Sfiora i 40 milioni di ore, nel periodo compreso tra gennaio e maggio, il ricorso alla cassa integrazione in Emilia – Romagna. Lo comunica la Cgil regionale secondo cui, nei primi cinque mesi dell’anno sono state 39,2 milioni le ore di cassa integrazione contro i 34,8 milioni di ore dello stesso periodo del 2013. Il tutto, viene sottolineato, “senza contare i circa 4 milioni di ore di cassa in deroga non ancora contabilizzate a causa della mancata copertura finanziaria da parte del governo”.
Guardando alle diverse forme di cassa integrazione, quella ordinaria ha totalizzato 5.212.963 ore, quella straordinaria 20.154.469 ore e quella in deroga 13.873.046 ore. Tra le nove province della regione, in testa si piazza Modena con 7,6 milioni di ore, seguita da Bologna con 7,4 milioni, Forlì-Cesena (4,5 milioni), Ferrara (4,3), Rimini (3,7) Reggio Emilia (3,6), Ravenna (3 milioni), Piacenza (2,6) e infine Parma (2,2 milioni di ore). Il sindacato definisce questi numeri “impressionanti, denotano la mancata inversione di tendenza del trend negativo che ormai segna l’economia del nostro Paese e della nostra regione negli ultimi sei anni. A tutto ciò dobbiamo aggiungere la latitanza del governo nel finanziare gli ammortizzatori in deroga, che sta producendo un pericoloso ed inaccettabile dramma sociale”.
Nel dettaglio, viene sottolineato “del miliardo e seicento milioni di euro previsti dalla legge di stabilità del 2014 per la cassa integrazione in deroga, i lavoratori e le lavoratrici sospesi dal lavoro non hanno ancora visto un euro: ci sono migliaia di famiglie della nostra regione che da novembre del 2013 non percepiscono alcun reddito a causa della mancata copertura finanziaria: in attesa di riformare gli ammortizzatori sociali è urgente ed inderogabile dare risposta a questi lavoratori”. Come Cgil Emilia – Romagna, chiosa la nota, “abbiamo sollecitato due settimane fa il finanziamento degli ammortizzatori in deroga senza ricevere alcuna risposta: a questo punto non resta che mobilitarci per ottenere quanto peraltro già previsto dalla legge di stabilità”.