“E’ finita un’epoca” scrive Angelo Alessandri nella nota con cui dà l’addio alla Lega Nord. Un’epoca è finita davvero e nel peggiore dei modi. Il capo indiscusso del Carroccio in Emilia lascia ciò che resta del partito dopo gli scandali e le inchieste, l’addio di Bossi e la ramazza e i barbari sognanti di Maroni. “Ritengo che sia concluso un ciclo – scrive Alessandri e non sento più gli stimoli per continuare. Sarei poco chiaro se mi limitassi a questa spiegazione criptica, quindi, devo farmi forza e cercare di spiegarne i motivi a chi mi conosce. Ho analizzato ogni aspetto: l’entusiasmo di un tempo è scomparso, le mie valutazioni politiche non sono in sintonia con il nuovo corso leghista”.
Più chiaro di così non poteva essere l’ex ragazzo partito da Guastalla e arrivato nel gotha di un partito in cui hanno sempre comandato i veneti e lombardi. Alessandri ci ha creduto davvero di potere esportare quel “modello emiliano” forte di risultati importanti nella regione più rossa d’Italia: dal 17% ottenuto nel 2009 nella corsa a sindaco di Reggio, al 15% incassato dal partito alle regionali nel 2010. “Ricordo che durante i miei 11 anni da segretario dell’Emilia – ricorda – siamo riusciti a diventare, la quarta gamba del tavolo Lega. Siamo passati dal 2 % al 18 %, ma evidentemente questo successo ha portato purtroppo anche problemi di natura fisiologica, difficile da gestire”.
Come sembrano lontani quei successi dopo i diamanti di Belsito, i conti in Tanzania, l’addio di Bossi. Un mondo che non esiste più. Sarà la magistratura ad accertare eventuali responsabilità penali di Alessandri. Il giudizio politico è altra cosa: l’ex segretario rivendica i successi ma le parole utilizzate per dire addio alla Lega suonano come la definitiva presa di coscienza che senza Bossi il Sole delle Alpi è tramontato per sempre. E la ramazza di Maroni servirà solo a raccogliere i cocci.