“I ragazzi hanno il tempo per sperare e la forza per combattere”. Con questo messaggio Antonio Nicaso si è rivolto ai giovani reggiani nella giornata di apertura del festival della legalità “Noicontrolemafie”, promosso dalla Provincia, che si è aperto venerdì 27 maggio con tre appuntamenti: all’università in mattinata, nel pomeriggio all’hotel Astoria e in serata in piazza Casotti.
Nicaso, tra i massimi esperti di ‘ndrangheta a livello internazionale, è l’ideatore e direttore scientifico del festival, una tre giorni i di convegni, seminari, conferenze e spettacoli, che vede come protagonisti alcuni delle maggiori personalità italiane che si sono distinte nella lotta alle mafie: magistrati, giornalisti, intellettuali, imprenditori, accomunati dalla battaglia contro ogni forma di criminalità organizzata.
Dopo le conferenze all’università e all’Astoria, venerdì sera in piazza Casotti è andato in scena uno spettacolo particolare. Nicaso si è improvvisato narratore e ha descritto con forza e intensità il fenomeno mafioso. Un racconto che ha intrecciato vicende personali, come quella del compagno di banco il cui padre è stato ucciso per non avere chinato la testa, a fatti di cronaca che hanno scandito la storia della mafia dagli albori ad oggi, passando per lo spartiacque del maxiprocesso del 1987. Le immagini di chi ha pagato con la vita l’impegno civile, le testimonianze lette da Roberta Bedogni e Lorenzo Sassi hanno reso lo spettacolo particolarmente incisivo ed emozionante.
E le vicende raccontate non appartengono a terre lontane, ma riguardano da vicino Reggio e la sua gente. Nicaso lo ha ripetuto più volte: qui la criminalità organizzata è silenziosa ma non è meno forte che altrove. “Le istituzioni devono preoccuparsi, – ha detto – perché il problema non dev’essere sottovalutato. Le mafie vanno dove c’è ricchezza e potere, non hanno mai investito nelle regioni d’origine”.
E non è un mistero che la ‘ndrangheta abbia investito forti somme di denaro nel nostro territorio, infiltrandosi nel tessuto economico arrivando a conquistare alcuni settori strategici. “Noi abbiamo – ha detto ancora Nicaso – abbiamo considerato le mafie come un problema di ordine pubblico mentre sono un problema di ordine culturale e morale di questo Paese, e su questi piani vanno combattute. Ci deve essere l’impegno ordinario di tutti e non quello straordinario di pochi. Le mafie non si combattono solo con le manette o con le sentenze, ma c’è bisogno del coinvolgimento della società civile e della parte sana e produttiva».
Nicaso ha speso parole di elogio per il prefetto Antonella De Miro, che sta facendo cose straordinarie per combattere le infiltrazioni e molti politici attenti. E’ un bene perché se le mafie ci sono, ci siamo anche noi e se facciamo rete siamo più forti».
Infine, ancora una volta si è levato l’appello ai giovani: “Il territorio è vostro, non lasciate che ve lo rubino”.