Sono “tempi ligabui” come direbbe l’innocuo massone Michele Moramarco. Che più bui ma soprattutto che più Liga non si può. Solo una città malata terminale di provincialismo come Reggio Emilia poteva venire avvolta, anzi stravolta, nelle abitudini e nel budget da un concerto allestito nelle campagne di Gavassa. Già area protetta delle ex feste dell’Unità. Ma là almeno a trionfare resta un amalgamante odore di gnocco fritto che inebria trasversalmente tutti i palati; qui e ora invece ci sono un palcoscenico da 90 metri, 19 torri d’ascolto, uno schermo di 620 mq e 200mila watt di potenza a scassare i timpani di vicini e lontani e allontanare lo spettro del flop acustico del 2005. Più 2mila ragazzi dell’organizzazione che hanno strappato la stagione ad un probabilmente più proficuo periodo di volontariato in terre di bisogno.
Mentre il Liga “balla sul mondo”, Reggio è asservita, per motivi che sfuggono alle menti più razionali, ai suoi piedi: città impraticabile dalle prime ore del mattino, linee del bus pubblico deviate, macchina di prevenzione e soccorsi da far invidia al tempo imminente dell’arrivo dei quattro cavalieri dell’apocalisse, tutti gli uomini delle forze dell’ordine impiegati per l’evento, Iren che preannuncia una massiccia campagna di distribuzione acqua e raccolta rifiuti (rincari di bolletta in vista?) e, manco a dirlo, organi di informazione (tra cui il nostro anche se con maggior, speriamo, dignità) inseriscono la maxi-scampagnata musicale nell’elenco delle prime tre cose al mondo per cui varrebbe la pena aver vissuto.
L’armoniosa caciara sarebbe costata, a chi organizza, sui 4 milioni di euro; ovviamente l’intento è di introitarne un tot di più. Anche perché i prezzi dell’evento non sono propriamente popolari nonostante gli esibiti costumi del rock-man correggese. Ma quanto costa ‘sto concertone privato alle tasche pubbliche? E chi ci guadagna, a parte qualche albergatore e commerciante e speculatore di parcheggi? E qual è il ritorno per Reggio Emilia? Il Liga intanto, mentre continua a ballare sul mondo (con particolare preferenza per le campagna di Gavassa) annuncia che il concertone-bis del Campovolo diventerà un film in 3D. E te pareva. Naturalmente per la goduria dei fan; che così potranno perpetuare suoni ed emozioni dell’indimenticabile notte bianca del padiglione auricolare. Massì, balliamo tutti quanti sul mondo e cadiamo ballando. Che c’è sempre qualcuno che applaude (quelli sotto il palco) e qualcun altro che ride (quelli sopra)