Regionali, le regole delle primarie. Ma è già polemica

Saranno il 28 settembre, di coalizione, ma finora i candidati sono tutti del Pd. Scontro sugli aspiranti consiglieri.

Da un mese il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini sottolinea la necessità di fissare le regole delle “primarie di coalizione” prima di sciogliere le riserve sulle singole candidature alle elezioni regionali per l’Emilia-Romagna fissate il 9 novembre prossimo. Ora le regole ci sono. I partiti riuniti ieri l’altro nella sede del Pd –Verdi, Idv, Scelta civica, Socialisti e Centro democratico – hanno fissato la data delle consultazioni: il 28 settembre. E hanno anche stabilito le regole: voteranno i 16enni e i fuorisede e i candidati dovranno raccogliere 4mila firme da consegnare entro l’11 settembre.

Tuttavia, i candidati finora intenzionati a partecipare sono tutti del Pd: l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani, l’assessore regionale Patrizio Bianchi e il sindaco di Imola Daniele Manca. L’unica eccezione potrebbe essere Elena Torri di Centro democratico, il partito di Bruno Tabacci. E forse l’Idv potrebbe in extremis schierare qualcuno dei suoi. Sel ha già detto che non intende presentare un proprio candidato. Caterina Pace, commissario regionale dell’Idv, ha ribadito con una nota l’impegno dei dipietristi “per un fattivo contributo alle linee programmatiche” e “allo svolgimento delle primarie”. Soddisfatto pure il segretario regionale di Scelta civica Roberto Orlandi che ha assicurato la collaborazione degli ex montiani per il “rinnovamento della classe politica regionale”.

Ma nonostante le dichiarazioni di bandiera dei “piccoli” (per i quali già la raccolta firme potrebbe essere uno scoglio insidioso), è quasi scontato che la competizione sarà tutta interna al Pd. Le regole prevedono che i candidati del partito per correre alle primarie  debbano raccogliere il 3 % delle firme degli iscritti in regione (2.200 nel caso del Pd) o il 10% dei componenti dell’assemblea (23). Le firme raccolte tra gli iscritti saranno conteggiate nel computo delle 4mila richieste a tutti i membri della coalizione.

 

L’ATTACCO DI DALL’OLIO
A questo proposito, da Parma è arrivata una bordata da parte del capogruppo Pd in consiglio comunale Nicola Dall’Olio. Contro il tentativo (superato) di svolgere primarie di coalizione rigide, in modo da escludere candidature multiple all’interno del Pd. Ma soprattutto contro l’idea di evitare primarie per i candidati al consiglio regionale.
“Lo statuto del Pd Emilia Romagna – scrive Dall’Olio – stabilisce inequivocabilmente che i candidati alla carica di Sindaco e di Presidente della Regione vengono selezionati con il metodo delle primarie. Per le assemblee rappresentative, come il Consiglio regionale, “la selezione delle candidature avviene ad ogni livello con il metodo delle primarie, ovvero con altre forme di ampia consultazione democratica”. Eppure nonostante le primarie siano espressamente previste dallo statuto e siano alla base dell’attuale rilancio e rinnovamento del Pd, ad ogni appuntamento elettorale c’è sempre qualcuno che cerca di rimetterle in discussione, di limitarne l’apertura e l’ambito di applicazione, nel tentativo di difendere lo status quo e le decisioni prese nelle solite stanze.

Per le primarie del presidente della Regione si è provato a ridurre la platea dei possibili candidati Pd inventandosi le primarie di coalizione. In pratica un trucco per innalzare le soglie di raccolta firme di chi intende partecipare e ridurre così la contesa nel Pd a sole due persone. Quando il giochetto è stato reso pubblico da potenziali candidati alla presidenza regionale si è fatta marcia indietro applicando alle primarie di coalizione le soglie molto più basse previste per le primarie di partito. E’ rimasta però in piedi la “coalizione” come se dal 2009 ad oggi non fosse cambiato lo scenario del centro sinistra. Una coalizione, diciamo così, un po’ asimmetrica, con il Pd che alle ultime Europee ha preso il 52,5 % e gli altri partiti (Centro Democratico, Scelta Civica, IDV, Verdi e PSI) che tutti insieme, al netto del PSI, non hanno raggiunto il 2%. Con tutto il rispetto per la storia e la tradizione di alcuni di questi partiti è evidente che il candidato alla presidenza della Regione Emilia Romagna non potrà che essere espresso dal Pd. Sono i numeri a dirlo.

A cosa serve dunque questa “coalizione” che poteva benissimo essere fatta dopo le primarie, una volta individuato il candidato Pd alla presidenza? Dal punto di vista dei solerti cucinieri del caminetto ad un solo scopo: evitare che si facciano le primarie anche per i candidati al consiglio regionale. Il ragionamento che viene propinato come plausibile e auto evidente è il seguente: se le primarie per il candidato presidente sono primarie di coalizione lo stesso giorno non potranno tenersi primarie di partito. Per questo, secondo Dall’Olio “la fase della rottamazione, soprattutto quella dei metodi di gestione interna delle decisioni, è stata archiviata troppo in fretta”.

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