Mentre, attraverso la cassa di risonanza della stampa amica, grida ai quattro venti che abbasserà le tasse (qualcosa come 50 miliardi di euro), trovando la copertura necessaria attraverso una guerra senza quartiere (anch’essa solo proclamata) all’evasione fiscale, il primo ministro italiano, sempre sottocoperta e nel silenzio dei media, ne combina un’altra delle sue.
Ovvero, grazie alla solita manina amica, cambia le carte in tavola nel silenzio di una notte. Tant’è che il governo della “caccia all’evasore”, si appresta a fare agli evasori medesimi il più grande regalo che essi abbiano mai ricevuto. Avete presente la Voluntary Disclosure (letteralmente “collaborazione volontaria”) ovvero quello strumento attraverso il quale gli italiani, che detengono attività finanziarie o patrimoniali all’estero non dichiarate al Fisco, possono sanare la loro posizione, anche penale, pagando imposte e sanzioni in misura ridotta?
Ebbene, mentre ci avviciniamo al 30 settembre, ovvero al termine di scadenza delle domande di adesione alla Voluntary Disclosure, (ma è probabile che il termine verrà prorogato), cosa è successo? Che nell’ultima versione del decreto legislativo, che disciplina il rientro dei capitali, è spuntata una sanatoria per tutti coloro che hanno evaso il fisco in anni per i quali sono scaduti i termini di accertamento e ora aderiscono alla Voluntary Disclosure. Non solo non rischieranno il carcere, ma per quei periodi di imposta non dovranno neppure pagare sanzioni o imposte.
A scriverlo è Il Sole 24 Ore, che sottolinea come si tratti di “una novità anche rispetto a regolarizzazioni e sanatorie passate, per le quali, invece, la non punibilità era comunque subordinata al pagamento di una determinata somma”. Il maxi sconto agli evasori non c’era nella bozza esaminata in seconda lettura dal Consiglio dei ministri la settimana scorsa. Ma il quotidiano di Confindustria ha letto il testo trasmesso alle commissioni Finanze di Camera e Senato per il via libera definitivo e ha scoperto che è diverso da quello esaminato dal governo il 17 luglio.
Una “manina” ha introdotto questa differenza non da poco. La versione originaria, per incentivare l’adesione al rientro dei capitali che è partito in sordina a causa di incertezze nell’interpretazione della legge, specificava che chi inserirà nella pratica per la Voluntary Disclosure anche violazioni di norme fiscali commesse prima del 2009-2010 (anni per i quali le Entrate non possono più muovere contestazioni perché i reati tributari sono prescritti) avrà la certezza di uscirne senza conseguenze penali. Ma dovrà pagare le tasse dovute e le relative sanzioni previste dalla legge. Al contrario, stando al testo arrivato alle Camere, per quelle annualità non occorrerà pagare nulla, nemmeno per “delitti anche gravi – si pensi alla dichiarazione fraudolenta o al riciclaggio“.
Di fatto, sottolinea il quotidiano finanziario, “è una norma sblocca-voluntary che tenta di far decollare l’emersione dei patrimoni detenuti all’estero”: vale a dire che il governo, a caccia di risorse per la prossima legge di Stabilità, punta soprattutto a far salire il numero di pratiche per il rientro dei capitali e incassare il dovuto in relazione agli ultimi anni. A costo di rendere la norma molto simile a un condono. Insomma, una sorta di “tana per tutti”.