“Contro la crisi si doveva fare di più, a Reggio c’è poco coordinamento e troppi vanno per conto loro”. Sono parole che suonano come un atto di accusa quelle pronunciate dalla presidente della Provincia Sonia Masini a conclusione dell’incontro sulla crisi che ha riunito martedì pomeriggio a palazzo Allende amministratori, rappresentanti delle associazioni di categoria e sindacati. Dal tavolo sono gunte proposte diverse, ma la diagnosi è stata univoca: la situazione economica della provincia di Reggio sta diventando drammatica. Aumentano le richieste di concordato preventivo, cala l’occupazione, sempre più aziende sono in difficoltà e cresce il ricorso agli ammortizzatori sociali.
Nessuna particolare novità è emersa dall’incontro, se non una maggiore presa di coscienza della realtà. A cominciare dalla crisi dell’edilizia, che in pochi mesi ha visto il collasso di alcuni giganti della cooperazione reggiana. La Masini ha puntato l’indice, ad esempio, contro una concezione che resta piuttosto diffusa: “Il nostro Ptcp da anni evidenziava l’insostenibile espansione edilizia, da molte imprese ritenuta unica ricetta anticrisi”. In altri tempi una presa di posizione del genere sarebbe stata considerata eretica. Oggi, però, a rischio ci sono le fondamenta di un intero sistema economico ed è suonata l’ora della sveglia.
In sintesi la ricetta della presidente della Provincia insiste sul sostegno alle imprese attraverso la creazione di fondi che consentano di mantenere l’accesso al credito. Secondo la Masini ciò deve avvenire attraverso l’impiego di risorse – “siamo pronti a investire 1 -1,5 milioni” – e l’istituzione di un gruppo tecnico che elabori proposte. Tra i problemi principali, ha convenuto la gran parte dei relatori, la stretta sul credito da parte delle banche, l’eccessivo ricorso ai concordati e i debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti dei fornitori. Un mix micidiale che unito alle politiche di austerity, come ha ricordato il segretario provinciale della Cgil Guido Mora, sta creando un circolo vizioso che sta divorando l’economia italiana.
Sulla riunione ha aleggiato soprattutto lo spettro del crac delle grandi cooperative edilizie: Cmr, Coopsette, Orion e Unieco. Margherita Salvioli, segretaria Cisl, ha puntato il dito contro i compensi dei commissari di Cmr indicati dal tribunale: “Se il concordato ha fruttato più di un milione di euro a un commercialista, quanto sono adeguati gli strumenti di gestione della crisi?”. Ma la Salvioli ha accusato anche le banche di essere “grandi assenti”. Una questione quella dei ricorsi ai concordati che si è stata sollevata più volte nel corso dell’incontro, così come quella dei debiti dello Stato nei confronti dei privati.
Secondo Loris Giberti, direttore generale di Legacoop “è necessario creare le condizioni perché il lavoro torni a trasformarsi in liquidità,perché senza liquidità qui si secca tutto. Orion deve avere 14 milioni da Regione Lazio, basterebbe il pagamento di quelle fatture”. “Siamo indeboliti, – ha aggiunto Giberti – ma bisogna evitare le procedure concorsuali per le due coop principali e ridisegnare il sistema produttivo”.
Ma in cattive acque non naviga solo il settore dell’ediliza. Anche il commercio soffre, ha ricordato la presidente di Confcommercio Donatella Prampolini: “Per noi è il quinto anno di crisi, -7,6% anche l’ultimo anno, solo l’elettronica regge”. Una situazione resa ancora più difficile “dalle banche che hanno smesso di fare le banche: quello del credito è uno dei problemi fondamentali”. Crisi del credito e politica dei concordati sono stati i temi al centro degli interventi del presidente della Camera di commercio Enrico Bini e del direttore generale della Cna, Fabio Bezzi.
Tutti concordi nella diagnosi: il malato è grave, se non si interviene sopraggiungerà la morte. Ora è il momento di dare risposte perché il tempo sta scadendo. Anche quello delle promesse.