Dicono che oggi sia finita la seconda Repubblica, anche se non si capisce bene il perché. Di certo è finito il berlusconismo e il suo protagonista, il cavaliere Silvio, ha perso inevitabilmente la guerra dei 20 anni con le Procure di mezza Italia. Ora il Pd è solo, l’incubo Renzi, orrore delle gerarchie, è più lontano: il nemico di sempre, che ha tenuto assieme il centrosinistra è stato finalmente abbattuto, distrutto, umiliato. Il re di Arcore, il demiurgo di Milano 2, piegato addirittura dalla ritrosia di alcuni suoi ex fedelissimi. Dagli amici non l’ha guardato Iddio.
Ma la politica politicante poco o punto importa agli italiani alle prese con una disoccupazione giovanile oltre il 40% (Istat) e un nuovo aumento dell’iva che si abbatterà sulla qualità della vita, sui consumi, sulle famiglie. “Brindano” i mercati perché il governo Letta si è salvato e con esso una certa stabilità finanziaria, piangono ulteriormente i cittadini che non vedono risultati positivi dalle larghe intese. Oggi molto più tese. Per il premier più “coese”.
Non sappiamo, come hanno detto i grillini alla Camera, se se sia assistito “alla più grande pagliacciata degli ultimi 100 anni”. Di certo a un melodramma sì: a partire da quello del centrodestra che ne esce stordito ma anche potenzialmente rinato. E di un Pd che gongola vittorioso ma chiamato d’ora in poi a sciorinare ricette per il Paese, non solo a stigmatizzare l’erotismo senile del leader di Forza Italia. Ora il governo Letta-Letta bis ha davanti un discreto arco di tempo, se lo vorrà, per metter mano a quelle riforme senza le quali la nazione è destinata al suicidio. Il peggio è passato ma il meglio (per la gente) è ben lontano da venire.