25 luglio 1943

Roberto Fieschi

Gh’è pü el Duce

Il paese di Laglio
Il paese di Laglio

Questo grido risuonava per le stradine di Ticee la mattina del 26 luglio 1943. Lo lanciava la Pina, una contadina figlia del Sciur Pedro. Così fummo informati della fine del Fascismo. Ticee è una piccolissima frazione di Laglio, un piccolo paese del Lago di Como, dove passavo l’estate nalla casetta dei miei nonni, anche per sfuggire ai grandi bombardamenti aerei che distruggevano le città del Nord.

Sul lago una piccolissima conseguenza fu il cambiamento dei nomi di due battelli gemelli. Erano grossi battelli a pale, le cui lucenti macchine a vista, stantuffi e albero a collo d’oca, mi affascinavano quando ci viaggiavo nel tragitto Como-Carate (l’imbarcadero per Laglio). Si chiamavano Savoia e 28 Ottobre (data della cosiddetta Marcia su Roma, nel 1922). Con la caduta del Fascismo anche il secondo battello cambiò nome: Concordia.

Dopo la formazione della Repubblica Sociale Italiana, all’ombra del Terzo Reich,  fu la volta del primo battello che fu ribattezzato Patria. Credo che Concordia e Patria siano rimasti negli anni successivi.

Ora sono stari dismessi; i battelli a pale sono stati sostituiti da quelli ad elica e ci sono perfino gli aliscafi.

I fatti

25 luglio 1943Il Gran consiglio fascista del 24 luglio,   alle 3 del mattino del 25 luglio  aveva approvato l’ordine del giorno Grandi . Il nocciolo della proposta Grandi era la richiesta per “l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali” e l’invito al Duce di pregare il Re “affinché egli voglia, per l’onore e la salvezza della patria, assumere con l’effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’articolo 5 dello Statuto del Regno, quelle supreme iniziative di decisione che le nostre istituzioni a lui attribuiscono.”

Il 25 luglio il Duce si recò dal Re a Villa Savoia per il consueto colloquio settimanale; non sapeva che già in quel momento la sua scorta era sotto controllo, e duecento carabinieri circondavano l’edificio, mentre un’ambulanza della Croce Rossa era in attesa di portarlo via prigioniero.

Alle 22,45 del 25 luglio la radio aveva interrotto le trasmissioni per diffondere il seguente comunicato:

Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, presentate da S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, S.E. il Cavaliere Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio.

Badoglio, per non destare sospetti nei confronti dei tedeschi, pronunciò, in un discorso radiofonico alla nazione, le parole:

[…] La guerra continua a fianco dell’alleato germanico. L’Italia mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni […].

L’indomani (lunedì 26 luglio) la notizia aprì le prime pagine dei quotidiani.Mussolini fu prima relegato a Ponza  e poi all’Isola della Maddalena.

Le notizie dell’arresto di Mussolini e della formazione del Governo Badoglio furono accolte in tutt’Italia con manifestazioni di giubilo; gli antifascisti e molta gente comune, che magari fino al giorno prima aveva approvato il fascismo,  scese in piazza e divelse i simboli del vecchio regime, inneggiando alla democrazia e alla pace.

Le premesse

Il Gran Consiglio
Il Gran Consiglio

Lo sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943 esauriva le scarse possibilità che restavano all’Italia di vincere la guerra. Una situazione militare ormai allo sfascio, unita alle posizioni ormai contrarie al Duce del Fascismo della Casa Savoia,   portò, dal gennaio 1943 alle “grandi manovre” del sovrano, di cui fu messa al corrente solo una piccola cerchia di fedelissimi, e che trovarono in Grandi e in Ciano (il genero del Duce) gli alleati nel Partito fascista. Nell’udienza data da Vittorio Emanuele III a  Dino Grandi il 4 giugno 1943, il re suggerì  che solo un voto del parlamento o del Gran Consiglio gli avrebbero dato le basi costituzionali per deporre Mussolini.

La riunione del Gran Consiglio, che non si teneva dal 1939,  fu  chiesta  per esaminare la conduzione militare. Dal fronte giungevano intanto notizie sempre più allarmanti: il 22 luglio gli anglo-americani avevano completato la conquista della Sicilia e si apprestavano a risalire la penisola.

I lavori ebbero inizio poco dopo le 17. Mussolini riassunse la situazione bellica poi trasse le sue conclusioni:

«Ora il problema si pone. Guerra o pace? Resa a discrezione o resistenza a oltranza?…Dichiaro nettamente che l’Inghilterra non fa la guerra al fascismo, ma all’Italia. L’Inghilterra vuole un secolo innanzi a sé, per assicurarsi i suoi cinque pasti. Vuole occupare l’Italia, tenerla occupata. E poi noi siamo legati ai patti. Pacta sunt servanda. »

Poi Grandi illustrò il suo O.d.G. In sostanza chiedeva il ripristino “di tutte le funzioni statali” e invitava il Duce a restituire il Comando delle Forze armate al Re. La votazione sull’ordine del giorno Grandi si concluse con 19 voti a favore , 8 voti contrari , un astenuto.

Alle 2,40 i presenti lasciarono la sala.

Le conseguenze

Il processo di Verona
Il processo di Verona

Badoglio instaurò un governo tipicamente militare. Dietro suo ordine il  26 luglio il capo di stato maggiore, gen. Mario Roatta diramava una circolare  alle forze dell’ordine ed ai distaccamenti militari la quale disponeva che chiunque avesse compiuto atti di violenza o ribellione contro le forze armate e di polizia, o avesse proferito insulti contro le stesse e le istituzioni fosse passato immediatamente per le armi. Gli assembramenti di più di tre persone andavano parimenti dispersi facendo ricorso alle armi.

Il 28 luglio a  Reggio Emilia i soldati spararono sugli operai delle officine Reggiane facendo 9 morti. Nello stesso giorno a Bari si contarono 9 morti e 40 feriti. In totale nei soli 5 giorni seguenti al 25 luglio i morti in seguito ad interventi di polizia ed esercito furono 83, i feriti 308, gli arrestati 1.500.

Nei giorni seguenti il nuovo esecutivo iniziò a prendere contatti con gli alleati per trattare la resa. Poche settimane dopo, il 3 settembre, il governo firmò con gli Alleati l’Armistizio di Cassibile, che venne reso noto l’8 settembre.

Ebbe inizio allora il periodo più tremendo per il nostro Paese: l’occupazione tedesca e la costituzione dela Repubblica Sociale Italiana con Mussolini ormai marionetta nelle mani dei tedeschi, la guerra sul territorio della penisola e la lenta avanzata delle forze anglo-americane in un Pese spaccato in due, le stragi di civili ad opera dei tedeschi, la Resistenza e la guerra di Liberazione.

Il  28 settembre 1943 ad opera di Mussolini liberato dai paracadutisti tedeschi , i membri del Gran Consiglio che avevano votato a favore dell’ordine del giorno Grandi furono condannati a morte  nel processo di Verona, tenutosi dall’8 al 10 gennaio 1944 . Tuttavia i fascisti repubblnicani riuscirono ad arrestare solo 5 dei condannati a morte (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi) che furono giustiziati mediante fucilazione l’11 gennaio 1944.

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