Chissà perché poi nel leggere la notizia che il Ministro Graziano Delrio ha predisposto un bel contratto per “collaborazione diretta” al giornalista Stefano Domenichini (120mila euro all’anno, mortacci tua), ex direttore del quotidiano “Europa” house organ della Margherita sovvenzionato con soldi pubblici e diffuso a livello nazionale in svariate decine di centinaia di copie (corrispondenti più o meno col numero del di lei corpus elettorale), allo scrivente è venuto in mente lo strepitoso successo del libro di Richard Stengel, ex direttore del Time, “Manuale del leccaculo” (Fazi editore). Un dizionario ragionato della piaggeria che ha già raggiunto le quattro edizioni.
L’associazione di idee e/o di teorie non ha infatti alcuna giustificazione. Men che meno il collegamento tra fatti e di persone. Anche perché in questa sede si vuole chiedere scusa a cuore aperto a tutti i presunti lecchini che spesso si annidano nei meandri del mestiere più antico del mondo (e che guarda caso entra in competizione temporale a proposito di natali proprio col meretricio) dopo un’avvenuta scoperta scientifica che ha dello sbalorditivo. Ovvero leccare è un istinto primario. Una necessità primordiale come l’istinto della sopravvivenza. Basti pensare al grooming (cioè toelettatura) che regola per esempio la vita sociale dei primati. Gli scimpanzé passano gran parte della loro giornata nello spulciare il capo branco o maschio alfa mentre quest’ultimo giammai si abbassa a nettare il corpo di un qualche proprio simile.
In sede storica invece, qualche studioso di morfologia (in questo caso del noto organo della cavità orale), si è notato come il leccaculismo non abbia mai cessato di evolversi (un po’ come la rasposità linguale). Così mentre nelle civiltà arcaiche il popolo leccava le istituzioni, nel Rinascimento grazie alla teoria delle leccate di corte codificata da Baldassar Castiglione, si è cominciato a slurpare direttamente l’individuo (sarà per questo che Renzi parla di un “secondo Rinascimento”?). Mentre oggi i sociologi parlano addirittura di “sederi liquidi”, cioè di deretani in continuo movimento e come tali difficilmente coglibili con un unico sforzo chupa-chups, sovrumano quanto vuoi.
Per tutti questi e tanti altri motivi che toccano trasversalmente materie umanistiche e scientifiche e che per dovere di concisione ora non argomentiamo ulteriormente, autodenunciamo l’enorme abbaglio che spesso ha appannato la nostra vista, anzi la nostra visione delle cose. Che ci ha per esempio portato a credere nell’esistenza di associazioni a sdilinquire organizzate e composte vuoi da signorine yes-yes dal sorvolamento facile interpartitico e dal sorriso perennemente stampato in faccia (manco fossero colpite da paresi di ghigno), e da colleghi bannatori seriali incapaci di confronto dialettico e di opinioni personali e praticanti così l’eterna arte della lisciata di pelo come unica alternativa alla meritocrazia. E’ del tutto ingiustificato, ripetiamo un lettura antropologicamente così malvagia e malpensante. Oltre che fuorviante.
Anche perché i culi passano e le lingue restano; ed è con questa ingarbugliata torre di Babele muscolare che dobbiamo rapportarci quotidianamente. Nel bene come nel male. Ed il pensiero critico è l’unico antidoto all’adulazione.