La giunta di Assindustria e il consiglio direttivo di Confapi Pmi hanno detto sì al progetto di fusione tra le due associazioni. Ora la palla passa alle assemblee che dovranno ratificare l’unione dalla quale nascerà Unindustria Reggio Emilia. Il progetto era stato annunciato ai primi di agosto con una comunicazione ufficiale a firma dei due presidenti, Cristina Carbognani e Stefano Landi: “Un passaggio storico per l’intero settore imprenditoriale della nostra provincia, in una fase in cui, in ogni attività, occorre concentrare risorse e competenze per recuperare efficienza. Riteniamo che il progetto abbia un enorme valore tanto dal punto di vista della legittimazione e autorevolezza della rappresentanza del settore, quanto sotto il profilo organizzativo e del servizio delle imprese”.
La nuova associazione, che avrà circa 1300 soci (800 degli industriali e 500 di Confapi) aderirà al sistema Confindustria e il presidente rimarrà Stefano Landi. Come ha spiegato il presidente, ci sarà un periodo transitorio, in cui negli organi rappresentativi di Unindustria saranno presenti rappresentanti sia degli Industriali che di Confapi. Garanzie sono state fornite sul fronte dell’occupazione: i 30 dipendenti di Confapi saranno in forze alla nuova associazione.
Ora manca solo l’ultimo passaggio, quello decisivo: l’appuntamento è il 24 settembre quando le assemblee straordinarie saranno chiamate ad approvare la fusione. Si tratta di una fase molto delicata, sia per la difficilissima congiuntura economica che per le tensioni che agitano Confapi a livello nazionale. Da mesi soffiano venti di scissione e da Modena è partito un vero e proprio ammutinamento che ha portato alla costituzione di una nuova associazione di categoria, l’Apmi. L’esempio di Modena è stato seguito da altre importanti realtà quali Bergamo, Verona e Vicenza che insieme si sono confederate in Confimi, che ha già annunciato l’intenzione di non entrare in Unindustria.
Sul progetto pesano infine le parole del presidente della Cna Tristiano Mussini, con il quale Confapi aveva intavolato una trattativa per una eventuale aggregazione prima che la Carbognani facesse il patto con Landi: “Andando verso Unindustria, Confapi dichiara implicitamente chiusa la propria esperienza e decide di farsi assorbire dal sistema di Confindustria”.