Marketing e musicaMa le macerie del terremoto sono ancora lì

I fondi promessi non sono ancora arrivati

Manca solo il sì della politica, ma il progetto è già nero su bianco. Il successo di Italia loves Emilia soffia nelle vele del Campovolo, non più pista d’atterraggio di provincia ma grande area per concerti gestita, guarda caso, dagli stessi organizzatori dell’evento: il manager di Ligabue Claudio Maioli e Ferdinando Salzano, amministratore delegato di Friends and Partner. La sbornia post concerto e i sogni di gloria rischiano però di fare passare in secondo piano quello che accade nelle zone colpite dal terremoto. O meglio, quello che non accade. Costringe a un brusco ritorno alla realtà il reportage pubblicato oggi dal Corriere della Sera che racconta come la ricostruzione nelle zone devastate dal sisma sia ferma.

“La ricostruzione dei centri storici sfregiati dalle scosse del 20 e 29 maggio è il capitolo di un libro ancora tutto da scrivere e non c’è nemmeno un segnale che faccia sperare in un’accelerata”, si legge nell’articolo che riporta le parole del presidente di Confindustria Modena, Giovanni Messori: “Se andrà bene, ma proprio tanto bene, forse potremo parlare al passato fra cinque anni”.

Nei dodici Comuni terremotati dell’Emilia ci sono ancora tendopoli aperte per 3.061 sfollati. Altri 88 sono ospiti in un residence e 1.467 vivono in alberghi. Le persone che aspettano il contributo per la sistemazione autonoma programmato dalla Protezione civile sono 39.327. E nessuno ha visto ancora un centesimo. Durissime le parole del sindaco di Novi, Luisa Turci: “La gente ha ragione, i soldi non sono arrivati. Noi siamo i primi ad essere arrabbiati. Ci sarebbe da chiedersi come mai la Protezione civile non ha dato denaro per finanziare le sistemazioni autonome. Lo sta anticipando la Regione… Capisco che nel comune sentire tutti pensino “se non mi danno nemmeno 500-600 euro come faccio a credere che arriveranno i soldi della ricostruzione?”.

Intanto l’inverno è alle porte e nelle tendopoli il freddo comincia a farsi sentire. Poi c’è tutto il settore produttivo praticamente paralizzato, dai negozi alle imprese. Fino ad oggi la parola d’ordine è stata “arrangiarsi”, ma ora la rabbia comincia a montare. Molte aziende hanno trasferito la produzione dove hanno potuto, dei promessi centri commerciali temporanei di container non c’è traccia così come del contributo di 15mila euro per chi dovrà comprare un container e pagare gli oneri di urbanizzazione. “Stiamo lavorando con i soldi delle donazioni private” dice al Corriere Cristina Ferraguti, assessore alle Attività produttive di Cavezzo. “E per non farci mancare niente abbiamo anche una questione legale che blocca lo sgombero delle macerie dalla piazza centrale”.

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