Interviste a pagamento, condannati sette capigruppo

La Corte dei Conti commina risarcimenti da mille a 70mila euro. Andrea Defranceschi espulso dal M5S.

Per il caso delle interviste a pagamento la Corte dei Conti ha condannato a risarcire la Regione Emilia-Romagna sette capigruppo ed ex capigruppo dell’assemblea legislativa. I giudici contabili hanno sanzionato l’utilizzo dei fondi assegnati ai gruppi per l’acquisto di spazi disponibili dalle emittenti televisive. I condannati sono Marco Monari (Pd), Luigi Giuseppe Villani (Pdl), Gian Guido Naldi (Sel), Roberto Sconciaforni (Fds), Silvia Noè (Udc), Mauro Manfredini (Lega Nord, deceduto ieri) e Andrea Defranceschi (M5S), pur per importi molto diversi l’uno dall’altro. Ma i capigruppo già preparano il ricorso, parlando di “decisione immotivata”.

In seguito a questa decisione della Corte dei Conti dal blog di Beppe Grillo si apprende che Andrea Defranceschi “non fa più parte del Movimento”. Espulso. Defranceschi era l’ultimo esponente grillino rimasto in Regione, dopo la cacciata dell’altro consigliere eletto Giovanni Favia. Ma era già ampiamente “caduto in disgrazia” nella gerarchia grillina. In vista delle elezioni regionali del prossimo 23 novembre, infatti, il suo nome era stato escluso dalle liste per le primarie del Movimento proprio a causa delle inchieste in corso.

 

RISARCIMENTI
Nella sentenza si stabilisce che Monari debba risarcire oltre 15mila euro (540 euro per il 2010, 10.977 euro per il 2011, 4174 euro per il 2012); Villani 1000 euro per il 2011;  Naldi oltre 13mila euro (4800 per il 2010, 5400 per il 2011, 3010 per il 2012); Sconciaforni 11mila euro (2400 per il 2010, 5524 per il 2011, 3269 per il 2012); Noè 14500 euro (4842 per il 2011, 9689 per il 2012); Manfredini oltre 70mila euro (14mila per il 2010, 38mila per il 2011 e 18mila per il 2012); Defranceschi 7600 euro (108 per il 2010, 3600 per il 2011 e quasi 4000 per il 2012). Tutti sono anche condannati a pagare le spese di giudizio.

 

RICORSO

La decisione della Corte, spiega il legale dei presidenti di gruppo, l’avvocato Antonio Carullo, “è apodittica e immotivata, con una parziale ricostruzione dei fatti e una ricostruzione in diritto che lascia quanto meno stupiti. Fin da ora si sottolinea come la Corte non abbia assolutamente approfondito alcuno degli aspetti sottoposti. Naturalmente – annuncia l’avvocato – per queste ragioni la sentenza verrà appellata”.

Tra le prime conseguenze della sentenza la decisione, da parte di Roberto Sconciaforni, di non candidarsi più alle Regionali dove era in lista con Sel.

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