Arriva sempre più in alto l’inchiesta “Green Money” sulle tangenti nel verde pubblico di Parma. All’alba di venerdì undici persone sono state arrestate nella città ducale dalla Guardai di finanza: tra loro il comandante della polizia municipale, due dirigenti comunali, un dirigente Iren, sei imprenditori e un investigatore privato. Il procuratore capo Laguardia: “Iren? una mucca da mungere”.
Tra le persone finite in manette ci sono il comandante della polizia municipale Giovanni Maria Jacobazzi – già comandante del Nas di Parma – il direttore marketing – già capo dello staff del sindaco e direttore di Infomobility – Carlo Iacovini (attuale responsabile del progetto Zero Emission City) e Manuele Moruzzi del settore Ambiente, uomini considerati molto vicini al sindaco Pietro Vignali fin dai tempi dell’assessorato all’Ambiente. In manette anche il direttore generale dell’Iren a Parma Mauro Bertoli, il presidente di Engioi (società per azioni di cui il Comune detiene la maggioranza) Ernesto Balisciano, il presidente e il vice della cooperativa Student work service Gian Vittorio Andreaus e Tommaso Mori, gli imprenditori Gianluca Facini, Norberto Mangiarotti, Alessandro Forni e l’investigatore privato Giuseppe Romeo Lupacchini.
Le accuse per gli arrestati sono di corruzione e reati contro la pubblica amministrazione. La guardia di finanza parla di un giro di soldi pubblici per mezzo milione di euro. Avrebbero intascato soldi pubblici tramite consulenze fittizie, fatturazioni gonfiate e servizi mai resi. Soldi che invece di finanziare il verde pubblico servivano a sistemare le proprie consorti o giardini privati come quello della casa al mare del comandante dei vigili. Lo stesso Jacobazzi è accusato anche di avere venduto a un investigatore privato di Monza informazioni riservate su aziende e privati cittadini reperibili nei database ministeriali. Quattromila euro a informazione la tariffa. Jacobazzi si sarebbe recato più volte a Monza con un’auto del Comune.
Nella prima fase dell’inchiesta, erano finiti in manette il funzionario dell’Enìa di Parma Nunzio Tannoia e tre imprenditori, accusati di aver pagato tangenti per diverse migliaia di euro per aggiudicarsi appalti di manutenzione del verde pubblico assegnati a prezzi gonfiati.
Emblematico il commento del procuratore capo di Parma, Gerardo La Guardia: “A Parma il fenomeno della corruzione è molto diffuso. L’ex Enìa è una mucca da mungere”. Alla domanda se i politici fossero a conoscenza dell’accaduto Laguardia ha risposto ai giornalisti: “Questa è una considerazione che dovete fare voi”.