La chiusura della discoteca Cocoricò di Riccione sia l’occasione per fermarsi a riflettere sulla necessità di mettere in campo strumenti adeguati per contrastare il consumo di droghe da parte dei minori: ci troviamo di fronte a un quadro allarmante, con un numero crescente di giovani che nel nostro Paese abusano di sostanze stupefacenti per colmare il vuoto esistenziale.
Spiace constatare che il dibattito sia oggi focalizzato sul fatto se sia stato giusto o no chiudere il Cocoricò perchè così si frena l’attività imprenditoriale in Italia: non è certo chiudendo una discoteca che si risolve il problema, ma ritengo che il tema vero sia la morte di un 16enne per overdose di ecstasy, che si aggiunge alle troppe precedenti e analoghe tragedie.
Trovo inquietante l’universo che questo episodio ci pone di fronte, in larga parte nascosto e sconosciuto, su cui sembra ultimamente affievolita l’attenzione mediatica: occorre invece fare chiarezza per tutelare i minori da pericoli che dal disagio psicologico e sociale inascoltato possono condurre fino al rischio di perdere la vita.
Quello che è avvenuto al Cocoricò deve portare la politica a mettere in campo uno sforzo senza precedenti: dalla lotta al narcotraffico all’intensificazione dei controlli, dalla prevenzione all’educazione, potenziando le reti sociali che oggi fanno fatica a proteggere i minori.
Non possiamo voltare lo sguardo altrove: la lotta alle droghe pesanti, che deve procedere senza sosta, deve accompagnarsi a un maggior sostegno, a livello psicologico, dei ragazzi e degli adolescenti più fragili.