica di confisca della produzione cerealicola voluta da Stalin per finanziare i suoi ambiziosi piani di industrializzazione e forse anche annientare una classe contadina che considerava restia ai cambiamenti.

Per anni Mosca fece di tutto per tenere nescosta la carestia. Il primo a cercare di informare il mondo di quanto stesse avvenendo fu Gareth Jones, un brillante gallese che parlava benissimo il russo e che si era insospettito sulle fonti di finanziamenti sovietici. Fresco di una laurea a Cambridge, era diventato uno dei consiglieri dell’ex premier David Lloyd George e per lui seguiva la politica estera. Era stato anche il primo giornalista a intervistare Hitler dopo la sua vittoria alle elezioni. Poiché  i conti sovietici non gli tornavano, aveva deciso di tornare in Unione Sovietica, anche senza l’appoggio di Lloyd George per scoprire quale fosse la realtà che si nscondeva dietro la propaganda. La sua missione a Mosca ha ispirato ora un film, « L’ombra di Stalin » di Agnieszka Holland che è però molto romanzato. Più interessante per conoscere Gareth Jones, sono invece due documentari  che lo precedono  come Hitler, Stalin e Jones di George Carey e Teresa Cherfas (2012 ) e Moissons sanglantes di Guillaume Ribot (2019) entrambi visibili su You Tube.

Tutti raccontano che Jones arriva a Mosca come giornalista e, nonostante sia proibito lasciare la capitale, il 10 mazo 1933 riesce a salire su un vagone di terza classe, scendere in una piccola stazione in Ucraina  diventata una no man’s land dove nessun giornalista può andare e, camminando lungo i binari ferroviari innevati per non perdersi, visitare villaggi deserti, vedere una quantità di cadaveri abbandonati lungo la via e incontrare viventi morti di fame. « Non c’è più pane, tutti hanno il ventre gonfio, non abbiamo più niente da mangiare » gli dice un contadini. Nei suoi taccuini , ora conservati in un archivio del Galles, Jones annota che tutti i contadini incontrati puntano il dito contro i bolscevichi  « che hanno preso tutto ». Gareth diventa cosi’ diventa il primo testimone oculare della devastazione operata in Ucraina dalla politica sovietica.

Riesce poi a tornare nella capitale, senza che nessuno si sia accorto della sua incursione in territorio off limits, vola a Berlino e lì informa la stampa della reale situazione. Comincia solo allora la sua via crucis : a smentire non è solo il governo sovietico ma tutta la stampa presente a Mosca. Compreso il corrispondente del New York Times, Walter Duranty, premio Pultzer 1932 per i suoi reportages sull’Urss e che solo anni dopo riconobbe di aver edulcorato la realtà.  La propaganda anti Jones riesce a seminare il dubbio sulla  veridicità del suo reportage. Come si vede su Moissons Sanglantes, Mosca invita in Ucraina il ministro francese Edouard Herriot  per vedere con i suoi  occhi che non esiste carestia. Per convincerlo  viene « truccata » una fattoria per darle un aspetto dell’abbondanza, i contadini sono sostituiti da figuranti dall’aspetto sano, dal circondario viene fatto venire bestiame e cibo tanto che al suo ritorno in Francia Herriot parlò quasi di un paese di cuccagna inesistente in Francia.  « Mi sono fatto portare in un villaggio indicato come allo stremo e là ho visto giardini, orti e bambini in piena salute. Quando si sostiene che l’Ucraina é devastata da una carestia, lasciatemi scrollare le spalle »

Il giovane gallese non desiste, ma , come spiega Le Monde, il mondo resta sordo « perché le cancellerie occidentali, ancora sotto lo choc della crisi economica del 1929, spaventate dalla Germania nazista ma anche poco propensi a fare a meno del grano a basso prezzo importato dall’Uss, tramano, in nome della realpolitik, una vantaggiosa cospirazione del silenzio »

Per Jones naturalmente le porte dell’Urss furono chiuse e il giornale per cui collaborava gli proibi` di tornare sull’argomento. La sua curiosità si volse così altrove, in Mongolia interna che i  giapponesi stavano occupando, suscitando molti timori. E’ lì, in uno sperduto villeggio nel nord della Cina, che nel 1935, alla vigilia dei suoi 30 anni, viene rapito e poi ucciso in circostanze misteriose mai chiarite anche se non si esclude il sospetto che si tratti di una « vendetta » sovietica per aver levato un velo sulla carestia. Ad avvalorare questa tesi sarebbe il fatto che a noleggiargli l’auto era stato un agente del NKDV, la polizia politica dell’URSS.

 Sulle pagine di Le Monde èintanto intervenuto recentemente Philip Colley, pronipote di Jones e suo esecutore testamentario, per cercare di fare un po’ d’ordine nell’avventura di Gareth Jones per farne un ritratto agiografico  nasconde alcuni fatti, come i suoi rapporti con in tedeschi. « nella sua storia, scrive, « esistono delle verità imbarazzanti » che  coloro che attualmente ne vogliono  fare un campione delle fake news sembrano determinati a ignorare. Ma, ritiene, a torto. Jones, ricorda, determinato a rivelare la carestia, aveva dovuto « navigare a vista » tra le due grandi ideologie  del suo tempo,  bolscevismo  e il nazismo,

Se il giornalista, che parlava benissimo anche il tedesco, nel febbraio del ’33 era potuto salire a bordo dell’aereo privato su cui viaggiavano Hitler e Goebbels e ottenere la prima intervista al neo eletto, era grazie anche ad amicizie che si era fatto durante i suoi numerosi viaggi in Germania e che ora si rivelavano utili, anche se non aveva alcuna simpatie naziste. Gareth Jones aveva poi anche partecipato l’indomani  a una riunione  nazista in cui Hitler gli aveva rivolto la parola. Il giovane giornalista era stato apprezzato da Goebbels che nei suoi taccuini lo aveva definito un giovane intelligente che gli aveva detto « cose interessanti sul’Unione Sovietica ».

Probabilmente lo aveva informato su quelle cose « terribili » che aveva notato durante il suo viaggio a Mosca nel 1930 perché lui, contrariamente agli intellettuali occidentali  non si era lasciato imbobinare dalla propaganda uffciale. Nei suoi appunti presi in volo scriveva  intanto «se questo aereo cade tutta la storia dell’Europa cambierà ». Gareth Jones, nei suoi appunti si chiede come sia possibile che un uomo dall’aspetto così ordinario » abbia ottenuto tanti voti. 

Sempre sul filo dei rapporti con la Germania, Colley sottolina poi che se era riuscito ad ottenere il via libera dal ministero degli esteri per andare a Kharkov,  era grazie all’invito del vice console tedesco nell’allora capitale ucraina che aveva poi raggiunto dopo la settimana clandestina nella campagna devastata. Rientrato a Mosca senza problemi grazie a questa copertura era poi volato a Berlino prima di rientrare in patria.

« Il viaggio leggendario ..fu dunque preceduto e seguito da spostamenti in Germania. Ciò non significa che fu un simpatizzante dei nazisti. Ma perché dissimulare la natura delle relazioni che aveva con la Germania ? Questi chiari scuri non rendono ancora più interessante la sua storia facendone uno specchio dell’epoca » conclude il pronipote sottolineando come l’eredità del prozio, già allora convinto che  sono i nazionalismi a « avvelenare  il nostro sistema » , deve essere preservato ma non  a scapito della verità.  Un ritratto agiografico non renderebbe giustizia né alla »sua memoria, né  al suo impegno, né alla sua integrità professionale ». La sua storia, comunque, serve a metterci in guardia verso i mille tentacoli della propaganda e delle manipolazioni.

In foto Gareth Jones

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