Il processo a Gesù, la sua condanna, l’esecuzione, è nella storia quanto di più veloce si possa concepire. Una notte e un giorno e tutto si conclude. Più veloci di questo processo erano le esecuzioni per volontà del Re di turno o di quei nobili che hanno fatto della tirannia la loro bandiera. E ancora oggi il popolo si genuflette davanti ai Re e alle Regine. Certo che nell’umanità, nella massa intendo, c’è una propensione al masochismo che lascia interdetti. Il cervello a cosa serve? Riprendo il discorso. Le prove che ha portato l’accusa? L’accusa se ne frega delle prove, basta la sua parola sostenuta da una folla di scalmanati urlanti fuori dalla porta. La difesa? Non esiste la possibilità di difesa dall’accusa di eresia o blasfemia perché chi la muove di solito, è uomo di “dio” e ti può condannare a morte come complice. Ricordiamoci della “santa inquisizione”. Molti sono i morti sul rogo solo per permettere a “qualcuno” di impossessarsi dei suoi beni. Inoltre l’accusato, Gesù, aveva dalla sua uomini di rango inferiore a difenderlo come ammalati, poveri, donne: feccia, gentaglia, senza diritti e anche senza quattrini. Le donne poi non avevano possibilità di parola nei tribunali di allora, forse anche in alcuni di quelli di oggi. Gli unici diritti a loro, le donne, riconosciuti, erano quelli di sposarsi giovani, anzi, giovanissime è meglio, in matrimoni combinati e sfornare figli a più non posso per la patria, per la famiglia, per il signore (Dio). C’è un diritto che è loro riconosciuto ancora oggi, per loro fortuna: quello di morire quando è la loro ora, non importa se di botte, di malattia o di consunzione. Questa è la malattia di tutte, e ripeto, tutte le religioni: imporre il proprio credo a tutti i costi e chi non si converte, è un nemico. Il potere, sappiamo bene, corrompe, il potere religioso non solo corrompe, ma esalta. Cristo non è venuto per fondare una religione, ma è venuto a dirci che è ora di usare la testa. Dio è il Dio di tutti, anche del più reietto, del più cattivo, del più buono. E se siamo tutti nella stessa barca. O ci mettiamo a remare nella stessa direzione o alla fine questa barca affonderà. Ma quanto è difficile diventare Cristiani. Giuda è tentato da un insieme di fattori, il denaro, la fede, e il potere di decidere. Miscela esplosiva nel suo cervello. Povero Giuda. Ha pensato di poter risolvere due problemi in un colpo solo. Ha pensato di essere intelligente quanto Dio. Quando si è accorto che i sommi sacerdoti lo avevano ingannato sappiamo tutti cosa ha fatto. Il Sinedrio non voleva Gesù per interrogarlo sulla sua dottrina, lo voleva uccidere come Erode aveva fatto con Giovanni Battista. Il potere uccide i suoi detrattori o moralmente o fisicamente. E che nessuno pensi che ai nostri giorni sia diversa la storia. Guardiamoci attorno e non solo fuori da casa nostra.
Giovanni 20 – 1,9 All’alba del primo giorno della settimana, quello che viene dopo il sabato, Maria di Magdala, e l’altra Maria si recò al sepolcro il mattino, quando era l’alba e vide che la pietra era stata divelta dal sepolcro. Maria subito corse da Simone Pietro e da quell’altro discepolo che Gesù amava. Arrivata da loro, disse: “Siamo andate al sepolcro e non abbiamo trovato il corpo del Signore, l’hanno portato via e non sappiamo dove è stato deposto!”. Simon Pietro e Giovanni subito uscirono da casa. Correvano entrambi in preda ad una forte emozione. Giovanni correva più veloce di Pietro, anche perché era più giovane, e arrivò per primo al sepolcro. Non entrò ma si chinò per guardare dentro e vide le bende per terra. Poco dopo arrivò anche Simon Pietro. Pietro entrò nel sepolcro e vide le bende, che erano servite per avvolgere il corpo di Gesù, ammonticchiate per terra. Invece il sudario, che gli aveva ricoperto il capo, era in disparte ordinatamente ripiegato. Finalmente anche Giovanni entrò. Anche lui vide il sepolcro vuoto. Allora compresero, perché non avevano ancora capito le parole della scrittura, cioè che egli sarebbe resuscitato dai morti.
Commento. “La resurrezione”. Nella narrazione della resurrezione tutti i redattori dei vangeli si sono cimentati nel tramandarci l’evento anche con differenze e contraddizioni, per questo motivo non faccio un commento sui singoli passi ma sull’evento complessivamente cercandone l’interpretazione spirituale. Un dato emerge come incontrovertibile: Gesù non è riconosciuto dopo la resurrezione, ma deve fare qualcosa per farsi riconoscere. Inoltre non si mostra mai nello stesso modo. Alle donne nello sfolgorio dell’angelo, a Tommaso come il Gesù ferito dai suoi giustizieri, a Emmaus come un pellegrino, a Paolo come voce avvolta da una luce abbagliante. La deduzione logica è che egli non sia il Gesù di prima, quindi non è un cadavere rianimato ma qualcos’altro. Prima di continuare una domanda per mettere in evidenza la diatriba che c’è dai tempi dei tempi fra: “Fede” e Ragione”: Dio è un essere ragionevole? Si può credere in Dio solo con la fede o solo con la ragione? La risposta non la voglio dare ora ma è scritta a chiare lettere nella storia dell’umanità e delle religioni. Allora se Gesù non è un cadavere rianimato ma una manifestazione spirituale tutto il discorso, dalla natività, passando per la sua predicazione: “Il corpo non giova a nulla” alla resurrezione, e tenendo la barra sulla Sua divinità, dicevo, tutto questo è in una linea logica coerente e senza contraddizioni. La resurrezione va intesa simbolicamente come l’esemplificazione del percorso spirituale che deve fare l’umanità per entrare nel Regno del Padre. Il cristiano ascolta la parola di Dio e la mette in pratica tutti i giorni, tutti i momenti della giornata: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Il cristiano ha cura della sua anima come ha cura dell’anima del suo prossimo. Il cristiano perfeziona il suo percorso facendo tesoro dell’esperienza e con questo si rinnova continuamente: evoluzione spirituale. Il cristiano coltiva la sua coscienza e dalle verità che riconosce e mette in pratica ricava la sua morale di vita. Il cristiano non deve imporsi nella società o imporre la sua dottrina, il cristiano, la mostra a testimonianza della sua fede. Il cristiano con la sua opera continua non cade nell’Entropia, dove abitudini e consuetudini fanno decadere la fede e allontanano dal Regno. Con il processo di comprensione delle verità in ogni momento il cristiano è sempre aggiornato con i tempi evolutivi dello spirito. Il cristiano sa che la verità piano, piano, gli svelerà ogni cosa attraverso il processo di comprensione, Il cristiano sa che il primo dono di Dio è la “Libertà”, ma che senza la “Verità” porta danno allo spirito, alla mente, al corpo. Il cristiano sopporta le fatiche, i dolori, senza imputare a Dio colpe o muovergli rimproveri. Il cristiano fa della “bontà” e del “perdono” le colonne portanti del suo pensiero. Il cristiano nella sua vita non cerca gloria, lodi o premi per quello che fa, il giudizio lo lascia agli altri e a Dio. Questa è simbolicamente la via crucis del cristiano. La materia, il corpo, diventa un mezzo al servizio dello spirito. Gesù ha cercato di farcelo capire in tutti i modi. La resurrezione è l’atto finale, in altre parole: la conversione. Il risorgere a nuova vita. Una vita fatta di valori, di contenuti, di Amore. Ora tocca a noi.