Emilia Romagna, disoccupazione ai massimi storici

Nel 2013 il tasso di disoccupazione è salito all’8,5%

disoccupazione-giovaniRecord di disoccupati in Emilia Romagna dove nel 2013 il tasso di disoccupazione è salito all’8,5%, il massimo storico, mentre diminuisce anche l’attrazione turistica di una regione che è sempre stata al top nell’offerta alberghiera. Record per i giovani tra i 18 e i 29 anni con un tasso del 21,3%: circa 108mila ragazzi inoltre non lavorano, non studiano o non sono inseriti in attività formative, un numero aumentato del 19% rispetto al 2012.

Sono questi i dati allarmanti resi noti oggi dalla Banca d’Italia che ha presentato a Bologna il consueto Rapporto dell’economia regionale dell’Emilia Romagna. Il Rapporto segnala anche una contrazione dell’attività economica (-1,6% il pil in Emilia-Romagna, -2,4% nel 2012) e una complessiva flessione, compensata solo in parte dai buoni dati dell’export. Dal Rapporto si evince inoltre che la ricchezza netta delle famiglie in regione era pari a 187 mila euro pro capite, superiore alla media italiana di circa il 30%, arrivando ad occupare il 9,5% del totale della ricchezza in Italia. Bene l’export, soprattutto nei mercati extra Ue (+6,4%), mentre in quelli dei paesi europei ha stagnato al -0,4%. Le importazioni sono diminuite del 5,3%.

Dati negativi anche nel settore dell’industria. Il valore aggiunto regionale è infatti diminuito del 2,5%: gli ordini alle imprese calati del 3,3%, con una diminuzione accentuata nella seconda parte dell’anno. Solo la componente estera ha tenuto con il +2,2%. Anche l’attivita’ del settore delle costruzioni ha il segno meno: -5,1%. Tra i dati presenti nel Rapporto ci sono inoltre quelli sul settore del turismo. Nelle otto province dell’Emilia-Romagna le presenze di turisti si sono ridotte del 3,5%; il soggiorno medio e’ calato, attestandosi a 4,4 notti (erano 5 nel 2007). Continuano inoltre ad essere negative le prosepettive per il 2014. E’ prevista infatti ”una diminuzione dell’occupazione, una stasi negli investimenti e una modesta crescita di fatturato”.

Nel 2013 è proseguita la flessione dei prestiti, che ha interessato soprattutto i finanziamenti alle imprese e in particolare a quelle più piccole e a quelle operanti nel manifatturiero. Come nel 2012 la contrazione ha riguardato, sebbene in misura piu’ contenuta, anche le unita’ produttive con una situazione economica e finanziaria piu’ solida. I finanziamenti alle famiglie consumatrici hanno registrato una diminuzione, dopo la sostanziale stasi del 2012; le nuove erogazioni per l’acquisto di abitazioni sono in ripresa dal secondo semestre del 2013, pur rimanendo su un livello storicamente basso. Tali dinamiche hanno risentito della debolezza della domanda e del permanere di condizioni restrittive di accesso al credito. La domanda finalizzata agli investimenti ha registrato un’ulteriore flessione. Le richieste di prestiti per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie sono lievemente aumentate nella seconda parte del 2013.

La selettivita’ degli intermediari si è manifestata principalmente sia attraverso gli spread applicati alle imprese più rischiose, in particolare quelle edili, sia richiedendo maggiori garanzie. Nelle attese degli intermediari la domanda di finanziamenti nell’anno in corso dovrebbe registrare una moderata espansione e le condizioni di offerta un lieve miglioramento. Il permanere del quadro recessivo si è riflesso sul rischio di credito che è ulteriormente aumentato, attestandosi su livelli storicamente elevati. Il flusso delle nuove sofferenze in rapporto ai prestiti è triplicato rispetto ai livelli precedenti la crisi. La qualità del credito è peggiorata marcatamente per le imprese, soprattutto per quelle delle costruzioni; e’ rimasta sostanzialmente stabile per le famiglie, si legge ancora nel Rapporto. La maggiore concentrazione del debito tra le famiglie più abbienti, anche per effetto di politiche piu’ selettive degli intermediari, ha permesso di mitigare gli effetti negativi della crisi sulla capacità di sostenere gli oneri del debito. Il peggioramento della qualità del credito si è arrestato tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. I depositi bancari di famiglie e imprese hanno segnato un rallentamento, dopo la robusta ripresa del 2012. E’ proseguito il ridimensionamento della struttura del sistema finanziario in regione, con un calo del numero di sportelli e di banche attive. Tra il 2001 e il 2011 si è avuta una ricomposizione dell’occupazione a favore dei servizi. I prestiti all’economia sono ulteriormente diminuiti per effetto della debolezza della domanda e del permanere di condizioni restrittive dal lato dell’offerta condizionata dal deterioramento della qualità del credito, conclude il documento Bankitalia.

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