Ci sono Federico Amico (Arci), Giuseppe Caliceti (maestro pluriconsulentato dagli assessorati alla cultura del comune di Reggio), i musici Gigi Cavalli Cocchi e Fabrizio Tavernelli, il musico-logo Alessandro Roccatagliati (ex assessore alla cultura del comune di Reggio), il “filmaker” Alessandro Scillitani, il teatrante-cabarettista Auro Franzoni, solo per citarne alcuni. Ma non è la “generale” di un musical associato alla Pastasciuttata antifascista di scena al museo Cervi.
E’ bensì un estrapolato del gruppo di sedicenti intellettuali e appartenenti alle corporazioni professionali o gilde che hanno firmato poco trasversalmente un carbonaro, nel metodo, appello alla ripubblicizzazione dell’acqua. Con quali criteri di coinvolgimento non è dato sapersi, se non, probabilmente, il solito vero o presunto pedigree afferente ad un generico e mai meglio precisato mondo politicamente sinistro della protesta sempre ben ancorata però, non sia mai, a posizioni sicure.
Ovvero, la circolare “acqua re-pubblica”, non è data in pasto, come farebbero un pool di veri acculturati in grado di sostenere un confronto coi crismi della dialettica, alla comunità “intellettuale” di ogni estrazione, bensì girato carsicamente negli ambienti fidati e di ritorno certo. Che magari nei contenuti ‘sti intellettuali avrebbero potuto anche aver ragione.
Ma siamo alle solite da Reggio Emilia ed il respiro è quello da apnea di dieci minuti sott’acqua, naturalmente pubblica.