Bollette e compensi: Iren diventa imputato pubblico numero uno

Le rimostranze e gli atti consiliari del Comune di Reggio hanno fissato un nuovo punto di ripartenza, nonostante la partecipata abbia riconosciuto uno stipendio da favola anche al nuovo amministratore delegato. L’ex consigliere grillino Matteo Olivieri chiama in causa i responsabili delle decisioni e lancia la provocazione: “Ridateci Ivan Strozzi”

Nicola-de-Sanctis2-300x226Un primo risultato, così come ricorda il piccolo azionista Francesco Fantuzzi, è stato raggiunto: le proteste dei giorni scorsi hanno obbligato la politica ad aprire un vero dibattito su Iren. Movente della sollevazione, come si ricorderà, il caso De Sanctis (foto), l’ex amministratore delegato della partecipata che dopo un anno e poco più di lavoro viene liquidato con 950mila euro più 400mila per consulenze fino al dicembre 2015. Apriti scandalo!

L’ennesima pagina imbarazzante di Iren – afferma Fantuzzie di una politica assente e incapace di garantire un controllo pubblico efficace e in sintonia degli interessi dei cittadini. Vogliamo occuparci ora di chi ne è responsabile? Iren è la creatura di Delrio, un’operazione esclusivamente politica tesa al salvataggio del Comune di Torino, all’epoca fortemente indebitato a seguito delle olimpiadi invernali del 2006 (260 milioni di bollette scadute), e il cui dividendo, a partire dal cambio al vertice di Anci, è sotto gli occhi di tutti“.

Sul tema responsabilità si è espresso nella giornata di ieri anche l’ex consigliere comunale reggiano Matteo Olivieri. L’esponente grillino fa una premessa che prende spunto dalla vicenda dell’inchiesta romana che in questi giorni domina la scena mediatica nazionale. Il reggiano Ivan Strozzi, ex amministratore delegato di Iren, passò qualche mese fa alla guida di Ama, la municipalizzata dei rifiuti della capitale: un atto che scatenò una rivolta per la quale il sindaco Marino revocò la nomima. Motivo della revoca: Strozzi era iscritto nel registro degli indagati, una vicenda ereditata dalla precedente gestione AGAC, legata ad una partecipazione in un’azienda siciliana. “Oggi – attacca Olivieri – scopriamo, dalle intercettazioni del nuovo mega scandalo romano, che una delle maggiori accusatrici viene indicata da un boss come quella che smistava i fondi per i campi nomadi. Sarà l’inchiesta a chiarire la “statura” dell’accusatrice, intanto Ivan Strozzi è stato nominato alla guida dell’azienda rifiuti di Genova ed ha pure ricevuto le scuse del sindaco di Roma Marino“.

Scopriamo, dunque, che la brutta storia capitolina tocca vicende di casa nostra. Ed è su queste che Matteo Olivieri ritorna, nell’arrivare al punto delle sue considerazioni. L’ex consigliere si chiede come, a fronte del caso De Sanctis, non si capisca ancora chi debba essere considerato il responsabile di una gestione così generosa dei soldi della partecipata, in un gioco dello scaricabarile in cui “non si capisce quale sia stato il ruolo della politica. Ai tempi in cui a Reggio e in Emilia Ivan Strozzi amministrava l’azienda era chiaro a tutti cosa decideva la dirigenza, che se ne assumeva pubblicamente la responsabilità, e cosa decideva la politica. Fu ad esempio la politica reggiana a decidere la fusione con Torino e Genova, e per farlo la stessa politica liquidò Strozzi in quattro e quattr’otto. I destini emiliani vennero affidati a discutibili gestioni provenienti dal Friuli o da altri luoghi esotici. Si sa che nessuno è profeta in patria, ma vista la situazione e come direbbero a Roma: aridatece Ivan Strozzi” “.

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