Una decina di anni fa sono stato invitato in Cina per tenera alcune conferenze. A quel tempo il consigliere scientifico presso l’Ambasciata era un mio amico e collega, Roberto Coisson, brillante fisico. Mentre con lui passeggiavo, a Pechino, lungo le rive di un lago, ci è capitato di assistere a una scena curiosa; in una piazzola una ventine di cinesi cantavano in coro, in un perfetto italiano: Oh campagnola bella/tu sei la reginella/negli occhi tuoi cè il sole/il colore delle viole/delle valli tutte in fior… Una canzonetta in voga alla fine degli anni Trenta.
Immaginate il nostro stupore.
Coisson ha trascorso vari anni in Cina. Ha scritto alcuni appunti che mi paiono interessanti, anche perché danno della Cina una immagine meno convenzionale di quella che ci consegnano i media. Riporto qui alcune delle sue riflessioni.
Nel periodo dal 2004 al 2008 ho incontrato molti Italiani, da soli o in delegazione, che passavano dall’ambasciata italiana a Pechino.
Notavo che avevano molti pregiudizi: dal mito dei comunisti maoisti (esaltato come utopia da alcuni ed esecrato da altri per le tragedie di quel periodo), a quello del “miracolo economico” del “capitalismo selvaggio”. E i due tendono a sovrapporsi (nel senso che spesso gli aspetti negativi vengono ascritti al perdurare del “comunismo” e quelli positivi al capitalismo, sia pure selvaggio).
I medici arrivavano convinti che ancora la sanità fosse basata sui “medici a piedi scalzi”. E allora raccontavo loro che tutto si paga, che all’ospedale se non paghi in anticipo non ti curano, che gli ospedali fanno trattamenti inutili per spillare soldi alla gente, che non c’è come da noi il medico di famiglia.
Un altro pregiudizio è che la Cina sia governata in modo fortemente centralizzato da un potere assoluto e che a livello provinciale non si faccia altro che obbedire. In realtà il sistema è molto decentralizzato. A livello centrale il parlamento fa delle leggi che a noi appaiono semplicemente delle indicazioni, senza prescrizione delle pene in caso di non adeguamento, leggi che vengono interpretate a livello locale. C’è spesso tensione fra il livello centrale e quello locale. I dirigenti centrali (di questo governo di centro-sinistra, che è succeduto a quello di centro-destra) sono persone competenti, ed elaborano leggi sul controllo dell’inquinamento, la giustizia sociale, eccetera, mentre quelli locali sono più sensibili ai problemi immediati come lo sviluppo quantitativo, le minacce di licenziamenti dalle grosse aziende, la corruzione. Il potere centrale controlla una parte del bilancio statale e dà alle province degli incentivi orientati al piano nazionale.
Le leggi nazionali (come abbiamo visto per la nuova legge sulla sanità rurale) vengono prima discusse con i rappresentanti delle province, e testate in un certo numero di prefetture o contee, poi eventualmente modificate.
Altro pregiudizio è che in Cina tutti stiano buoni buoni perché scoraggiati da terribili punizioni appena esprimono un malcontento. Le statistiche ufficiali danno notizia di un numero di manifestazioni di piazza dell’ordine di centomila all’anno. Il tasso di incarcerazione non è fra i più alti del mondo.
Chi viene in Cina talvolta si fa l’idea che in questo capitalismo selvaggio tutte le attività economiche siano lecite e non servano permessi. In realtà i permessi ci vogliono (e sono spesso occasione di corruzione), ma quello che è insufficiente sono i controlli: per es. controlli sui prodotti farmaceutici o sulla sicurezza alimentare (suddivisi fra diversi enti e quindi inefficaci), i controlli fiscali (e qui ancora occasione di corruzione…), etc.
Uno dei principali problemi della Cina è l’evasione fiscale: il bilancio dello stato è solo dell’ordine del 20% del PIL, sia pure in aumento. Questo limita i servizi pubblici, che sono il principale elemento di equità sociale.
Le leggi. E`un casino, non esiste un sistema legale chiaro. Esistono leggi, ma in evoluzione rapida; non c’è un codice civile o un’anagrafe. La legge è amministrata da tribunali fatti non da professionisti preparati, e lo stesso reato può essere punito da uno e non da un altro. La gente non sa bene cosa in pratica è permesso o vietato.
I giornalisti vengono visti con sospetto, quindi vengono accompagnati e guidati, così che hanno l’impressione che gli venga nascosto chissà cosa.
Anche i turisti pensano lo stesso, e le compagnie turistiche ne approfittano per far credere al pollo che gli forniscono (e gli fanno pagare) un eccezionale permesso.
Ricordo che su una guida che va per la maggiore si diceva che per andare a Wutaishan ci voleva un permesso speciale. In realtà su quello che credevano permesso speciale c’era scritto “biglietto d’ingresso”!
Un’idea comune è che la Cina sia un paese che sta avendo un rapido sviluppo dopo millenni di povertà, non si tiene conto che nel ‘700 era il paese più prospero del mondo, anche più dell’Europa, con la quale aveva un grande avanzo commerciale (e per questo gli Inglesi hanno scatenato la guerra dell’oppio). Spesso non ci si rende conto che i Cinesi vedono questo sviluppo attuale come una rivincita verso l’Europa che li ha distrutti nell’800, dopodiché hanno passato 100 anni di umiliazioni, divisioni, guerre civili. Il mito di Mao non è tanto quello del capo politico (a proposito di questo aspetto invece ci sono molte critiche ) ma del condottiero che ha riunificato la Cina.
La memoria storica è che la Cina ha alternato periodi di unità e prosperità e pace con periodi di divisioni e guerre civili e carestie. E quello dell’unità è una delle cose di cui i Cinesi sono fissati (vedi Taiwan, Xinjiang, Tibet,…). Inoltre nel 1949 la Cina era di fatto divisa fra vari poteri locali, fra cui signori della guerra o della droga; questi sono stati rapidamente e duramente repressi.