Come la crisi ha cambiato la società reggiana

Report 2015 della Cisl: persi 7mila posti di lavoro mentre un giovane su tre resta disoccupato. Cambia la qualità del lavoro e quintuplicano le famiglie mononucleari
William Ballotta Margherita Salvioli Mariani (2)
William Ballotta e Margherita Salvioli

La situazione socio-economica reggiana sotto la lente d’ingrandimento della Cisl di Reggio e Modena che ha presentato i dati dell’ultimo report, datato 2015. Orbene, l’andamento occupazionale degli ultimi anni fa pensare a un trend in leggera salita. La forza lavoro veleggia verso le 234.000 unità rispetto alle 230.000 del 2014, eppure dal 2008 si sono persi ben 7.000 posti di lavori, equivalenti alla popolazione lavorativa di un Comune reggiano di medio-grande dimensione. Positivo il fatto che il saldo tra avviamenti e cessazioni tra 2015 torni ad essere positivo (dopo tre anni di saldo negativo), con un segno positivo di 2.500 persone avviate al lavoro: 44.587 persone avviate al lavoro contro le 42.090 cessate.

Gli incentivi governativi vantaggiosi per imprese, assieme al Job acts, hanno consentito una maggiore stabilizzazione dei tempi determinati (che, infatti, calano del 7,45) – sono il 54,5% dei lavori -, producendo un aumento dei tempi indeterminati (+7,3%, rappresenta il 19% del lavoro) e una conseguente diminuzione di Co.co.pro e apprendistato (-1,4%). Aumenta però il lavoro interinale del 4,8% che riguarda esattamente 1 lavoratore su 4.

A Reggio Emilia i disoccupati nell’anno 2008 (inizio della crisi) rappresentavano il 2,3% (15.332 lavoratori), mentre nell’anno 2015 (30 giugno) raggiungono circa il 7% (34.644 lavoratori). Sono più che raddoppiati in termini assoluti, triplicati in termini relativi. Peggio ancora la disoccupazione giovanile 2008 (inizio della crisi): 11% mentre al 30 giugno 2015 era pari al 29%. La disoccupazione giovanile si associa alla fuga dei cervelli all’estero. Nel periodo 2007 e 2013 sono 10.436 italiani reggiani emigrati all’estero. Anche i giovani stranieri, di cui il 31% possiede una laurea, cominciano ad emigrare all’estero.  La Cisl Emilia denuncia il fatto che con questa disoccupazione e questi fenomeni non vi possa essere una crescita sostenibile ad equa.

Nel 2015 sono 96 le procedure attivate al Tribunale rispetto alle 157 del 2014 e alle 167 del 2013. Anche i concordati sono in diminuzione: in tre anni si è passati da 58 a 14. Eppure nel complesso il sistema in questi anni si è però «svuotato» e la nuova imprenditoria ha sofferto.

La crisi ha fatto sentire maggiormente il suo peso sociale anche a causa dei cambiamenti all’interno dei nuclei famigliari: le famiglie con 1 solo componente in 40 anni sono quintuplicate, passando da 14.000 a 70.000; da poco più di 1/10 del totale dei nuclei famigliari sono diventate 1/3. Le famiglie si “spacchettano” e aumenta l’esigenza. Aumentano le esigenze del lavoro di cura, anche prima dell’età anziana: vengono segnalati dai servizi sociosanitari casi di 40-50enni con malattie oncologiche che devono essere collocati in casa protetta perché privi di reti familiari  (Sintesi del rapporto sulla Coesione sociale Cciaa di Reggio Emilia).

Numeri eclatanti quelli raggruppati e messi a fuoco dalla Cisl. Sono 400 pasti giornalieri alla Mensa del Povero, 195 pacchetti distribuiti alla mensa del povero dei Cappuccini. Circa 1400 persone (75% maschi) hanno trovato risposta nelle attività dei Centri d’Ascolto Caritas (2,5 colloqui per persona nel 2015), in Appennino 124 famiglie assistite dalla Caritas (il 30% sono italiani): il 7,3% di chi si rivolge a Centri d’Ascolto ha un lavoro (ma è indebitato…), il 70% è tra i 25 e i 54 anni. Da segnalare il fenomeno non cessato dei poveri di ritorno (soprattutto immigrati) e i poveri di origine Italiana: 14% nel 2008 circa il 20% nel 2015 (fonte:  Dati Centri d’Ascolto Caritas 2015).

Dalla vulnerabilità alla povertà è invece il fenomeno del disagio che non si vede e difficilmente quantificabile: nessuno sa con esattezza quante sono le persone a Reggio Emilia che non hanno requisiti/capacità per accedere ai centri l’ascolto e servizi sociali. E’ in crescita anche il disagio relazionale: la famiglia reggiana è composta mediamente solo da 2,35 unità; addirittura è in forte aumento la percentuale di famiglie unipersonali (34% del totale). Ciò significa che sempre meno solo le reti relazionali e la società è più fragile anche economicamente.

Lavoro (reddito), casa – alloggio, sanità, relazioni sociali, diritto di cittadinanza per gli stranieri, cura e assistenza e ascolto dei problemi sono secondo la Cisl gli elementi richiesti dalle persone in situazione di disagio per andare oltre la condizione di crisi.

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