Prova di forzaLavoro, la Cgil porta in piazza 10mila persone

Grande partecipazione al corteo, centro paralizzato

Comunque la si pensi sul governo e sulla riforma del lavoro, di certi segnali non si può non tenere conto. Perché se in piazza scendono 10mila persone in una giornata infame dal punto di vista meteorologico qualcosa vorrà pure dire. Un tripudio di bandiere rosse, scene d’altri tempi. Operai, pensionati, studenti. Per una mattinata il centro è rimasto bloccato, con una lunga fila di autobus fermi.

All’arrivo in piazza della Vittoria, per oltre mezz’ora sono sfilati i vari spezzoni del corteo: prima i metalmeccanici della Fiom, poi i pensionati dello Spi, il Pubblico impiego e la scuola, la Rete degli studenti, i chimici, ceramisti e i lavoratori dell’energia, i lavoratori dei trasporti, bancari e assicurazioni, quelli della comunicazione, gli alimentaristi, gli edili, i lavoratori del commercio, inframezzati dagli striscioni di tante realtà aziendali ed Enti, dalle delegazioni di numerose associazioni (Auser, Federconsumatori e Sunia).

Dal palco, mentre ancora scorreva il corteo, sono iniziati gli interventi. Per primo ha preso la parola Silvano Carpi, del sindacato pensionati Spi. A seguire Claudio Rabitti, lavoratore “esodato” delle Cantine Cooperative Riunite; Maria Cotov della Rete degli studenti medi; Gino Caraffi, delegato Fiom Paola Ambrosini della Funzione Pubblica. L’intervento conclusivo è stato svolto da Antonio Mattioli, segretario regionale Cgil che ha ribadito la contrarietà del sindacato al ddl sul mercato del lavoro, perché “conferma i rapporti di lavoro precari, riduce le protezioni sociali e non garantisce la piena applicazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori”.

“In questo paese – ha ribadito – il problema non è l’articolo 18 ma l’assenza di politiche per la crescita, l’occupazione e la necessità di ridurre la pressione fiscale per i lavoratori e i pensionati. La Cgil su queste ragioni  è impegnata a promuovere lo sciopero generale del Paese”. In Italia – ha concluso citando Andrea Camilleri – c’è bisogno di un nuovo Risorgimento, non lasciamo i nostri giovani da soli per cambiare il futuro”.

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