Visti in dvd dalla poltrona:
Sconsigli per la visione, guida ai film che potete tranquillamente perdere
Escape plan-Fuga dall’inferno, di Mikael Hafstrom.
Top star: Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger, James Caviezel.
Titolo originale: Escape plan.
USA 2013.
Genere: azione.
L’incipit è delirante: la maschera da carnevale di Sylvester Stallone (non è davvero lui, no?) di mestiere fa l’evasore dalle carceri, sotto copertura, per testare l’efficienza dei sistemi di sicurezza. Addirittura provoca risse e rischia la vita per finire nelle celle di isolamento. Plausibile, no? Come la prima evasione: si sporge dalla feritoia della cella di isolamento, appunto, digitando il codice sulla tastiera. Perbacco che brain storming di menti deve aver concepito quel carcere… Beh, comunque, gli offrono un nuovo incarico e lo fregano, togliendogli i contatti con l’esterno e trasformandolo in un detenuto a tutti gli effetti, lasciandolo in un bunker di ultimissima generazione, dove fa comunella con Arnold Schwarzenegger, invecchiato leggermente meglio della maschera da carnevale di Stallone. I due progettano la fuga e non mancheranno un paio di interessanti colpi di scena, uno sulla reale location della prigionissima, l’altro sull’identità di Schwarzenegger.
Tra Sly e Schwarzy il miglior attore è comunque il direttore del carcere, James “Gesù Cristo” Caviezel, molto a suo agio nel ruolo del sadico.
Ma veniamo al risultato: nell’ambito del filone “vale tutto, lasciate a casa l’intelligenza”, non è affatto male il film dello svedese Mikael Hafstromm, che ha già all’attivo diversi lavori interessanti; da parte loro Stallone e Schwarzenegger ti tengono comnunque lì, davanti allo schermo, perché il carisma per un attore conta più della tecnica.
Ma le castronate contenute nel copione sono davvero troppe: dell’incipit e dell’evasione iniziale abbiamo già detto, quella finale è ancora peggio, roba che nemmeno un cartone animato su Houdini, impreziosito dalla smitragliata di Schwarzenegger in memoria dei tempi di Commando. E di Stallone incastrato che dire? Perché non pagare un sicario per ammazzarlo, piuttosto che spedirlo in un carcere di massima sicurezza? E Stallone che intorta il direttore facendogli credere di fare la spia, rivelandogli i segreti di Schwarzenegger? Scusate, ma cosa impedisce al direttore di torturare a morte Schwarzenegger e farselo dire direttamente da lui ciò che vuole sapere? E la prova che Stallone fornisce al dottore per rivelargli la vera identità? Citare una frase di un libro a memoria significa che l’hai scritto tu? Va bene scollegare il cervello, ma insomma…
Per non lasciarvi senza film per la serata:
da uno Sconsiglio a un consiglio per la visione
Top star: nessuno.
USA, Gran Bretagna, Germania 2013.
Genere: sportivo/drammatico.
Incredibile la mancata nomination all’Oscar per l’ennesimo bel film realizzato in carriera da Ron Howard. Sarà che noi spettatori da bar non siamo esperti di Formula 1, mai abbiamo sentito nominare James Hunt, nulla sappiamo del suo duello con Niki Lauda, né tantomento della lotta per il titolo al campionato del mondo del 1976, lo stesso del tragico incidente capitato al pilota austriaco, sarà, insomma, che non conosciamo il finale già scritto dalla storia, ma “Rush” ci pare decisamente sopra la media.
Adrenalinico nelle riprese di gara (grande fotografia, aggiungiamo), ansiogeno nella gara dell’incidente e della riabilitazione, avvincente nell’ultimo Gran Premio, per chi non conosce l’epilogo, ovvio.
Trattarlo esclusivamente da film biografico-sportivo sarebbe però riduttivo e ingeneroso; è molto di più, è un thriller psicologico, è una sfida tra diversi modi di intendere la vita e la professione tra Niki Lauda-Daniel Bruhl e James Hunt-Cris Hemsworth, nemici…ma non troppo, segnati entrambi dall’incidente.
Bravo Howard (sempre bene ricordare che stiamo parlando sì di un premio Oscar, ma anche del Richie Cunningham del telefilm-cult Happy Days), ottimi e azzeccati il “ragioniere” Bruhl e lo scapestrato “Thor” Hemsworth, non manca poi un pizzico di sano nazionalismo cinematografico per la presenza – anche questa a sorpresa per noi disinformati spettatori da bar – di Pierfrancesco Favino nei panni di Clay Regazzoni.
Alex Bartoli