Fuga dal mercatino dell’usato

Il nostro inviato Samuele Carini scappa dalla Polveriera

Samuele Carini

Il grande cartello della pro-loco di Cadelbosco accoglie i visitatori e indica la direzione del punto di ristoro dove si preparano gnocco fritto e chizze. Non molto lontano anche gli Alpini hanno bibite e panini da offrire agli affamati. Le premesse sembrano invitanti e appetitose…

Il fiume umano di acquirenti appare arginato solo dai gazebo degli espositori. Già dai primi passi si intuisce quello che si troverà addentrandosi nel mercato. Abbigliamento: maglie, camicie, pantaloni, appesi o ripiegati in cumuli. La migliore offerta è di 4 capi per un euro. Scarpe a tonnellate e poi valigie, borse, cravatte, cappelli, costumi e intimo firmato. Allora verrebbe da chiedersi se si tratta di regali sgraditi o di una taglia sbagliata e quindi rivenduto poiché nuovo e mai indossato e invece la risposta spesso è no. Del resto questo è il mercatino dell’usato, ma quando si parla di Moda e se è firmato…

Scorrendo tra i banchi si cerca qualcosa, di utile, di inutile, da collezione, ma comunque si passa il tempo e si scambiano quattro chiacchiere con gli espositori. Forse questa è la cosa più bella ma non tutti sono disponibili, del resto sono lì per vendere. Le cose più interessanti, benché apparentemente fuori luogo, di questa edizione sono sicuramente due banchi di miele, marmellate e aceto balsamico. Credo ci fosse anche un banco di piante ornamentali in saldo… forse usate anche quelle. Graziosi anche un banco di oggetti in ceramica tipo Capodimonte e statuine in biscuit e un’altro con attrezzi d’epoca.

All’articolo 3 del regolamento del mercatino  si legge che l’ iniziativa si propone di valorizzare l’area del parcheggio “Polveriera” e le zone circostanti creando nuove opportunità di incontro dei cittadini con attenzione ai temi della tutela dell’ambiente, del riciclo di oggetti, dell’economia domestica e della solidarietà sociale. Tante belle parole ma di fatto cosa si concretizza?  Il mercato è aperto agli espositori anche di fuori provincia, magari che raggiungono il parcheggio con un navigatore satellitare e una volta finito il mercato torneranno da dove sono venuti limitando la reale opportunità di incontro a soli 4 giorni l’anno. E la solidarietà sociale dov’è?

I mercatini dell’usato domestico sono un ottima occasione per tutti di liberarsi, monetizzando, di quanto si ha in casa, in cantina o in magazzino e che non si usa più. Questo attrae un numero esorbitante di persone alla ricerca di grandi affari. I primi che arrivano la mattina verso le 6.30-7 sono extracomunitari alla ricerca di elettrodomestici di ogni tipo per la casa e utensili da lavoro; e i rigattieri antiquari, alla ricerca di qualche tesoro antico sconosciuto all’attuale possessore da riscoprire e rivendere nei mercati preposti anche il giorno stesso. Interessante anche considerare che per sole 170 piazzole disponibili abbiano fatto richieste di adesione oltre 500 potenziali espositori. Quello che ho constatato negli ultimi tempi è il progressivo impoverimento di quegli elementi di novità e di qualità che hanno contraddistinto le prime edizioni. Forse la tanta pubblicità che si fa a queste iniziative sulla rete crea aspettative, sia di vendita che di acquisto, che potrebbero andare deluse nel tanto bruttume proposto.

Usato domestico sì, ma la qualità e l’igiene? Garanzie? Quali regole? Chi controlla? Purtroppo la risposta è spesso NO e Nessuno. Vale la regola visto e piaciuto. Sebbene i regolamenti indichino un elenco di massima degli oggetti esponibili, di fatto ogni venditore mette sul banco o per terra quel che vuole. E allora l’ultima parola spetta o chi partecipa da acquirente, come è giusto che sia.

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