La scoperta ha del sensazionale. All’incirca nell’area che va da piazza S.Prospero, dove un tempo erano le mura del convento, e viale Allegri, a 12 metri di profondità, ben coperte dalla successiva stratificazione urbana, restano ancora le fondamenta di un imponente anfiteatro romano della Regium Lepidi che fu. Una scoperta destinata a rivoluzionare la nostra storia antica e che spingerà presto a redigere finalmente una carta archeologica di Reggio Emilia.
La notizia, che ha messo in fibrillazione gli ambienti storici ed accademici è la più ghiotta emersa nel corso della conferenza stampa in municipio durante la quale sono stati resi pubblici i risultati delle prospezioni effettuate presso il Parco del Popolo da parte del team della Duke University, in collaborazione con Geostudi Stier, nell’ambito del Regium@Lepidi-Project2200, progetto culturale ideato e gestito dal Lions Club Reggio Emilia Host Città del Tricolore ed avente come main sponsor il Credem.
Alla conferenza stampa sono intervenuti, l’assessore Natalia Maramotti in rappresentanza del sindaco Luca Vecchi, la presidente del L.C. Reggio Emilia Host Città del Tricolore, prof.ssa Donatella Martinisi, nonché il coordinatore scientifico del progetto prof. Maurizio Forte, docente presso il Department of Classical and Visual Studies della Duke University di Duhram (North Carolina).
La presidente Martinisi ha svolto una relazione introduttiva in cui ha descritto la genesi del progetto e le sue finalità segnalando come la ricerca archeologica eseguita presso i “giardini pubblici” attraverso il sostegno finanziario del Lions si inserisca nel solco delle iniziative, da quest’ultimo promosse, tese a risvegliare e incentivare l’attenzione della città nei confronti delle proprie radici storiche romane, ricordando il già realizzato museo digitale donato alla città attraverso il Regium@Lepidi-Project2200 e ad oggi vanto dei Musei Civici. E’ seguita poi la relazione del prof. Maurizio Forte il quale ha riferito alla città l’esito della ricerca eseguita nello scorso mese di aprile. Come pianificato a suo tempo dal Regium@Lepidi 2200 Project,la Geostudi Astier in collaborazione con Duke University ha iniziato le prospezioni geofisiche nell’area del Parco del Popolo dal 26 al 30 aprile scorso.
Le prospezioni avevano lo scopo di indagare la stratigrafia urbana di Reggio e nello specifico di verificare la presenza di eventuali edifici pubblici, quale il “famoso” anfiteatro prospettato da Paolo Storchi, giovane studioso reggiano in un articolo sulla topografia romana di Regium Lepidi. Tale ipotesi peraltro era stata rilanciata dal team di ricerca Duke nella realizzazione del museo virtuale, presso i musei civici e nelle relative ricostruzioni virtuali interattive attualmente accessibili ai musei civici. Nel proprio lavoro sul paesaggio urbano e peri-urbano, il team Duke aveva fatto una proposta di analisi avanzata e innovativa proprio sull’articolazione degli edifici forensi e sulla geolocazione degli edifici pubblici e per spettacoli. Ne emerge un quadro di una città romana prospera e in linea con gli insediamenti limitrofi della Cisalpina che, fra primo e secondo secolo d.C., vivono forte incremento demografico ed espansione edilizia associati a una certa agiatezza economica.
Le indagini geofisiche, del tutto non invasive ed eseguite senza occupazione o chiusura delle aree, hanno utilizzato tecniche multiple (geoelettrica 3D, elettromagnetismo e georadar) per aumentare le possibilità interpretative, ma anche per garantire la penetrazione nel terreno e la lettura di stratigrafie fortemente compromesse da intrusioni vegetali, scassi, depositi e riempimenti. Il lavoro del team di geofisici e’ stato anche particolarmente arduo, dato il grande flusso di visitatori nei giardini pubblici, ma concluso positivamente grazie all’ottima organizzazione e alla cortesia dei cittadini reggiani.
L’area principale indagata ha una superficie di 140 x 160 m (oltre 22000 mq) e i risultati della resistività indicano materiale di riporto, detriti, diffuse radici di grandi alberi ma anche strutture monumentali fra le quote di -5 e -10 metri di profondità, caratterizzate da valori di resistività elettriche compatibili con quelli di analoghe strutture in laterizio rinvenute in altre città emiliane.
A una profondità intorno ai 5 metri è stata individuata molto chiaramente la fondazione della cittadella e forse parte del bastione settentrionale, mentre fino a circa 10-12 m si individuano massicce strutture in laterizio presumibilmente pertinenti alle fondazioni di un grande edificio di forma ellittica. I recenti lavori di scavo per la realizzazione di un parcheggio confermano l’esistenza di suoli scarsamente portanti fino a circa 18-20 metri dal piano campagna attuale, e quindi la necessità, in epoca romana di raggiungere profondità considerevoli per poggiare le fondamenta di edifici di grandi dimensioni.
Se si confrontano questi dati con le elaborazioni pubblicate da Storchi e con le vecchie stampe riproducenti le mura della cittadella, si confermano alcune evidenti coincidenze. L’ipotesi di Storchi partiva dal presupposto che la forma anomala/ellittica “in negativo” delle mura poteva indicare la presenza sotterranea di un edificio per spettacoli. La forma concava di una sola porzione delle mura non troverebbe pertanto altri giustificativi.
Le anomalie geofisiche riscontrate indicano strutture di forma ellittica nella parte NW del Parco del Popolo, tra viale Allegri e Viale Isonzo. L’ipotesi è che le mura della cittadella si fossero appoggiate estensivamente su strutture monumentali pregresse di età romana (in laterizio e/o tecniche miste) e che questa siano tuttora ben conservate a -10 mt circa di profondità dall’attuale livello di campagna.
In linea per ora preliminare si può sostenere che le fondazioni del bastione della cittadella si siano impostate su quelle dell’anfiteatro di età romana, rendendo il lavoro di costruzione più facile e le fondazioni molto più stabili e solide, data la precarietà del suolo su cui si impostavano. Le immagini bi-tridimensionali delle prospezioni geoelettriche sono molto eloquenti e integrano quanto era stato documentato durante gli scavi di Park Vittoria dove il fossato della cittadella è stato identificato sino a 7,50 mt dal piano di campagna. E’ evidente che a quote cosi profonde (-10-12) non possono che riscontrarsi che fondazioni di età romana.
Si ritiene importante ripetere che il lavoro è stato completato sul campo in una sola settimana e le prime elaborazioni sono state immediatamente analizzate in collaborazione tra il team italiano di geofisici e Maurizio Forte della Duke University. I risultati sono certamente sorprendenti e considerevoli e richiamano la rilevanza scientifica d’indagini rapide e non invasive per lo studio di insediamenti urbani stratificati.