Gianluca Ferrari
L’ennesima brutta figura in campionato, domenica in quel di Pisa, ha fatto sprofondare nuovamente in classifica la Reggiana di mister Zauli. La zona play-out dista solamente due punticini e, dietro, la concorrenza si fa sempre più ampia. Quello che spaventa di più, però, è l’enorme difficoltà da parte della squadra di creare un proprio gioco e di rendersi pericolosa in area avversaria, segnale che il cambio di rotta in panchina non ha dato per ora i risultati sperati. Del resto i numeri parlano chiaro; nelle prime dieci partite da allenatore, Zauli ha collezionato 3 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte, esattamente come il suo predecessore ad inizio stagione (sempre prendendo le prime dieci gare giocate). Non solo. La Reggiana di Zauli ha sì subito meno reti ma ne ha segnate molte di meno (10 vs 14) anche se su questo dato pesa, e non poco, l’assenza di Beppe Alessi, sempre a disposizione di Mangone ma non altrettanto del subentrato Zauli.
Insomma, dati alla mano, rispetto ad inizio stagione nulla è cambiato e nelle ultime uscite la Reggiana è sembrata addirittura quella brutta e spenta dell’era Mangone, criticato da tutti e sfiduciato dalla società stessa. I problemi attuali, guarda caso, sembrano essere gli stessi: i granata faticano a trovare una propria identità, non mettono grinta, rabbia, agonismo e sono ben lontani dal giocare come una squadra degna di tal nome dovrebbe fare. Il peso dell’attacco sembra essere tutto sulle spalle del numero dieci granata e la sua mancanza, nelle ultime giornate, si è fatta sentire eccome. E’ vero, ad Alessi non ci sono alternative ma uno dei compiti di un allenatore consiste proprio nel saper trovare una variante tattica efficace tale da poter sopperire alla mancanza dei suoi elementi migliori. Zauli, questo, non è riuscito ancora a farlo.
La squadra, per lunghi tratti di gara, gira a vuoto, ha un centrocampo incapace di fare filtro tra attacco e difesa ed è priva di un interditore che sappia anche costruire gioco partendo da dietro. Zauli continua a dare fiducia al suo 3-5-2 ma il rendimento degli esterni è troppo altalenante e non garantisce nemmeno quei due o tre palloni giocabili in area avversaria a partita e non è un caso che le azioni più pericolose dei granata arrivino da calcio piazzato o comunque senza palla in movimento. Sulla rosa, ovviamente, si potrebbe scrivere un discorso a parte. Ma i giocatori sono questi e da qui in avanti ogni partita sarà una finale; toccherà al tecnico ed al suo staff tirare fuori il meglio che possono da questa squadra, sperando nella fiducia e nel supporto della tifoseria, sempre più arrabbiata e critica con il nuovo mister del quale chiede la testa ormai da tempo. Per questo motivo la società, con un nota pubblicata sul sito ufficiale della squadra, ha chiesto a tutti di stringersi attorno a tecnico e giocatori per portare a termine nel miglior modo possibile una stagione così dura e travagliata. Da festeggiare, alla fine, non ci sarà comunque nulla.