Gli ultimi episodi in ordine di tempo ci portano in Kenya e in Pakistan ma probabilmente altre stragi di fanatici dell’Islam saranno già state perpetrate prima della fine della stesura del presente articolo. Quelli non esitano a sparare in faccia ai bambini, magari della loro stessa nazionalità e appartenenza religiosa, in nome del loro dio e dell’odio dichiarato all’Occidente e ai suoi valori.
Nei consessi della teologia bene e dell’ecumenismo salottiero si dice trattarsi di frange estremiste ed isolate che prendono piede su una popolazione perlopiù intellettualmente debole e socialmente emarginata causa lo scarsissimo tenore di vita e quindi dell’attuale alfabetizzazione di gran parte del mondo arabo. E che la lettura filologicamente più corretta del Corano non sia quella declinata nel sangue dallo jihadista di turno. Per non parlare delle ambiguità e delle doppiezze (nella migliore delle ipotesi) adottate dai Paesi ricchi sulle aree del petrolio. O del mai risolto nodo della legittimità della Dem0crazia importata.
Dalle sommesse colonne di questo magazine abbiamo già approfondito, un po’ per sensibilità e frequentazioni personali, un po’ raccogliendo i reportage di giornali su questo fronte più illuminati, il rischio della scomparsa letterale delle comunità cristiane in tutto il Medio Oriente e in gran parte dell’Africa e dell’Asia. Come una delle tragedie culturali e memoriali più gravi degli ultimi secoli della storia dell’umanità. Come non rendersene conto? E soprattutto come cercare di creare, dalle nostre realtà a poche ore d’areo dagli avvenimenti descritti, un fronte comune di sensibilità e d’opinione per risalire una china apparentemente inarrestabile?
Invece di organizzare solo ed esclusivamente strampalati eventi multiculturali, di buon vicinato e contatti condominiali del terzo tipo, alla perenne caccia di voti ed elemosina di consensi, perché i nostri amministratori non chiedono ai vertici delle comunità islamiche, alcune delle quali ben inserite nel contesto emiliano, di manifestare pubblicamente il loro dissenso verso chi stermina in qualsiasi parte del mondo degli innocenti in nome di Allah?
Invece di esibire una tantum qualche rappresentativo Imam alle manifestazioni d’appoggio, perché non chiedere loro (cui si sono concesse moschee, aree, spazi per la divulgazione degli insegnamenti di Maometto) di predicare non solo astrattamente la pace ma di bandire l’odio che emana dai loro stessi confratelli e maledire per la strada ogni forma di estremismo violento. Perché non organizzare per le vie del centro, così come il fiume umano sbraitante contro le vignette satiriche danesi, una manifestazione plurietnica ma monoculturale (un pensiero unico di esposizione per la pace) contro quell’empia bestialità religiosa?