Grillo è un dittatore? Sì, lo è e si comporta come tale. Quando uno dei suoi lo mette in discussione convoca il tribunalino speciale e celebra il processo senza tuttavia ergersi a giudice. Non è la rete a emettere il verdetto, ma il suo popolo attraverso la rete. E’ interessante vedere come si agitano, come si stracciano le vesti gli indignati in servizio permanente. “Grillo è un despota, non tollera il dissenso”. Sì, è vero. E allora? Il leader del Movimento 5 Stelle fa bene a non tollerare fronde e dissidenti perché sa che è dall’interno che vengono i pericoli veri, non dalla stampa di regime né dai conduttori televisivi al soldo delle forze del male.
Si ritengano fortunati Gambaro e soci ad essere processati prima di essere eventualmente cacciati con un calcio nel sedere. Senza Grillo che gli ha spalancato le porte del Parlamento e una manciata di voti raccattati via internet avrebbero continuato ad essere dei perfetti sconosciuti. Invece oggi si godono la ribalta senza averne i meriti, hanno uno stipendio che anche al netto delle decurtazioni imposte dal capo resta sproporzionato rispetto a quello della media degli italiani. E questi pretendono pure di dire ciò che vogliono in nome della democrazia. Sapevano con chi avevano a che fare prima di candidarsi, adesso stiano zitti e obbediscano. Oppure si dimettano e tornino ad un dignitoso anonimato.
Purtroppo per Grillo, la storia insegna che in Italia i dittatori finiscono male, soprattutto quando si circondano di persone sbagliate. Ma almeno Starace era un “cretino obbediente”, mentre questi oltre a non sembrare fulmini di guerra sono persino indisciplinati.