Si dice sempre che le elezioni amministrative sono un’altra partita rispetto alle politiche, che i numeri non si possono confrontare. Sarà, ma resta il fatto che dalla tornata elettorale di sabato e domenica sono usciti due dati difficilmente contestabili: il vero vincitore non è il Partito democratico ma il partito del non voto e il Movimento 5 Stelle esce ridimensionato. L’astensione era prevista e prevedibile, ma non in queste dimensioni: Reggio Emilia è tra le province italiane che ha sempre fatto registrare percentuali di affluenza tra le più alte del Paese eppure anche qui il calo medio è stato del 20%. Ed è questo il dato che dovrebbe fare riflettere maggiormente i vincitori perché è il riflesso di una sfiducia profonda e radicata anche nei confronti delle amministrazioni locali, non solo verso il governo.
Sorprendente anche il crollo del Movimento 5 Stelle. Sulle ragioni della batosta elettorale nelle ultime ore si è detto è scritto di tutto. Di sicuro il movimento esce ridimensionato, ma qui davvero può essere fuorviante confrontare il risultato delle politiche con quello delle amministrative. A San Polo e Castelnovo Sotto i candidati erano molto giovani, con poca esperienza. Non potevano aspirare alla vittoria, sono riusciti comunque a farsi eleggere in consiglio comunale e non è poco. Il partito di Grillo ha però mostrato il suo limite principale: il meccanismo di selezione dei candidati. E se gli elettori sono disposti a fare un salto nel buio quando si tratta di mandare uno sconosciuto in Parlamento, sono più attenti quando è ora di decidere chi amministra a casa loro.
C’è un altro aspetto che ha pesato in Emilia sulla deludente performance elettorale dei grillini e che ha impedito al movimento di raccogliere l’esercito di delusi in fuga dal Pd: i fallimenti dell’amministrazione Pizzarotti a Parma. Beppe Grillo sul suo blog ha difeso l’operato del suo sindaco, ma la realtà è ben diversa. A Parma il movimento è spaccato, Pizzarotti politicamente è sotto assedio per non essere riuscito a fermare l’inceneritore (e non solo) e il suo indice di gradimento è in caduta libera. Lo stesso Grillo sarebbe stato tentato di scaricarlo, ma le conseguenze sul voto sarebbero state devastanti. Ha prevalso la real politik e ne è uscita una difesa d’ufficio del sindaco, ma la resa dei conti è solo rimandata.
La minaccia più pericolosa per il futuro del Movimento 5 Stelle non arriva né da destra, né da sinistra ma dall’interno. E il partito del non voto rischia di diventare il principale e più determinato avversario.