L’operazione Edipower potrebbe di costare caro a Iren. E a pagare il conto rischiano di essere gli azionisti, quindi i cittadini. A dirlo è lo stesso presidente di Iren, Roberto Bazzano che in una intervista al quotidiano economico Il Sole 24 Ore ha dichiarato che le minusvalenze legate alla cessione della quota Edison e dell’operazione Edipower (pari a circa 160 milioni di euro) potranno avere un impatto sul dividendo. Tuttavia il manager ha aggiunto che le considerazioni sono ancora premature e che tutto dipende da come e quando sarà effettuata la valutazione di Edipower.
Stanno dunque cominciando ad arrivare al pettine i nodi dell’acquisizione della nuova Edipower tutta italiana, il colosso dell’energia passato sotto il controllo di una cordata, la holding Delmi, guidata da Iren (26%) e dalla lombarda A2A (56%), in seguito all’accordo con lo Stato francese per la spartizione del mercato energetico nazionale. Il primo problema che i soci devono affrontare, infatti, è il rifinanziamento del debito di Edipower che ammonta a 1,1 miliardi di euro. A2A, l’utility controllata dai comuni di Brescia e Milano, è un gigante non solo nelle dimensioni ma anche nei debiti: la società è già esposta per 5 miliardi di euro al quale si aggiungono 600-700 milioni di minusvalenze legate all’uscita da Edison; Iren, che ha un indebitamento finanziario netto vicino ai 3 miliardi, deve mettere a bilancio minusvalenze pari a circa 160 milioni di euro.
Alla luce di questi numeri i dividenti non sono l’unico problema (stiamo parlando anche di soldi pubblici, dal momento che il comune di Reggio, insieme a quelli di Parma, Piacenza, Genova e Torino, è azionista di Iren), perché ci sono altri pesanti interrogativi sul futuro: il mercato dell’energia è in difficoltà e nel 201o Edipower ha fatto registrare perdite nei ricavi di oltre 200 milioni di euro di ricavi. Anche sul fronte degli impianti la situazione non è rosea: dei nove in funzione solo le tre centrali idroelettriche non sono in perdita. Edipower è un gigante dell’energia fossile: su 15.7849 GWh prodotti, 13.205 (l’83%) vengono da gas e carbone. E le due centrali a carbone sono in pessime condizioni e necessitano di interventi di adeguamento stimati in 800 milioni di euro.
Una multiutility del Nord?
In questi giorni si è parlato del progetto di costituire una grande multiutility del Nord. Nei giorni scorsi il sindaco Piero Fassino ha incontrato il primo cittadino di Trieste Roberto Cosolini per discutere della possibilità di creare un’aggregazione tra le società fornitrici di servizi Iren e Acegas-Aps, ex municipalizzata controllata dai comuni di Padova e Trieste. Da Milano, ha risposto indirettamente l’assessore al bilancio Bruno Tabacci che ha parlato di “idea eccessiva”. “Edipower – mi sembra piuttosto il primo passo per una integrazione tra A2a e Iren che devono dimostrare di saper gestire bene questo asset: cominciamo da questo”. Un futuro insieme allora per le due utility? “Il futuro di A2A e di Iren è partire da questo business comune per vedere dove porta: potenzialmente insieme sarebbero un gruppo da 10-11 miliardi di fatturato”.
Mentre a Milano e Torino si decide il futuro della multiutility di via Nubi di Magellano, si registra il silenzio degli amministratori reggiani. Qui non è ancora stata spesa una parole su ciò che sta avvenendo, se non la dichiarazione di giubilo del sindaco dopo l’accordo raggiunto su Edipower. Ma siamo sicuri di avere fatto un affare?