Marchi “soldato semplice”. Contro Renzi

Il Pd affonda le quote rosa nel segreto dell’urna. Maino Marchi si dimette per protesta da capogruppo della commissione bilancio. E attacca il premier: dietro c’è la sua matrice ideologica
Maino Marchi
Maino Marchi

La tensione è alle stelle nel Partito democratico dopo la bocciatura da parte del Parlamento di ben tre emendamenti per la parità di genere nella legge elettorale. Nel gruppo dem sono mancati almeno 60 voti e si è scatenata l’ira delle parlamentari che ora minacciano mancare il numero legale alla riforma elettorale. Ma non sono solo le donne a protestare contro i franchi tiratori che hanno affondato gli emendamenti, salvando però l’impianto dell’accordo tra Renzi e Berlusconi. Fra questi c’è il deputato reggiano Maino Marchi che si è dimesso per protesta da capogruppo in commissione Bilancio.

In assemblea, di fronte al presidente del consiglio, Marchi ha espresso il proprio “disagio” in merito, chiarendo che avrebbe votato la legge ma soltanto da “soldato semplice”. Raggiunto al telefono da 7per24, l’onorevole Marchi è stato molto duro sul risultato della votazione e punta il dito contro il premier, attribuendogli di fatto la responsabilità dell’affossamento degli emendamenti.

“La responsabilità di questo voto – dice – non può che essere attribuita al Pd, dal momento che il partito ha la maggioranza e si è votato con lo scrutinio segreto, i voti non possono che essere mancati dalla nostra parte. Ciò nonostante gli interventi fossero stati tutti a favore degli emendamenti”. Ma il principale imputato, secondo Marchi, è Renzi in persona. “La matrice culturale di questa scelta – attacca – la vedo nelle parole pronunciate da Renzi a Che tempo che fa. Nel corso della trasmissione il premier a proposito della parità di genere aveva detto: “non credo che si affermi con un provvedimento legislativo. Alle donne che dicono ‘o parità di genere o niente’ rispondo che la parità vera è quando una donna non prende meno di un uomo facendo lo stesso mestiere”.

Marchi evoca poi i fantasmi dei franchi tiratori che hanno affondato Prodi e aggiunge:”Ho fatto molta fatica a votare la fiducia al governo, anche se l’ho fatto per disciplina di partito. Anche in questo caso voterò la legge, ma per continuare a fare il capogruppo in commissione bisogna avere più convinzione. Non credo che in queste condizioni di potere avere più responsabilità di quelle di un soldato semplice”.

 

 

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