“Inopportuna la retribuzione di 690.000 euro all’anno per il nuovo AD di Iren, quando la genta fatica ad arrivare a fine mese”. La CGIL critica la multiutility

“Auspichiamo che il nuovo AD del Gruppo Iren, Paolo Emilio Signorini, possa mettere in campo tutte le strategie e le iniziative utili a rendere la società, che ha ormai un indebitamento strutturalmente superiore all’80% dei ricavi, più salda di quanto non lo sia ora, a tutela delle famiglie, degli utenti e dei propri dipendenti”.

Non le manda a dire a IREN la Cgil di Reggio Emilia, attraverso Luca Chierici, membro della Segreteria della Camera del Lavoro, dopo quanto anticipato dalla stampa nei giorni scorsi in merito alla nomina del nuovo Amministratore Delegato.

Nel mirino, oltre all’elevato indebitamento finanzario della multiutility, il compenso-monstre (405.000 euro di retribuzione fissa + bonus conseguibili al raggiungimento di alcuni obiettivi) vicino ai 700.000 euro che dovrebbe intascare per i primi 12 mesi di incarico Paolo Emilio Signorini. Ciò, secondo il sindacato, mentre i cittadini fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e subiscono una drastica diminuzione del loro potere d’acquisto anche a causa delle esose bollette energetiche, incluse quelle di IREN, che arrivano nelle case.

“In questo contesto ci chiediamo se sia opportuno, per quanto legittimo, che una Società a partecipazione pubblica come IREN decida di riconoscere al proprio AD una retribuzione annua che, dovessero essere raggiunti anche gli obiettivi variabili, si attesterebbe, secondo le cifre riportate sulla stampa, attorno ai 690 mila euro all’anno – continua Chierici – Ciò mentre i costi energetici mettono in grave difficoltà centinaia di famiglie sul territorio e nel quale anche i lavoratori dipendenti spesso faticano a far quadrare i conti familiari, un periodo in cui sono ormai acclarati gli extraprofitti delle imprese energetiche e nel quale anche i cospicui dividendi erogati ai Comuni hanno ridotto le risorse disponibili da destinare alle fasce più deboli dell’utenza”.

“Per quanto la decisione relativa alla retribuzione prevista (che parte da un fisso di 405 mila euro annui) sia legittima da parte societaria, il sindacato – incalza la CGIL – si chiede se non sarebbe stato possibile, o più opportuno, decidere di destinare parte di quelle risorse al potenziamento degli aiuti alle famiglie che faticano a pagare le bollette, o al miglioramento delle condizioni di lavoro di dipendenti diretti e delle imprese che operano in appalto per la multi utility”.

“Riteniamo si debba cominciare a ragionare di un tetto e di una percentuale di differenza massima tra la retribuzione dei dipendenti di una società (a maggior ragione nelle aziende pubbliche e/o partecipate) ed i dirigenti della stessa – conclude la Cgil provinciale -. Va ricordato che a più riprese abbiamo chiesto e sollecitato, unitamente alle altre OO.SS. L’attivazione di un confronto diretto con l’Azienda ed il Comune di Reggio per condividere azioni a tutela delle fasce più esposte della popolazione reggiana, purtroppo ad oggi senza esito”.

Il gruppo IREN è retto da un patto di sindacato tra i tre principali azionisti, ovvero i Comuni di Reggio Emilia, Genova e Torino (due di centrosinistra e uno di centrodestra) che complessivamente detengono il 51,7% delle azioni. Ai vertici del gruppo c’è un triumvirato composto dal Presidente Paolo Dal Fabbro, nominato nel luglio 2022, dal Vice Presidente, il reggiano Moris Ferretti, nominato nell’aprile 2019, e dal nuovo Amministratore Delegato Paolo Signorini.

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