Ergastolo ai genitori di Saman, Bruzzone: “Sentenza parzialmente soddisfacente”

Il verdetto per l’uccisione della ragazza: 14 anni allo zio, assolti i cugini

È arrivata nel primo pomeriggio di ieri la sentenza sul caso di Saman Abbas la giovane pachistana uccisa a Novellara,un paese agricolo alle porte di Reggio Emilia, nel maggio del 2021. Un caso che aveva scosso l’intero Paese perchè la ragazza aveva denunciato la pericolosità della sua situazione: lei stessa  aveva riferito in una dichiarazione alla polizia, di aver subito violenza fisica da parte del padre, il quale era «spesso ubriaco di vino, perché io volevo andare a scuola, ma lui non voleva». Dopo 5 mesi vissuti in segretezza Saman decise  di tornare a casa per recuperare i suoi documenti ma durante l’ultima visita a Novellara, la famiglia rimproverò la giovane e si rifiutò di consegnarglieli.

Di nuovo un’altra denuncia sporta da Saman ad aprile 2021 ed è l’ultima volta in cui ella viene vista in pubblico, prima di sparire il 1º maggio. I sospetti di una tragedia che si era compiuta ai danni della giovane caddero immediatamente sulla famiglia. Lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq furono arrestati all’estero. Nel novembre 2022 arrestato in Pakistan il padre Shabbar Abbas, mentre la madre Nazia Shaheen,scappata in Pachistan è tuttora latitante. Nello stesso mese furono ritrovati alcuni resti umani a Novellara: il 4 gennaio 2023 la conferma dell’identità.

A distanza di quasi un anno è arrivata la fine del processo con le condanne: ergastolo ai genitori, 14 anni allo zio; assoluzione per i cugini. Non c’è stato sequestro di persona, né premeditazione, afferma la sentenza: quello di Saman non è stato un delitto pianificato da tutta la famiglia. Dunque quello  che esce dalla decisione della Corte di Assise di Reggio Emilia nel processo sull’omicidio della 18enne pachistana che voleva vivere da ragazza italiana , è un quadro ridimensionato. Questo il giudizio di Stefania  Ascari parlamentare in Commissione Giustizia, Antimafia e Femminicidio,nonché prima firmataria del ddl Saman che introduceva il matrimonio forzato nell’elenco dei reati che prevedono il rilascio del permesso di soggiorno alle vittime di violenza domestica: “Nessuno potrà restituire la vita a Saman ma questa sentenza, seppur facendo giustizia forse soltanto in parte, è importante perché può aprire uno spiraglio nella coltre di omertà che circonda i matrimoni forzati. Chi denuncia questo reato deve sapere che avrà lo Stato dalla sua parte. Grazie alla proposta di legge che ho scritto assieme a Senza Veli sulla lingua e Telefono Rosa, per esempio, sarà possibile concedere il permesso di soggiorno a quante di loro avranno il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine proprio per evitare ciò che accadde a Saman. Non siamo riusciti a salvare Saman, ma abbiamo il dovere di impedire che ci siano altre vittime dopo di lei». 

«Sono molto curiosa di leggere le motivazioni della sentenza, – così la criminologa Roberta Bruzzone: “Conosco la giudice Peretti e so che è una giudice estremamente attenta e rigorosa. Sarà chiaramente una sentenza che ripercorrerà tutta la vicenda ed evidentemente se è arrivata a questo pronunciamento per i genitori, esso è assolutamente condivisibile. Per lo zio, anche alla luce della sua collaborazione, mi sembra una pena molto mite, mentre circa l’assoluzione dei due cugini sono proprio curiosa di capire che tipo di percorso logico hanno seguito i giudici della Corte di Assise. Quindi al momento registro questa sentenza come parzialmente soddisfacente; a mio modo di vedere, tutto il nucleo doveva essere riconosciuto autore di questa terribile vicenda. Ma se la Corte di Assise ha ritenuto di assolvere due degli gli imputati evidentemente avrà avuto elementi che andavano in quella direzione”.

“Al momento prendo atto di questa sentenza continua Bruzzone – comunque sono soddisfatta dell’esito per quanto riguarda i due genitori che ritengo siano gli autori principali di questa vicenda».  

Di diverso avviso è la presidente dell’associazione Senza Veli sulla Lingua,Ebla Ahmed che dichiara di non essere soddisfatta della sentenza. «Al di là delle motivazioni che aspetto di leggere, innanzitutto ritengo giustissime le condanne all’ergastolo nei confronti dei genitori, ma esprimo perplessità per la pena lieve allo zio, e l’assoluzione ai cugini che potranno ritornare a Novellara e continuare a vivere la propria vita come se nulla fosse accaduto. Mi auguro che il fratello teste d’accusa contro i familiari compreso i cugini, non debba ora subirne le conseguenze. Questa sentenza secondo me scoraggerà le vittime di matrimonio forzato a denunciare. Perchè la costrizione al matrimonio non riguarda soltanto i genitori delle figlie ma tutto il contesto familiare. Qui si tratta di cultura ancestrale e patriarcale che va sradicata. E in tal senso andava emessa una condanna esemplare senza sconti né assoluzioni. Saman è con questa sentenza morta due volte». 

In foto un momento del processo

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