L’Iride-Jones Silvano Vinceti (nella mitologia e nell’Eneide in particolare Iride è inviata da Giunione per recidere il capello di Didone e consegnarla finalmente ad una sospirata morte), che dalla sua Scandiano dove già rinvenne i resti di Matteo Maria Boiardo ha esteso la sua necro-manìa a gran parte dell’Italia, è stato sonoramente bacchettato (non è la prima, non sarà l’ultima volta) sulla prima pagina del quotidiano La Stampa.
Il 60enne “dottor vita” (scava nel passato, anche fisicamente, per riportare alla luce i resti dei grandi) dalla paradossalmente incontenibile vis funebre, questa volta l’avrebbe fatta grossa. Passi per aver annunciato o giù di lì di aver ritrovato nell’ordine le spoglie di Boiardo, Caravaggio, Petrarca, Leopardi, Pico della Mirandola e Poliziano e di aver tratteggiato finalmente il vero volto di Dante, ma farsi promotore di una raccolta di firme per riportare la Gioconda a Firenze nel 2013, in qualità di presidente del comitato per la valorizzazione dei beni culturali, sarebbe davvero troppo.
Per l’articolista Bonami l’idea vincetana dipenderebbe dal caldo (ma è stato il luglio più freddo degli ultimi 30 anni) o peggio dall’assoluta mancanza di proposte interessanti. Silvano viene invitato a valorizzare il patrimonio che possediamo e non a cercare di farlo con quello degli altri (i francesi comprarono Monna Lisa per 4000 scudi dagli eredi diretti di Leonardo). Per Vinceti il quadro più famoso al mondo è “moralmente” italiano e via con questa (improbabile) iniziativa, che sarà portata avanti a suon di pubblici soldi; dal Louvre hanno già fatto sapere che la signora dall’enigmatico sorriso da là non si muoverà mai.
Bonami colpisce il nostro Vinceti di fioretto ma negli organi vitali e parla di “pretesto ridicolo”, “battaglia contro i mulini a vento”, “raziocinio… qualità rara”, “figura da sciocchi davanti ai francesi”, “tristi polemiche e pasticci politici” sempre riferendosi all’iniziativa di Iride-Jones. Ma Silvano Vinceti, imperterrito, lui che ascolta il richiamo dei morti, se ne infischia davvero di quello dei vivi. E procede lancia in resta (non a caso “La Stampa” lo paragona a Don Chisciotte) verso il suo obiettivo. E vedrete che, una volta che i francesi avranno negato la sospirata Gioconda, la frenesia riesumatrice di Vinceti troverà nuove fonti di lugubre ispirazione. Con buona pace del motto virgiliano (sempre a proposito di Eneide): “parce sepulto”, risparmia chi è sepolto.