Era il 1904 quando i presidenti di 27 cooperative fondarono il Ccpl, il Consorzio Cooperative di Produzione e Lavoro. Lo stesso anno l’amministrazione provinciale socialista affida al Consorzio la costruzione e gestione della ferrovia Reggio-Ciano e inizia una storia che diventerà un esempio d’ispirazione per i movimenti operai di tutta Europa. 110 anni dopo di quella storia non resta nulla: inghiottito da un buco di 100 milioni di euro, l’anima cooperativa lascia spazio ad una holding nel tentativo di evitare il tracollo. Un’operazione inevitabile quella condotta dall’amministratore Lino Versace e dal direttore generale Andrea Imbirani che lunedì nella sede di via Gandhi hanno illustrato all’assemblea i numeri che certificano una situazione difficilissima: perdite per 27,7 milioni dalla gestione operativa e per 68,4 milioni a causa degli accantonamenti, metà dei quali resi necessari dalla procedura avviata nel 2008 nei confronti di Coopbox, (controllata attiva nel settore degli imballaggi di prodotti freschi) per presunte violazioni della normativa europea sulla concorrenza. Il bilancio segna un passivo record di 101 milioni di euro.
L’obiettivo dei vertici è evitare di portare i libri in tribunale attraverso un accordo con le banche e una radicale riforma dell’assetto aziendale che prevede una decisa riduzione dei costi – a cominciare dagli stipendi dei dirigenti – e la ricerca di nuovi partner privato. Intanto l’ex numero 1 del Ccpl, Ivan Soncini, in una lunga lettera al cda passa all’attacco. Ecco il documento integrale:
Ho appreso dalla lettura dei giornali che avete deciso di appesantire la perdita gestionale dell’esercizio 2013 portandola a oltre 100 ML che al netto di quelle di terzi portano le perdite di competenza del Gruppo CCPL a 95 ML di euro.Risultato negativo ottenuto attraverso una politica di svalutazione delle partecipazioni e di quantificazione di rischi futuri, senza ricorrere ai fondi rischi appostati negli esercizi precedenti (circa 30 ML) bensì incrementandoli sino a 96 ML di euro.Sono sinceramente stupefatto delle scelte di politica di bilancio fatte e che hanno determinato tale perdita sia perché si fondano su un’alterazione dei valori patrimoniali così rilevante e improvvisa che per le informazioni di cui disponevo non è giustificata, sia perché non sono comprensibili le finalità di tali scelte.
Vi scrivo non solo per manifestarvi il mio stupore ma anche la mia più profonda preoccupazione per il futuro del Gruppo CCPL dopo che assieme alla perdita si dichiarano nei vostri atti formali il rischio di continuità aziendale; molto preoccupato per gli effetti che tutto ciò può indurre sia nel breve verso banche e fornitori sia nel lungo termine in termini di destino strategico del gruppo e delle sue attività industriali.
Come ben sapete intendevo uscire già dalla precedente assemblea di bilancio ma il contesto di crisi che coinvolgeva i nostri soci richiedeva che preliminarmente si procedesse ad un allargamento della base sociale per poi giungere rapidamente ad un ricambio degli assetti di governance, di conseguenza accettai il rinnovo chiarendo che sarebbe stato il più breve possibile.
Dal dicembre 2013 in poi ho assecondato il ricambio per formalizzarlo in Marzo con le mie dimissioni da Amministratore Delegato.
Il poco tempo trascorso dalla mia uscita formale e il senso di appartenenza che provo verso CCPL, la sua gente e il Movimento Cooperativo in genere, motivano la scelta di esprimervi la mia opinione su ciò che state facendo e che non condivido.
Il progetto di bilancio che avete approvato esagera le difficoltà dell’azienda e rende molto pericoloso il suo futuro, posto che negli ultimi esercizi non vi era nulla che consentisse di ipotizzare una perdita di tali dimensioni.
Nel corso degli ultimi anni erano stati accantonati a fondo rischi somme ingenti prossime ai 30 ML di euro che a giudizio di tutti parevano sufficienti a compensare i rischi latenti nelle attività industriali del Gruppo.
Del resto le accurate attività di verifica compiute dai revisori che, lo ricordo, nel 2012, asseveravano l’assetto patrimoniale del gruppo a premessa e validazione dei presupposti del piano triennale 2013-2015, nonché le scelte strategiche di allargamento della base sociale e e di alleanze imprenditoriali nei business portanti del Gruppo davano una prospettiva positiva di razione alla crisi.
La costituzione del Fondo NAMIRA 7 a cui conferimmo tutti gli immobili del Gruppo ci permise di ottenere una valutazione certificata del loro valore di mercato, che rese ancora più certo il valore del patrimonio del Gruppo, dando maggiore stabilità ai rendimenti finanziari di mercato derivanti dalla loro locazione.
Credo che chi possiede ingenti patrimoni immobiliari con redditi sotto la soglia degli ammortamenti e dei costi di gestione o peggio non a reddito, o è esposto finanziariamente verso creditori che operano in mercati pressoché scomparsi quali le provvidenze a pioggia della comunità Europea, o ha investito somme enormi in attività e contesti territoriali con perdite strutturali elevatissime, se limitasse la sua valutazione all’oggi avrebbe motivo per svalutazioni epocali, non le fa perché compie delle valutazioni strategiche di medio lungo periodo che consentono di mantenere assetti equilibrati.
Considerato che la perdita che avete appostato nel bilancio mediante l’accantonamento di fondi ha nella quantificazione della possibile sanzione proveniente dall’Antitrust Europeo il suo pezzo forte , comincio da lì a motivarvi il mio dissenso e la mia più profonda preoccupazione.
Il 4-5 e 6 Giugno 2008 gli Ispettori della commissione Antitrust vennero in Coopbox e prelevarono file e documenti che potessero comprovare la nostra partecipazione ad accordi con gli altri produttori Europei per concordare politiche di vendita non rispettose delle norme sulla concorrenza.
Il 17 Luglio 2008 il CDA esaminò formalmente la situazione, il 5 Agosto 2008 presentammo domanda di leniency ratificata dal CDA del 26 agosto 2008 che nel contempo convocò l’assemblea dei soci di CCPL Sc per il 15 Settembre.
L’assemblea del 15 di Settembre assunse diversi provvedimenti e venne informata dal Presidente in carica che “ …la sanzione pecuniaria potrebbe arrivare, tenuto conto della gravità e della durata dell’infrazione, fino al 10 % del fatturato netto totale dell’intero Gruppo ….”.
Naturalmente in modo quasi speculare la stessa Coopbox assunse i suoi atti deliberativi e da quel momento iscrisse nei propri bilanci informazioni sullo stato del procedimento.
Tutto ciò ha consentito negli anni di svolgere tutte le necessarie e dovute attività di difesa del Gruppo nonché di informazione e controllo degli organi a ciò preposti.
Il procedimento di infrazione coinvolgeva tutti i produttori Europei dell’imballaggio; dal 2008 in poi con una lentezza comprensibile dovuta al fatto che il cosiddetto “cartello” era spesso un insieme di “disinformazioni” operate dai commerciali verso i loro colleghi di altre società concorrenti e/o di finti accordi per rubarsi vicendevolmente i clienti, la commissione, a fasi alterne, ha richiesto montagne di documenti per tentare di capire meglio cosa era accaduto, ma che non cambiavano la sostanza né facevano di molto più chiarezza.
Il CDA della Capogruppo e di CX furono tenuti al corrente degli sviluppi sia in modo specifico che in occasione della valutazione dei diversi tentativi di acquisizione di aziende concorrenti dello stato della procedura, infatti ogni volta nelle passività consideravamo il rischio derivante dalla possibile sanzione proveniente dall’Antitrust Europeo.
Voglio solo ricordare che la scelta di rimanere al di sotto della soglia di controllo di Obiettivo lavoro la facemmo in CDA a fronte della consapevolezza che consolidare il giro d’affari di OL aumentava il fatturato consolidato del gruppo e quindi appesantiva la possibile sanzione.
Pur essendo solo nella fase di indagine la capogruppo di CX ha metodicamente annotato il rischio nelle proprie relazioni al bilancio.
Dal 2008 arriviamo (fatto anomalo per la Commissione Europea che di norma è molto veloce) al settembre 2012 dove la commissione formalizza gli addebiti affinché possa iniziare il percorso difensivo.
Oltre a dare notizia dell’apertura del procedimento, fu nostra cura aggiornare le informazioni sullo stato del procedimento, inoltre ricordo che ricevuto lo statement of objections provvedemmo a iscrivere apposito capitolo nella relazione al bilancio 2012 del Gruppo e come sempre i legali opportunamente consultati dai revisori dichiararono che non erano in condizione di ipotizzare l’entità della sanzione; peraltro il Gruppo negli ultimi anni aveva accantonato fondi per rischi prossimi ai 30 ML di euro entità che pareva rassicurante.
Da Settembre 2012 si arriva al Giugno 2013 per ottenere la prima audizione orale da parte della commissione. In quella occasione per voce del Dott. De Pascale rendemmo chiaro che il settore e di conseguenza le imprese che ne fanno parte, sono un piccolo Davide fra due Golia costituiti dalla grande industria chimica che fa i prezzi delle materie prime e la GDO che con i suoi consorzi d’acquisto impone in forma quasi monopolistica i prezzi dei prodotti che acquista.
De Pascale, in quell’occasione, informò la Commissione Europea che Coopbox negli ultimi 10 anni aveva fatturato circa 1.100 ML di euro con un utile ante imposte di & ML di euro pari a poco più del 5×1000 del fatturato del periodo, tutto ciò a controprova che più che un’infrazione alle regole della concorrenza le imprese del settore avevano provato a sopravvivere fra due moloch molto potenti quali l’industria chimica e la GDO.
Stimare in 45 ML di Euro la sanzione presuppone che la Commissione Europea operi con cattiveria e spirito vendicativo senza valutare la realtà e la rilevanza dell’infrazione.
Immaginare che sanzionerà al massimo possibile i protagonisti delle presunte irregolarità e che addirittura ne moltiplicherà per tre o quattro i procedimenti per arrivare a soglie di sanzione pari o superiori al 20 % del fatturato netto del Gruppo, è fantasia.
Pensare che la sanzione possa corrispondere a 90/100 anni di utile ante imposte di Coopbox è un fantasia colpevole e pericolosa.
Una fantasia che nasce dalla necessità dei nostri legali che in sede di audizione orale sono stati criticati dal Presidente della commissione che ha considerato la loro linea difensiva peggiorativa sotto il profilo sanzionatorio per il loro cliente (cioè noi) e li ha invitati a riflettere meglio.
Resta il fatto che a distanza di 22 mesi dallo statement of objections (S0) non ha ancora indicato l’entità delle sanzioni affinché possa iniziare l’iter processuale che nelle diverse sedi di giudizio consentirà alle imprese di difendersi e di sostenere le proprie ragioni sulla qualità dell’infrazione, sia sull’entità della stessa.
Scegliere come risulta dalla relazione al bilancio di praticare la strategia dell’inability to pay e di conseguenza sostenere che CCPL è a rischio di continuità aziendale, prima ancora che la Commissione indichi la sanzione che ritiene dovuta, e prima ancora che ci si sia difesi nei diversi gradi di giudizio consentiti, è non solo prematuro rispetto alle strategie di difesa verso la Commissione, ma preoccupante verso il sistema degli stakholders del Gruppo che si faranno una pessima opinione della capacità di CCPL di fronteggiare il futuro.
Aggiungo che le svalutazioni delle quote di Namira (circa il 10 % del valore dei titoli) che hanno un livello di rendimento molto elevato, la svalutazione di Gesta dopo avere interrotto un negoziato (aperto con il consenso del CDA) con un interlocutore che aveva avanzato un’offerta diottre 6 ML di euro, la svalutazione degli inerti in funzione di aggregazioni con aziende similari che al contrario mantengono i loro patrimoni a valore storico maturati nei periodi più “gloriosi” di quel mercato, mi fanno pensare, pur non disponendo della documentazione necessaria e che sicuramente voi avrete esaminato, l’entità (della) perdita è esagerata.
Concludo confidando che vengano resi espliciti i propositi strategici di rilancio dei settori che hanno potenzialità di crescita per almeno compensare per questa via le preoccupazioni ingenerate dalle politiche di bilancio assunte.
Immagino che abbiate inteso agire per il bene di CCPL e non per altri interessi contigui, ma credo sia opportuno per parte vostra rassicurare il personale e la pubblica opinione che non vi sono rischi per il futuro di un gruppo storico del movimento cooperativo quale è il CCPL e che avete già in essere accordi, in primo luogo con le Banche, che eviteranno (nonostante notizie così esagerate) di produrre, a tutela dei loro crediti, l’avvio di procedure concorsuali assolutamente ingiustificate.
Ho motivato le ragioni del mio stupore, ora mi chiedo senza avere risposte certe perché si è scelto un percorso così rischioso e demolitori… perché smontare il gruppo CCPL che occupa migliaia di persone, quale progetto societario, strategico e imprenditoriale si vorrà perseguire, con chi e a quali valori e condizioni; domande che per quanto mi riguarda dovranno avere risposte.
Capisco che chi assume una responsabilità si tuteli scaricando sul passato ogni possibile e immaginaria responsabilità per vivere con minore rischio il proprio futuro, ma mi sembra veramente eccessivo e non sufficiente a spiegare quanto è stato fatto.
Per quanto mi riguarda non vi disturberò più, né con le mie opinioni né tantomeno con le mie preoccupazioni che nascono dal fatto che so che il destino di CCPL è il destino di migliaia di famiglie.
Il comunicato integrale del cda
«L’odierna Assemblea dei Soci di CCPL Sc., holding del Gruppo, ha approvato il bilancio consolidato dell’esercizio 2013 che registra un valore della produzione di 760 milioni di Euro e una perdita netta di 101 milioni che include un risultato operativo negativo per 27,7 milioni e accantonamenti ai fondi rischi e oneri per circa 68,4 milioni. Tali risultati sono stati certificati, insieme all’intero bilancio che conserva le caratteristiche della continuità, dalla società di revisione KPMG.
Con il rinnovo del vertice aziendale, avvenuto nel marzo del 2014, ha preso avvio un nuovo corso strategico che ha come obiettivi finali la trasformazione di CCPL in una holding di partecipazione a servizio del mondo cooperativo che prevede alcuni capisaldi fondamentali quali: una spiccata autonomia gestionale delle società controllate, l’apertura della proprietà del Gruppo a nuovi soci, l’integrazione con altri soggetti cooperativi di analogo profilo strategico, la focalizzazione delle partecipazioni in alcuni settori e la semplificazione e razionalizzazione delle cariche e degli amministratori.
I risultati dell’esercizio 2013 hanno reso necessario imprimere una accelerazione alla svolta strategica e segnare una forte discontinuità, come dimostrano le scelte adottate di adeguare il valore delle partecipazioni all’effettivo valore di mercato. Di particolare rilievo l’accantonamento operato a fronte della probabile applicazione di una sanzione da parte della Commissione Europea in materia di antitrust dovuta ad un procedimento avviato nel 2008 nell’ambito del settore del Fresh Food Packaging.
Gli amministratori di CCPL Sc hanno inteso appostare nel bilancio della capogruppo un fondo specificamente dedicato a tale sanzione per un importo complessivo di 45 milioni, nei limiti richiesti dai principi contabili, che si è andato ad aggiungere agli altri fondi rischi. Con questa operazione la holding del Gruppo si è assunta direttamente a proprio carico l’intero onere della sanzione, per evitare di farla gravare sui bilanci delle singole società del Gruppo Coopbox. Gli amministratori confidano comunque di poter ottenere una significativa riduzione della eventuale sanzione grazie alle iniziative legali e negoziali intraprese presso la Commissione Europea.
Poiché l’esito del bilancio d’esercizio 2013 è in gran parte riconducibile a poste di natura straordinaria si ritiene che le iniziative intraprese garantiscano la ordinaria continuità operativa del Gruppo: da sottolineare, in particolare, l’avvio di importanti investimenti in innovazione di prodotto e la dismissione di alcuni assets ritenuti non più strategici, con positive conseguenze sul piano dell’equilibrio finanziario ed un limitato impatto sociale, riconducibile alla possibile continuità delle attività dismesse assicurata da importanti cooperative, per minimizzare il quale è già stato avviato in ogni caso un confronto con le Rappresentanze sindacali.
Il Gruppo, infine, ha avviato già da alcuni mesi un trasparente confronto con le banche di riferimento al fine di ottenere la conferma delle attuali linee finanziarie. Poiché non è richiesta nuova finanza, gli amministratori confidano di consolidare l’accordo entro l’estate».