E’ stata una vera “odissea nello spazio”, quella che ha preceduto il parto dell’ultima fatica di Barry Sonnenfeld. La sua sceneggiatura è stata sottoposta a diversi rimaneggiamenti, la superstar Will Smith è più volte sembrata sul punto di mandare a monte il progetto, la promozione del film ha richiesto spese astronomiche inizialmente non previste. Finalmente, tuttavia, Men in black 3 (da molti già acronimizzato in MIB³) è giunto sul grande schermo, a ben dieci anni di distanza dal primo deludente sequel.
Per fortuna stavolta il risultato raggiunto si mostra ben più dignitoso di quello offertoci dal secondo capitolo. Nella nuova avventura, i due agenti in nero J e K (un sempre simpaticissimo Will Smith ed un visibilmente invecchiato Tommy Lee Jones) sono coinvolti in una faccenda che porterà ad inserire nella trama uno degli escamotage narrativi più amati dai fan della fantascienza e dai nerd in generale: il viaggio nel tempo. Precisamente nella Terra del 1969, dove J dovrà prevenire l’omicidio del suo (ancora giovane) amico e ed evitare così la realizzazione di un presente alternativo distopico.
Difficile prendere enormi cantonate quando si tirano in ballo i paradossi spaziotemporali. Soprattutto se diventano un pretesto per sviscerare il passato dei personaggi e mostrarne la genesi caratteriale. Per fortuna, lo script fresco di Etan Cohen riesce a regalare uno spettacolo di ottimo intrattenimento, infarcito della stessa ironia che aveva permeato la saga ma evitando le cadute di stile del film precedente.
Un’attesa che, a quanto pare, ha ripagato le aspettative. E che potrebbe portare insperata e nuova linfa al franchise.