Di fracking ne avevamo parlato lo scorso anno, nei giorni successivi al terremoto che in Emilia provocò 27 vittime, 350 feriti e 16 mila sfollati. Ci siamo chiesti quali sono i rischi reali che questa tecnica per estrarre il gas dal sottosuolo e soprattutto se esiste una correlazione con i fenomeni sismici. Oggi la questione si pone di nuovo con forza perché al vaglio del ministero dell’Ambiente c’è una domanda presentata da una società milanese, la Exploenergy S.r.l, per estrarre gas dal sottosuolo in una vasta zona compresa tra i comuni di Finale Emilia, Medolla, Mirandola, Camposanto, Ravarino, Bomporto e San Felice sul Panaro.
Difficile capire a che punto è l’iter che porterà all’avvio delle trivellazioni – il ministero dello Sviluppo economico ha prima dato notizia e poi smentito la comunicazione della presentazione degli atti alla Commissione di Via del Ministero dell’Ambiente – ma pare che la società, dietro la quale ci sono nomi importanti del settore, ha mostrato l’intenzione di procedere, circoscrivendo accuratamente l’area di l’area di circa 650 km all’interno della quale cercare ed estrarre il gas. Nel frattempo si allarga il fronte del no che comprende le istutuzioni locali, diversi parlamentari, comitati e soprattutto gli abitanti.
Ma i timori sono giustificati? Sembrerebbe di sì, almeno stando ad uno studio realizzato dall’Università dell’Oklahoma, dalla Columbia University e dallo US Geological Survey e pubblicato sulla rivista Geology che ha imputato la fratturazione idraulica di essere responsabile del più grande terremoto mai avvenuto in Oklahoma, ossia quello di magnitudo 5.7 del novembre del 2011. Secondo gli scienziati l’ aumento di terremoti che si è avuto negli ultimi decenni negli Stati Uniti è dovuto alle attività umane.
In Italia la situazione è ancora più complessa perché non si sa se la tecnica del fracking sia stata uitilizzata o meno: non esistono infatti rapporti o documenti informativi sull’argomento volti a fare chiarezza.