“Si chiude un anno difficilissimo per Bologna, a causa della diminuzione dell’attività produttiva, dell’aumento della disoccupazione e dell’uso della cassa integrazione, senza segnali sufficienti a far ripartire l’economia”. Così Alessandro Alberani, segretario generale della Cisl per l’area metropolitana bolognese, ha commentato i dati del report di fine anno del sindacato sulla realtà economica di Bologna e provincia. Secondo le stime della Cisl, infatti, la disoccupazione è arrivata a coinvolgere 91mila persone, con un aumento del 120% da fine dicembre 2008 (in cinque anni +132% per gli uomini, contro il +111,6% per le donne). Così come le ore di cassa integrazione, aumentate del 7,5% per quella ordinaria, del 44,4% per quella straordinaria e del 3,3% per quella in deroga.
Secondo il segretario generale, il problema da risolvere immediatamente è “quello della disoccupazione giovanile”, che va affrontata con alcune politiche “importanti, diminuendo cioè l’orario di lavoro in modo da distribuirlo per favorire la nuova occupazione. Lavorare meno per lavorare tutti è lo slogan – ha detto Alberani. Se non arriviamo a questa logica di equità e solidarietà avremo sempre più problemi sociali. In Germania le ore annuali per lavoratore sono 1.419 e l’occupazione è al 71,2%, contrariamente all’Italia dove le ore sono 1.778 per il 56,9% di occupati”.
Nel 2013, inoltre, sono diminuite le imprese nel settore delle costruzioni (-1,5%), del manifatturiero (-2,3%) e nelle attività immobiliari (-1,1%). E’ cresciuto il settore dell’alloggio e ristorazione (+3,2%), quello creditizio (+2,9%) ed è aumentato l’export dell’1,1%. Ma a Bologna, secondo le stime Cisl, il settore che ha subito maggiori danni dalla crisi è quello metalmeccanico, il cui fatturato è progressivamente calato del 50% e dal 2008 sono più di 250 le aziende fallite.
E se l’economia stenta a riprendersi, anche gli aspetti demografici non fanno ben sperare il segretario generale, perché Bologna “è una città che sta continuando ad invecchiare”, ha detto: la popolazione è composta al 26% da persone con più di 65 anni, mentre gli under 15 sono solo l’11,5%. Un altro dato, in controtendenza, è quello dei residenti stranieri, che continuano a crescere e sono il 14,5% della popolazione (il 42,5% europei e il 35,2% asiatici); un dato che si affianca all’inarrestabile aumento del numero di imprenditori extracomunitari (+7%).