Iren vende il patrimonio immobiliare, i sindacati sono sul piede di guerra. Aumenta la tensione dopo la decisione dell’utility di via Nubi di Magellano di dismettere gran parte del patrimonio immobiliare, mettendo sul mercato anche tutti i centri direzionali, per un valore di circa 150 milioni. Le rappresentanze sindacali (Rsu ed Rsa) di Reggio, Parma e Piacenza accusano l’azienda di avere “scavalcato tutte le corrette prassi di informazione e confronto”.
“Bisogna aggiungere – scrivono i sindacati che non è la prima volta: già alcuni mesi fa era stato fatto l’annuncio a mezzo stampa di importanti variazioni del piano industriale (in particolare investimenti e livelli occupazionali) sempre senza aver il buon gusto di far precedere a questo un incontro con le Rappresentanze dei lavoratori. Viene pertanto da pensare che non sia un incidente di percorso, ma il metodo che Iren intende tenere nei rapporti con i lavoratori e i cittadini. Pensiamo che la scelta di vendere il patrimonio immobiliare di Iren in questo momento sia particolarmente negativa, sia perché si tratta di una svendita di un bene accumulato nel tempo con le risorse dei cittadini e il contributo dei lavoratori Iren, sia perché così si deprime il valore dell’azienda nel suo complesso abbassando l’affidabilità verso i creditori, sia perché in questo momento il valore degli immobili è particolarmente deprezzato.
Secondo i sindacati “questa azione risulta oltremodo insensata non avendo esperito nessuna possibilità di confronto per l’ottimizzazione dei processi industriali che potrebbe portare a significativi risparmi, probabilmente perché la direzione aziendale ritiene inutile e superfluo qualsiasi apporto che i lavoratori possono dare attraverso le proprie rappresentanze”.
“Ci sembra importante ricordare – scrivono ancora i sindacati – che già nell’ottobre del 2011 si era arrivati alla proclamazione di uno stato di agitazione, dopo che le Rsu-Rsa avevano sollevato diverse criticità nella condotta aziendale, tra cui il mancato rispetto di accordi aziendali in vigore; mancato accordo sul tema degli appalti; attuazione unilaterale del piano industriale; mancato riconoscimento delle Rappresentanze dei Lavoratori. Questi temi sono ancora per la maggior parte aperti e non si vede una vera disponibilità di Iren a trovare delle soluzioni condivise, i recenti avvenimenti mostrano anzi un’arroganza e un’unilateralità nelle scelte aziendali per noi inaccettabili. Il livello delle relazioni industriali fra i lavoratori e l’azienda è infatti ai minimi storici e non sembrano neppure molto buoni i rapporti tra Iren e la cittadinanza che non vede migliorare i servizi e subisce decisioni calate dall’alto”.
“Condividendo la posizione delle Rsu di Iren Genova comparsa sul Secolo XIX, – conclude la nota chiediamo alle forze politiche interessate e ad Iren di fermarsi per un momento di riflessione, evitando di procedere a tappe forzate con altre fusioni o operazioni finanziarie, e di avviare invece un processo di consolidamento delle capacità industriali dell’azienda tramite un serio confronto con i lavoratori ed i cittadini”.